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Covid19. C’era una volta la ola: Il calcio diventerà uno sport virtuale?

22 Maggio 2020
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Nessuno sa quando si tornerà allo stadio. Né se ci torneremo mai più, dopo il coronavirus. Forse il calcio di domani sarà fatto di pubblico sagomato di cartone, bagarini virtuali ma con reddito di cittadinanza, arbitri con mascherina incapaci di fischiare, giocatori cyborg.

 

Nel 1989 Kevin Flynn, grande creatore di videogiochi e presidente della società informatica ENCOM, sogna che l’informatica e le persone possano unirsi per creare una società utopica. E’ la sinossi di Tron: Legacy, un film. Il protagonista, Sam Flynn (figlio di Kevin), attiva un laser che lo smaterializza e lo trasporta in un mondo digitale, in parte copia di quello reale, un mondo chiamato dai suoi stessi abitanti “La Rete”. Immaginiamo ora che questa cosa stia accadendo nel calcio. Col teletrasporto ci siamo ritrovati in un mondo in cui vige la legge del sistema binario, dove non è vero che tutto cambia per non cambiare, anzi, con buona pace del principe Tancredi.

 

Il futuro del calcio

La rivoluzione è iniziata dalla Pay tv ed è arrivata al Var, passando per lo Special One.  Anno 2010, l’Inter fa il triplete e sale alla ribalta un performer brizzolato dalla cadenza neolatina. Si chiama José Mourinho, fromboliere delle sale stampa. E’ il nuovo messia che da il là ad una serie incessante di novità: il tifoso brama l’ora del calciomercato, sogna soldi che non potrà mai avere per comprare attaccanti che non potrà mai vedere con la maglia della squadra del cuore. “Il delitto perfetto – diceva Agatha Cristhie -, è quello senza assassinio, meglio ancora senza assassino”.

Nessuno ha rimpiazzato il calcio, anzi. E’ stato messo alla destra del Padre senza chiedere alcun permesso. 4,7 miliardi di fatturato, 4,6 milioni di praticanti e stiamo parlando solo dell’Italia. No, non è solo un gioco, è il nostro terzo settore industriale per ordine di importanza economica. Uno spettacolo fatto per il pubblico che ora rischia, o sta per farlo, di diventare virtuale, addirittura olografico.

 

Come guarderemo le partite?

Diciamoci la verità, questo non ce lo saremmo mai aspettato. Ci restano i bar (forse), il divano davanti alla tv o il cellulare in macchina sul cruscotto sintonizzato su Dazn o Sky Go (a motori spenti nelle piazzole di servizio, please). Facciamo un salto nel futuro digitalizzato per vedere cosa sta per accadere.

 

Led agli angoli del campo con più pixel che persone, mentre altoparlanti vomitano cori di tifo da stadio per essere indicizzati su Spotify. Non è un pensiero onirico, è la fotografia della realtà. Lo fanno in Danimarca e pure in Olanda, con sagome di cartone plastificato al posto dei tifosi. Ci si abitua a tutto, ci abitueremo anche a questo. C’è chi storce il naso e dice che non sarà più la stessa cosa. Ma la verità è un’altra. Il tifoso è un drogato che alla prima partita tornerà in panciolle a godersi questo spettacolo mutilato. Però ci siamo talmente assuefatti alle proposte sconce del football business che accetteremo anche il ‘non calcio’.

Del resto, i calciatori non sono che influencer

I calciatori sono sui social a caccia di followers tanto quanto Chiara Ferragni. Un esempio? Se la moglie di Fedez vale 20 milioni di seguaci su Instagram, Cristiano Ronaldo tocca quota 219 milioni.

Non solo il pubblico è pixelato, ma pure i giocatori sempre più impegnati col social media manager che col mister sul campo di allenamento. Soriano dice che fino a che ci sarà un pallone che rotola, un bambino sarà felice in qualche angolo del globo terreste. Finché quel bambino non scoprirà, forse, che la Playstation è meglio (per lui, non per noi amanti dell’old style).

Conterà ancora il talento? Forse per emergere all’inizio ma il nuovo Pelé sarà da 1 miliardo di follower: bello come un Dio greco, invulnerabile ad infortuni e malattie, come S1m0ne, la musa ispiratrice di Al Pacino nell’omonimo film. E navigando nel cyberspazio potremo anche imbatterci in bagarini col reddito di cittadinanza, piadinari al servizio tavoli dei sushi bar e arbitri con la mascherina incapaci di fischiare. Un algoritmo ci avrà detto pure in anticipo il risultato finale di partite che non saranno mai state giocate e scommettere non sarà mai stato così facile. Scommettiamo?

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