fbpx

Il destino degli embrioni orfani: un’eternità in congelatore?

9 Marzo 2021
2052 Visualizzazioni

Si torna a parlare di Procreazione medicalmente assistita (PMA), Legge 40 e bioetica. Il parere di tre professioniste.

Dopo la sentenza del Tribunale di S. Maria Capua Vetere siamo tornati a parlare di PMA, Legge 40 e bioetica. Ho chiesto il parere a tre professioniste: Luisella Battaglia, docente ordinario di Bioetica e Filosofia Morale presso l’Università degli Studi di Genova, fondatrice dell’Istituto Italiano di Bioetica nonché componente del Comitato Nazionale per la Bioetica, Filomena Gallo, avvocato e segretario dell’Associazione Luca Coscioni e Vittoria Franco, senatrice dal 2001 al 2013, ricercatrice di Storia della Filosofia alla Scuola Normale di Pisa e filosofa.

Procreazione assistita, la Legge 40 tutela l’embrione come fosse una persona

«Sono perplessa – esordisce la professoressa Battaglia – e la trovo profondamente discutibile. Il giudice D’Onofrio ha dichiarato che sono “prevalenti il diritto dell’embrione a nascere; e la tutela delle esigenze della procreazione, rispetto al diritto del genitore”, come se la procreazione in sé fosse soggetto, diventasse una persona. Il diritto assoluto dell’embrione a nascere è un diritto sciolto da obblighi e relazioni.
Essere genitore è prendersi cura, assumersi delle responsabilità. Mi dispiace leggere che la donna affermi che la sua sia una battaglia per tante altre donne. Personalmente non vorrei che venisse fatta in mio nome: non in mio nome, lo ribadisco con forza! Bisogna rispettare la scelta di una persona per cui non ci sono più le condizioni affinché questo avvenga in modo partecipe e sereno».

Diritto all’autodeterminazione

A tale proposito l’avvocato Gallo mi dice che «all’epoca della fecondazione la donna non era in buone condizioni di salute. Il medico – per non compromettere la riuscita dell’intera tecnica – ha crioconservato gli embrioni in attesa di poterli trasferire in utero. Intanto la coppia si è separata. La sentenza ha solo applicato la legge. Il coniuge – oggi ex – quando ha firmato il consenso alla procreazione medicalmente assistita, sapeva bene che lo stesso atto sarebbe divenuto irrevocabile dopo la crioconservazione. In quel momento non prevedeva che il progetto genitoriale avrebbe potuto interrompersi. Per questo abbiamo bisogno di una legge in materia. Dovrebbe esserci una norma che disciplini la revoca. Per esempio in Spagna la coppia che accede alla PMA, quando firma il consenso informato, può scegliere anche dopo un determinato periodo che gli embrioni siano destinati a tecniche eterologhe o alla ricerca. In Italia c’è un divieto e basta».

Procreazione assistita, una Legge 40 con le toppe

Secondo l’ex senatrice Franco «l’ordinanza del Tribunale di S. Maria Capua a Vetere è perfettamente legale». Anche lei, come la Professoressa Battaglia, critica che la Legge riconosca status di soggetto all’embrione: «La Legge 40 è nata come una legge ideologica, davvero crudele, punitiva, oltre che altamente contraddittoria. Per fortuna sentenze della Corte Costituzionale e di Tribunali l’hanno corretta nei passaggi più inaccettabili. È rimasto l’impianto ideologico originario, quindi andrebbe completamente riscritta alla luce anche delle nuove sensibilità. Per esempio, dato che si consente il trasferimento di un embrione in una donna separata, dovrebbe essere consentito anche a una donna single, invece è proibito».

In futuro sempre più avvocati/e si troveranno ad affrontare questo tipo di dispute legali.

Quanta consapevolezza c’è circa queste tematiche nel diritto che viene studiato oggi?

«La scienza a volte incide sulle nostre vite, nelle nostre scelte e il nostro diritto non è sempre aggiornato a quelli che possono essere i nuovi diritti e le nuove libertà che ne scaturiscono, soprattutto in merito a temi delicati come questo», risponde l’avvocato Gallo.

Dal canto suo la professoressa Battaglia pensa che «si tratti di situazioni che ci pongono davanti a riflessioni con le quali dobbiamo fare sempre più i conti anche a livello politico».

«Nelle questioni di bioetica, per la natura stessa di questa disciplina, è difficile fissare una volta per tutte ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Per questo, bisognerebbe ispirarsi al principio di un diritto mite, cioè fare leggi non così dettagliate e lasciare le decisioni alla responsabilità delle persone coinvolte», sostiene l’ex senatrice Franco.

La questione degli “embrioni orfani”

Dobbiamo prendere decisioni in grado di tutelare chiunque e che sappiano guardare verso il futuro. «Nel caso della Legge 40 la scienza ne è uscita mortificata», aggiunge l’ex senatrice Franco «per esempio il divieto di utilizzare a fini scientifici gli embrioni abbandonati definitivamente è qualcosa di incomprensibile».

La professoressa Battaglia si è battuta a lungo e tuttora si batte a riguardo di questa spinosa questione: gli «embrioni orfani» sono quelli che non sono mai stati utilizzati dalle coppie d’origine e «in accertato stato d’abbandono». Non è permesso che vengano impiantati in «genitori adottivi» e neppure che vengano utilizzati per la ricerca scientifica una volta morti. «Qual è il destino di questi embrioni? Per quale ragione lasciarli congelati quando potrebbero rispondere a un’esigenza sostenibile?» si domanda.

Bioetica e coronavirus

«Per non parlare del paradosso – prosegue l’ex senatrice Franco – di poter fare ricerca su linee staminali importate da altri Paesi. Il caso del covid-19 è diverso. La scienza ha dovuto lavorare nel pieno della pandemia usando al massimo gli strumenti a disposizione. Possiamo dire che la politica, senza le valutazioni scientifiche di ciò che stava accadendo, non sarebbe stata in grado di decidere in maniera adeguata per salvaguardare la vita e la salute delle persone. Gli scienziati hanno accompagnato le decisioni della politica e insieme hanno navigato nelle incertezze delle condizioni in cui il mondo è venuto a trovarsi a un’incredibile velocità».

Fondamentale un dialogo fra Politica e Scienza

«Questa pandemia ha insegnato che la politica dovrebbe avere maggiore attenzione al mondo scientifico per non farsi trovare impreparata», conclude l’avvocato Gallo. «In Italia – dice – sono anni che cerchiamo di evidenziare problemi che riguardano il sistema sanitario, comprese le possibili emergenze. C’è stato sempre qualcosa di più urgente da trattare. E nel terzo millennio la conseguenza è stata che una pandemia mondiale ha ridotto il mondo in ginocchio. Tanti i morti, i malati e ancora non sappiamo quando e come ne usciremo. Dagli errori occorre imparare, forse questa volta la politica l’ha capito».

Leggi anche: