Chi era Philippe Daverio? Uno che sapeva raccontare il Barocco al nonno umarell davanti ai cantieri
Eccentrico, saggio, libero pensatore. Forse l’unico intellettuale disruptive degli anni Novanta. Leggerlo e rileggerlo, per sciogliere le sinapsi. Grazie.
Gli occhialetti rotondi, il ricciolo scapigliato, l’immancabile papillon: in molti potrebbero inquadrare Philippe Daverio morto oggi 2 settembre a 70 anni, con quell’ironia bonaria riservata solitamente al vecchio zio boomer un po’ allampanato che tutti abbiamo in famiglia.
In realtà, al contrario dei trapper che fanno di tutto per farsi passare come veri cantanti Daverio non faceva nulla per nascondere il fatto che non fosse un accademico.
Grazie alla sua dinamica attività mondana e televisiva, ossiamo parlare tranquillamente di lui come di un grande divulgatore e precursore dei tempi.
Poter parlare di Barocco al nonno che discetta solo di cantieri e ciclismo anni Cinquanta o del Rinascimento al ragazzino che conosce a memoria tutte le formazioni dalla Serie A alla C2 ma che non distingue un Giotto da un Caravaggio è certo una grande possibilità. Ma è operazione non meno complessa del mettere d’accordo un tifoso di Biaggi e uno di Valentino Rossi.
Philippe Daverio ci è riuscito rivoluzionando tempi e modi del proporre l’Arte in TV arrivando ad un vasta platea. Tanto da rendere il suo appuntamento tv Passepartout un immancabile contorno al pranzo domenicale. Almeno tanto quanto il Pendolino di Maurizio Mosca.
Vasari tra un bis di lasagne e una fetta di arrosto, Mantegna tra il tiramisù e l’ammazza caffè: Philippe Daverio resterà per molti soprattutto questo. E grazie anche a questo gli si riconoscerà un valore ben più grande.
Biografia basica di Philippe Daverio
Alsaziano, era nato il 17 ottobre 1949 da Napoleone Daverio, costruttore italiano e da , Aurelia Hauss.
Studia in collegio, poi presso la Scuola Europea di Varese per approdare a Economia e Commercio, senza laurearsi (non scrive la tesi finale pur superando tutti gli esami), alla Bocconi di Milano.
È lo stesso Philippe Daverio a dire: «Non sono dottore perché non mi sono laureato, ero iscritto alla Bocconi nel 1968-1969, in quegli anni si andava all’università per studiare e non per laurearsi».
La sua prima impresa artistica è la Galleria Philippe Daverio, (1975) in via Monte Napoleone 6 a Milano, dove si dedica ai movimenti d’avanguardia della prima metà del Novecento. Nel 1986 apre a New York la Philippe Daverio Gallery.
Dal 1993 al 1997 è nella giunta Formentini del comune di Milano, con il ruolo di di assessore con le deleghe alla Cultura, al Tempo Libero, all’Educazione e alle Relazioni Internazionali.
Nel 1999 è l’inviato speciale della trasmissione Art’è su Rai 3 e nel 2000 è conduttore di Art.tù. Dal 2002 al 2012 va in onda su Rai 3 la serie Passepartout, programma d’arte e cultura, seguito poi da Il Capitale. Nel 2011 per Rai 5 conduce Emporio Daverio, una proposta d’invito al viaggio attraverso l’Italia.
Libri
Con la casa editrice Rizzoli ha pubblicato nel 2011 il libro Il museo immaginato, nel 2012 Il secolo lungo della modernità, nel 2013 Guardar lontano veder vicino e, a fine 2014 Il secolo spezzato delle avanguardie. Nel 2015 i volumi La buona strada, L’arte in tavola e Il gioco della pittura.
A luglio 2018 è proclamato a Marciana Marina vincitore della quattordicesima edizione del Premio letterario La Tore.
La lettera a Boris Johnson sul Coronavirus
Risposta a Boris Johnson
Da
Philippe Daverio
Sto a casa e scrivo…
Aspettando che la grande scopa del Manzoni la smetta e sono felice di non essere anglicano upper class, ma banale cattolico afflitto da pietas;
Ho aspettato un po’ a scrivere, speravo di aver capito male.
Invece il Primo Ministro del Regno Unito, intendeva dire proprio ciò che ha detto: “Abituatevi a perdere i vostri cari”.
Boris Johnson si è laureato ad Oxford con una tesi in storia antica.
È uno studioso del mondo classico, appassionato della storia e della cultura di Roma, su cui ha scritto un saggio. Ha persino proposto la reintroduzione del latino nelle scuole pubbliche inglesi.
Mr. Johnson, mi ascolti bene.
Noi siamo Enea che prende sulle spalle Anchise, il suo vecchio e paralizzato padre, per portarlo in salvo dall’incendio di Troia, che protegge il figlio Ascanio, terrorizzato e che quella Roma, che Lei tanto ama, l’ha fondata.
Noi siamo Virgilio che quella storia l’ha regalata al mondo.
Noi siamo Gian Lorenzo Bernini che, ventiduenne, quel messaggio l’ha scolpito per l’eternità, nel marmo.
Noi siamo nani, forse, ma seduti sulle spalle di quei giganti e di migliaia di altri giganti che la grande bellezza dell’Italia l’hanno messa a disposizione del mondo.
Lei, Mr. Johnson, è semplicemente uno che ci ha studiato.
Non capendo e non imparando nulla, tuttavia.
Take care.
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