Quiet Quitting e Job Hopping, come le aziende cercano di togliere il vizio agli Zeta e ai Millennial

15 Dicembre 2023
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Come attrarre e trattenere Millennials e Gen Z-ers nell’era in cui si molla il lavoro dopo pochi mesi dall’inizio


Sono stati presentati a HR Business Summit, nel corso del Business Leaders Summit di Roma, i risultati della sesta edizione della survey realizzata da Inaz, in collaborazione conBusiness International, la knowledge unit di Fiera Milano fra i manager e gli specialisti del personale delle aziende italiane.

Se welfare e conciliazione vita-lavoro sembrano ormai far parte stabilmente delle leve per la talent attraction e la talent retention, occorre costruire e comunicare al meglio ambienti inclusivi e stimolanti

Millennial e Gen Zers sono molto attenti ai valori e alla mission dell’azienda per cui lavorano: entrare a far parte di ambienti inclusivi e stimolanti è per i giovani talent una priorità. E le imprese? Il 18,6% riserva al talent management una funzione specifica e separata, il 36,52% dedica al tema un’attenzione parziale, mentre un terzo delle aziende fa attività di brand reputation per la talent attraction e la talent retention, utilizzando leve quali la sostenibilità (prioritaria per il 41,6% delle imprese, non prioritaria per il 44,19%), la D&I (tuttavia per il 51,6% degli intervistati, per niente o non molto rilevante), un ambiente di lavoro piacevole e che include la diversità (il 17,27%) e, infine, la crescita delle soft skill (il 16,36%).

Sono queste alcune delle evidenze che emergono dalla survey di Inaz e Business International, la knowledge unit di Fiera Milano, dal titolo Le Leve del Talent Management nell’era del Quiet Quitting e del Job Hopping. Lanciata il 28 novembre in occasione della nuova edizione di HR Business Summit – l’evento dedicato al mondo delle risorse umane, tenutosi all’interno dell’edizione capitolina del Business Leaders Summit, presso lo SPAZIO FIELD di Roma – con la presentazione di Michel Martone, la survey – la sesta realizzata assieme dalle due realtà – è stata curata da Danila Scarozza, Associate Professor in Organization Studies della Link Campus University, e da Maurizio Decastri, Professore Ordinario di Organizzazione aziendale presso l’Università di Roma Tor Vergata, su un campione di circa 100 Direttori HR italiani nei mesi di settembre e ottobre 2023.

Alla domanda «in che modo cercate di migliorare il benessere dei talenti?» le aziende si dimostrano concentrate sulla formazione (32,65% delle risposte), mentre il 19,39% considera anche leve come il coaching e il supporto psicologico per i propri talenti. Più basse le percentuali con riferimento alle agevolazioni per azioni di well-being (11,22%) e opportunità di esperienze professionali internazionali (12,24%). E se per rendere i talenti protagonisti del successo aziendale si mettono in campo team building, job rotation e progetti di comunicazione interna (adottati da circa un quarto dei rispondenti), il 18,6% delle imprese ha attivato anche programmi di leadership mentoring e di reverse mentoring.

Una domanda specifica della survey riguarda la digitalizzazione per il talent management: dalle risposte emerge in modo chiaro che per le imprese italiane questo tema incide nella fase di attraction (estremamente importante per il 16,28% degli intervistati e molto importante per il 32,56% che è molto importante) e acquisition (per il
9,30% è estremamente importante e per il 39,53% è molto importante).

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