Il Ramadan spiegato dal mio pizzaiolo bangladese

22 Maggio 2018
4148 Visualizzazioni

Qual è il significato del Ramadan? Mentre infornava la mia Tellina (margherita con taleggio e bresaola), Ahmed, il mio fidato pizzaiolo bangladese, mi ha spiegato un paio di robe riguardo al nono mese del calendario musulmano che, secondo il calendario gregoriano, quest’anno va dal 16 maggio al 14 giugno.

 

Primo: in Ramdan l’accento è piano, almeno secondo il mio pizzaiolo; dunque, seppur wikipedia lo metta sull’ultima “a”, va posto sulla seconda, di “a”. Visto che che il mio pizzaiolo mi dà da mangiare e Wikipedia no, io voto per Ahmed.

Secondo (e decisamente più interessante): Ahmed vive il Ramadan come un vero supplizio.

L’ha praticato la prima volta quando aveva undici anni e oggi (da 17 anni a questa parte) lo sopporta con fatica.

Mi ha raccontato che è un fastidio che arriva dai suoi antenati: già il suo bisnonno gli confessò, una volta, che per lui digiunare era una vera seccatura.

Dall’alba al tramonto il suo stomaco rivendica del cibo e la fame lo dilania da dentro la pancia.

Spesso, durante il periodo di Ramadan, gli capita di tornare a casa senza avere la forza di reggere gli stracci usati per pulire il forno.

Non riesce a intrattenere un rapporto verbale (quello sessuale se lo scorda fino al ritorno della luna crescente).

Se ha le palle girate non può tirare un pugno neanche a un muro: mi ha spiegato che è vietatissimo offendere chiunque, persino quello che in macchina fa apposta a prendere una pozzanghera per lavarti.

Dice che gli mancano addirittura le energie per stendere il tappetino verso la mecca e pregare.

 

“Sono sicuro che la maggior parte dei musulmani preferirebbe evitare di digiunare per un mese intero” (si può mangiare solo dal tramonto all’alba) mi ha detto mentre piegava il cartone dell’asporto.

“Non credere – ha continuato – che tutti i musulmani trascorreranno questi trenta giorni di Ramadan 2018 con gli occhi pieni di gioia. Però teniamo duro perché la religione è una fonte infinita di speranza. E’ un sacrificio, che però serve a qualcosa di eterno”.

 

E noi siamo ancora in grado di sacrificarci per qualcosa di più grande di una pizza prosciutto e funghi?

 

LEGGI ANCHE:

Quella strana paura di letti e tetti. Ma certe storie di senzatetto sono a lieto fine.

Che cos’è l’essere umano maschile nel terzo millennio terrestre? Il reportage di un alieno

Non abbiate paura di sbagliare strada! Wikihow non vi spiega come vivere

Exit mobile version