La laurea è solo un pezzo di carta. Non serve a niente. Anzi no, è fondamentale.
Divide. L’opinione sull’importanza della laurea per la carriera di una persona è uno di quegli argomenti che estremizza le discussioni, tra chi la ritiene un passo basilare per poi avere una vita professionale degna e chi, al contrario, sostiene che si impari molto di più in altri modi. E noi millennial, la generazione più istruita di sempre, ne sappiamo qualcosa. Ma in politica quanto conta la laurea? Truenumbers.it ha sbirciato nei curriculum dei parlamentari italiani per capire meglio.
Secondo gli ultimi dati del censimento permanente dell’Istat del 2020, in Italia i laureati e dottorati sono il 14,3% della popolazione. I diplomati sono il 35,6%, hanno la licenza media il 29,5% e il 16% si è fermato alla quinta elementare. Il 4% però è ancora senza alcun titolo di studio. Dato diverso per i parlamentari: i laureati, come vedremo, sono molti di più rispetto alla media della popolazione. Sono 375 su 950 (il 40%) deputati e senatori senza un titolo di laurea. Ovviamente si tratta degli ‘onorevoli’ della diciottesima legislatura, quella iniziata dopo le elezioni del 2018 che dovrebbe finire nel 2023.
Il grafico sopra mostra i traguardi scolastici e universitari dei parlamentari eletti nella diciassettesima legislatura, quella che ci stiamo lasciando alle spalle. Il titolo di studio più comune sia per i deputati che per i senatori è la laurea. A Montecitorio il 70% dei parlamentari può farsi chiamare a ragione ‘dottore’, 441 sono quelli in possesso di una laurea magistrale e sette potevano contare su un diploma di laurea triennale (nella legislazione precedente erano 412). In Senato i laureati sono 169 su 320.
Dopo la laurea, il titolo più diffuso è il diploma di scuola superiore. Novanta senatori e 170 deputati possono sfoggiare il loro traguardo post-adolescenziale. Tra Camera e Senato, i parlamentari che non sono riusciti a conquistare nemmeno un diploma sono 22 e possono contare solo sulla licenza media.
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