Perché NON dovresti fare un podcast (e perché sì)
I blog sono morti, pensate se Chiara Ferragni avesse campato solo sull’onda del successo di The Blonde Salad, dove sarebbe oggi? Probabilmente si sarebbe fermata a un migliaio di collab e inserzioni pagate fa. E se questa oggi suona un po’ come una frase fatta, ecco che il tormentone del momento – i podcast – riaprono l’annosa questione. I podcast, mantra degli ultimi 2 anni, sono morti o funzionano ancora?
I podcast non sono un fenomeno nuovo, sono comparsi nel 2019 e sono esplosi nel 2020, durante la pandemia, quando il mondo si divideva in due grandi categorie: chi ne produceva uno e chi li ascoltava. Secondo gli esperti marketing di The Drum stanno ancora vivendo un discreto successo e una costante crescita. Non è troppo tardi per aprirne uno, sembrerebbe, ma resta un’ultima domanda da farsi: conviene davvero?
A cosa serve un podcast
I podcast sono un’ottima opportunità per i brand di trasformare i consumatori in fan. Sono anche un ottimo modo per capire i valori di un’azienda, le storie delle persone che l’hanno creata, le fatiche quotidiane e gli obiettivi futuri. Accorciano davvero le distanze tra gli esperti del settore e gli ascoltatori, sono anche uno spazio più intimo dove non si ha paura di parlare di difficoltà e ostacoli. Tralasciando la sfera del marketing, quante volte è stato infranto il taboo della salute mentale durante un podcast? La stessa Meghan Markle ha affrontato pubblicamente l’argomento della depressione davanti ai microfoni di un programma audio in streaming.
“Alcuni ottimi esempi di podcast che raccontano brand di successo includono quello di Shopify, Basecamp e Slack. Una delle cose che hanno in comune oltre ad essere tutte piattaforme digitali è che hanno personalità“, ha spiegato il giornalista Sam Anderson. Sono facili, e raccontano davvero storie interessanti; ma allora, dove stanno i contro?
Quando un podcast non è un investimento interessante
Lo stesso blog Improvepodcast ha stilato una lista di 10 buone ragioni per non iniziarne uno: “Meno del 50% dei podcast è attivo, il che significa che solo la metà dei canali esistenti ha pubblicato almeno un nuovo nel 2022 – si legge nell’articolo – ecco perché non dovresti avviare un podcast se non sei sicuro di portarlo a termine”. Per i podcast non valgono le stesse regole dei social: “Meglio aprire un profilo per far vedere che esisto e poi lasciarlo lì”. No. I podcast vanno curati, sono, a tutti gli effetti, un lavoro.
“Il podcasting non ti farà guadagnare soldi velocemente. Dimentica quelle storie sui podcaster di grande successo che sono rapidamente diventati famosi”, si legge sempre sulla guida di Improvepodcast. serve investire denaro nell’attrezzatura, fare sessioni di brainstorming per produrre contenuti creativi e pubblicizzare gli episodi. Un bell’impegno, eh?
“Il podcasting offre agli ascoltatori una reale opportunità per familiarizzare o, nel migliore dei casi, innamorarsi di un brand. È un modo per mostrare l’esperienza, la cultura, lo scopo e la visione che ci stanno dietro. Ma senza autenticità o energia può diventare uno dei tanti prodotti aridi che inondano i servizi di streaming audio.”, conclude Anderson. Tanto vale non farlo.