Per celebrare i 40 anni di The Wall dei Pink Floyd meglio fare mostre che concerti
Dal 26 settembre a Bologna una mostra ripercorre la storia controversa e polemica dei Pink Floyd a 40 anni da The Wall (e a 30 dalla devastazione di Venezia)
Il 30 novembre ricorrono i 40 anni dell’uscita di The Wall dei Pink Floyd. Adesso i Pink Floyd, sono dei signori anziani anche discretamente rincoglioniti. Ma c’è stato indubbiamente qualcosa di visuale nella loro musica, i primi rumori industriali campionati dentro note elettroniche, le grafiche di Gerald Scarfe che toccano l’anima e molto altro.
Shine on your Crazy Diamond, per esempio, è un’incursione a drone dentro l’anima, ti fa sorvolare, e senza alcun ausilio alcaloide, paesaggi senza tempo, per oltre un quarto d’ora. Il film di The Wall dei Pink Floyd per chi l’ha visto, teletrasporta dentro la miglior sintesi della società post industriale che sia mai stata fatta. E lo fa in un formato che è quello dell’opera rock lunga 26 brani (il film dura un’ora e 20 minuti).
I Pink Floyd ieri e oggi
Se, con sguardo millennial, avete visto il 76enne, Roger Waters, uno dei Pink Floyd, al Festival di Venezia 2019, alzare il pugno e dire: «Grazie a Dio Salvini se n’è andato» vi sarete resi conto di quanto quel gesto antico non fosse altro che il retaggio di un tempo in cui c’era un solo modo di essere contro qualcosa o qualcuno. Ma poi loro, oltre al retaggio di un album capolavoro, nel 1989 ci hanno lasciato un altro retaggio, decisamente vergognoso.
Era il luglio del 1989, infatti, quando Venezia fu devastata dalla folla di fan che andarono al loro concerto, lasciando in piazza San Marco tonnellate di rifiuti. Ci sono foto che farebbero venire un infarto a Greta Thunberg, speriamo non le veda mai.
Quella fu probabilmente la peggior dimostrazione di quanto il mainstream possa distruggere una band che aveva rivoluzionato 10 anni prima, la storia della musica ma anche, solo in parte, la storia delle arti visive multimediali.
La mostra
Oggi, ONO arte presenta a Bologna la mostra Pink Floyd: il lato oscuro che ripercorre la carriera del gruppo attraverso le immagini di Storm Thorgerson, artista grafico che ha contribuito all’identità visiva della band, Jill Furmanovsky, una delle fotografe britanniche più importanti nel mondo del rock, Colin Prime e Baron Wolman.
I Pink Floyd nascono a Londra nel 1965, all’apice della Beatlesmania. A metà degli anni 60 le mode psichedeliche aprirono un dibattito nella musica pop britannica. A segnare profondamente, anni dopo, The Wall dei Pink Floyd, fu la storia di Syd Barrett. Era un piccolo e irriverente genio, Syd Barrett: dipingeva, disegnava, praticava il nonsense. A Cambridge negli anni della sua adolescenza non c’era granché da fare, però. E il consumo di LSD si diffuse in città molto velocemente.
Syd iniziò a comporre, sotto l’effetto di droghe, canzoni con riferimenti alle sue passioni, come appunto il nonsense e l’arte. Incontrò Roger Waters, aspirante musicista, il quale in seguito introdurrà gli altri futuri membri del gruppo, Mason e Wright.
Il nome della band unisce i nomi di battesimo dei bluesman Pink Anderson e Floyd “Dipper boy” Council e i media cominciano a parlare di loro. Se l’utilizzo massiccio di droghe aiutava Barrett a produrre ottima musica, allo stesso tempo l’eccesso di LSD rese problematica le registrazioni e i concerti. , diventava scarsamente professionale e collaborativo.
Nel 1968 sarà il suo amico di infanzia David Gilmour a sostituirlo. Lui finì in una clinica e non si riprese. Il brano Wish you were here è letto da sempre come un tributo a lui. Waters prese la guida dei Pink Floyd e, con Gilmour come chitarrista, ne fece uno dei gruppi di maggior successo nella storia del rock. Ma erano anche anche meno visionari e surreali.
«Un altro grande protagonista della storia è stato Storm Thorgerson, fotografo e graphic designer co-fondatore nel 1968 dello Studio Hypgnosis, studio che ha realizzato le copertine più iconiche e memorabili come quella di The Wall dei Pink Floyd. Thorgerson ha catturato l’essenza della loro musica dando vita ad immagini inscindibili dalla produzione artistica dei Pink Floyd» dice lo statement della mostra.
A Bologna ci aspetta una selezione di questi lavori a testimonianza di una collaborazione che dalla fine degli anni 60, fu simbiotica.
Le foto di Jill Furmanovsky invece mostrano il gruppo al pieno del suo splendore, mentre quelle di Baron Wolman immortalano i Pink Floyd, con Syd Barrett, a San Francisco, durante il loro primo tour americano nel 1967.
La mostra (26 settembre – 30 novembre) si compone di 40 scatti e presenta i lavori di Storm Thorgerson, Jill Furmanovsky, Baron Wolman e Colin Prime.
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