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La diversità di opinione sui social network è perseguitata

14 Gennaio 2020
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La diversità di opinione è l’unico fatto inaccettabile nell’era dei social network. Ecco un esempio di come si possa finire per bannare su Instagram chi non la pensa come noi.

Non so quanti di voi hanno avuto modo di appassionarsi alla polemica sulle bookbloggers che ha tenuto banco nei giorni scorsi. Probabilmente nessuno, o pochissimi. Vi capisco. Infatti non è questo il punto. La polemica è stata tirata su da Massimiliano Parente su Il Giornale che in un articolo si è divertito a fare ironia su alcune blogger che postano foto di libri su Instagram.

Parente ha definito sessista il fatto il fenomeno veda protagoniste sole donne che parlano di altre donne. Che poi non è vero ma il punto non è nemmeno questo. Parente ha scritto un pezzo ironico, leggero, criticabile. Quello che è seguito invece è uno schifo. Una masnada di persone indignate per questo articolo hanno cominciato a segnalare e insultare Parente creando quello che in gergo è un piccolo shitstorm. Dopo Parente si sono scagliate su chiunque lo difendesse, compreso il fumettista Gipi ,colpevole di essere suo amico. Gli insulti sono arrivati anche all’intoccabile Burioni oltre che a decine di utenti con uno status meno famoso. Alla fine il profilo di Instagram di Parente non è più online, lui ha detto che è stato cancellato, io non ho idea se sia una cosa temporanea oppure no. Resta il fatto che è una roba che bannare su Instagram l gente solo perché ha…un’opinione…è tremendo.

Perché bannare qualcuno si Instagram? Beh, funziona così

In una società dove ognuno si prende le responsabilità delle proprie azioni ed esiste la libertà di stampa, Parente ha fatto quello che fa ogni intellettuale. Ha detto la sua. Il fare squadra di un branco di supponenti giudici morali che si mettono a denunciare a Instagram il cattivo in questione ha invece innescato il meccanismo fatale.

Instagram ha sfanculato l’intellettuale e ha dato ragione ai segnalatori. Credo senza analizzare minimamente l’accaduto. A torto, come quando Facebook ha sospeso l’account di Forza Nuova e poi l’ha dovuto riabilitare. Di sicuro dovrà riammettere anche Parente perché nel suo pezzo non c’era ombra di sessismo.

Questo fatto mi terrorizza. Le persone mi terrorizzano per la loro incapacità di concepire il diverso. Ci rompono i coglioni con l’accoglienza del diverso (l’immigrato) per non rendersi conto che non accettano nemmeno il simile.

O meglio lo accetterebbero se solo la pensasse come loro. È la diversità di opinione l’unico fatto inaccettabile oggi. Allora coloro che si ritengono maggioranza (o minoranza) fanno squadra e stressano Instagram o Facebook e insultano chiunque osi porre delle domande e ottengono momentaneamente ciò che vogliono. Così possono tornare alle proprie vite rilassati e paghi di aver fatto qualcosa di giusto.

Questo piagnisteo sotto forma di status è la cosa più classista, bigotta, noiosa, priva di senso che ho mai visto. Mai avrei creduto che i miei coetanei si sarebbero rivelati persone tanto banali.

La colpa dei Millennial non è essersi omologati a Facebook o Instagram, quello era inevitabile, ma non aver progettato un luogo alternativo. La storia ci giudicherà per questo. Abbiamo vissuto nel pensiero unico, circondati da gente che non ha dubbi su niente, che sa tutto, che lo dichiara di continuo, che mette al bando chiunque la contraddice. Cosa siamo la Corea? Dove sono finiti la capacità critica, il dialogo, il dibatitto con l’Altro?

I social network hanno solo ristretto ancora di più il cerchio di persone con cui entrare in contatto. L’algoritmo ti fa conoscere solo migliaia di cloni tuoi, gente che la pensa come te che si veste come te che sembra te. Il resto kaputt. Ma ripeto non è il mezzo bensi come lo si usa.

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