fbpx

Berlusconi non sarà Presidente. Peccato per nonno Silvio

22 Gennaio 2022
3876 Visualizzazioni

Mai una gioia!

Non sarà più Presidente della Repubblica, Silvio Berlusconi ha fatto un passo indietro. L’imprenditore che una volta “scese in campo” per abbracciare la politica, oggi ha rinunciato alla sua personalissima ambizione di diventare il sostituto di Sergio Mattarella.

I meme su Berlusconi al Quirinale

Il Quirinale – in considerazione della produzione spropositata di meme che sono circolati nei giorni scorsi sull’argomento – è salvo. Le vere vittime di questa decisione siamo noi millennial che già stavamo assaporando il ritorno degli anni della nostra adolescenza (più o meno), quando l’allora Cavaliere era onnipresente in tv, nei tribunali e nelle conversazioni tra amici e famiglia.

Divisivo allora, divisivo oggi. Tant’è che in questi giorni di campagna frenetica alla ricerca di voti per salire al Quirinale, Berlusconi non è riuscito a mettere d’accordo nemmeno la sua coalizione di centrodestra. Con Lega e Fratelli d’Italia che, impazienti come i bimbi al luna park, non vedevano l’ora che togliesse il disturbo ufficialmente per concentrarsi su altro, un candidato meno divisivo, considerando che i loro voti da soli non basterebbero a eleggere nessuno.

Presidente, Berlusconi toglie il disturbo con una bugia (bella, però)

La rinuncia è arrivata nel modo più attuale possibile, con una lettera su Zoom, letta dalla senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli, e con un piccolo bluff al quale nessuno sano di mente avrà creduto. Quanta differenza con la sua discesa in campo del ’94. «Dopo innumerevoli incontri con parlamentari e delegati regionali, anche e soprattutto appartenenti a schieramenti diversi della coalizione di centrodestra – ecco che arriva il bluff nascosto nella lettera di Berlusconi – ho verificato l’esistenza di numeri sufficienti per l’elezione». Numeri (voti) sufficienti per essere eletto? Andiamo avanti e facciamo finta di crederci.

Prosegue la lettera: «È un’indicazione che mi ha onorato e commosso: la presidenza della Repubblica è la più alta carica delle nostre istituzioni, rappresenta l’unità della nazione, del paese che amo e al servizio del quale mi sono posto da trent’anni, con tutte le mie energie, le mie capacità, le mie competenze».

«Nello stesso spirito, ponendo sempre l’interesse collettivo al di sopra di qualsiasi considerazione personale – continua il testo – ho riflettuto molto, con i miei familiari ed i dirigenti del mio movimento politico, sulla proposta ricevuta. Ho deciso di compiere un altro passo sulla strada della responsabilità nazionale, chiedendo a quanti lo hanno proposto di rinunciare ad indicare il mio nome per la presidenza della Repubblica», sottolinea questa volta con ritrovata onestà.

La festa di Meloni e Salvini dopo la ritirata di Berlusconi

Una ritirata per mancanza di numeri che non inganna nessuno, figuriamoci gli alleati. Abbastanza eloquenti le parole festose di Matteo Salvini (Lega), dopo il passo indietro di Silvio. «Scelta decisiva e fondamentale, Berlusconi – ha detto il leghista – rende un grande servizio all’Italia e al centrodestra». Sulla stessa lunghezza d’onda gli altri alleati di Forza Italia, quindi del partito di Berlusconi, Fratelli d’Italia.

Il partito di Giorgia Meloni, Fdi, ha commentato così in una nota la scelta del “più grande statista d’Italia”, almeno degli ultimi 15o anni, come lui stesso si definì in un momento di estrema umiltà: «Abbiamo apprezzato il senso di responsabilità di Silvio Berlusconi, che a seguito della verifica che si era riservato di fare per accertare le effettive possibilità di elezione, ha rinunciato a offrire la sua disponibilità alla candidatura a Presidente della Repubblica».

Come sarebbe stata l’Italia con Berlusconi Presidente?

Ecco per momenti come questi – quello in cui si autodefinì “il più grande statista”, il bluff clamoroso di stasera – questa scelta di Berlusconi di ritirarsi dalla “corsa” è un peccato. Toccando ferro, per l’Italia sarà difficile trovare avere un Presidente della Repubblica come lui. Anche la sua stessa “autocandidatura” e la pesante “campagna elettorale” per racimolare voti – una novità assoluta per il Quirinale, dove di solito si lavora molto sottotraccia – sono una dimostrazione di quello che sarebbe potuto essere e non lo sarà mai. I prossimi sette anni al Colle, se solo ci fosse stato nonno Silvio, sarebbero stati il ritorno definitivo degli anni zero. Anni di gioventù e spensieratezza perché tanto, alla guida della baracca, c’era quasi sempre lui.

Leggi anche: