Regali di Natale oggi: sotto l’albero che ci metti, le notifiche? Maledetta sharing economy!

9 Dicembre 2017
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Il possesso è un concetto antico. Ora si condivide. ‘Sto gran paio di palle. Io voglio possedere cose, un sacco di cose da toccare. Come negli anni ’80, quando eravamo più ricchi e onesti e felici e corporei. Che ci metti sotto l’abete, le notifiche? Un buono di Airbnb o di Amazon? Mi viene da piangere. Era la voglia di dare e ricevere cose a renderci tutti più buoni, adesso è solo noia. Altroché regali di Natale.

 

In media, vi appassionate di più a un film in cui il/la protagonista cerca la cura per una malattia mortale o un nuovo pianeta abitabile o un gran pezzo di figa (o di figo), un film in cui deve combattere contro mostri, farabutti e rivali in amore, oppure vi appassionate di più quando il/la protagonista è alla ricerca di equilibrio spirituale o deve sconfiggere la propria paura di lasciarsi andare alla vita?

A parte qualche topo da cinema d’essai, tutti sceglierete la parte che viene prima di “oppure”. E sapete perché? Perché la nostra mente ha bisogno di cose concrete, fatte di carne e di metallo e di plastica, di simboli ben delimitati, maneggevoli, che puoi toccare. Noi abbiamo bisogno di cose. Noi non abbiamo dei corpi. Noi siamo dei corpi. Lo diceva un vecchio filosofo.

Ed ecco che, a Natale, l’affetto trovava incarnazione in un oggetto. Dovevi stare lì a pensare quale pezzo di mondo desse qualche minuto di gioia all’amico o al parente o al partner. Questo è ciò che si chiama regalo: un simbolo, una cosa concreta che rappresenta tante cose astratte. E le cose concrete hanno un sacco di vantaggi. Innanzitutto esistono nel senso più squisito del termine. Quando, alla Vigilia, aspettavo un nuovo giocattolo ero felice. Il pacchetto che nasconde e allude, la carta che fruscia e poi crepita, i nastri che provavi a scioglierli ma poi li strappavi. Questi erano i regali di Natale.

Ora non riesco più a essere felice. Ora devo essere evoluto. Pensare al disboscamento dell’Amazonia, al sovrappopolamento, alla redistribuzione delle risorse, alla giustizia. Vi sentite davvero migliori nel vostro salto evolutivo da consumatori a scaricatori (di app)? Da accumulatori ad abbonati? State sconfiggendo i cattivoni che producono schifezze, che bravi. Ora sostenete la brava gente che vi offre il mondo gratis, o a prezzi forfettari. Brava gente come Google, Facebook, Amazon, Uber, Airbnb, Spotify. Loro regalano o giù di lì, per loro è sempre Natale, loro sono geneticamente buoni. Generose mani in codice binario, regali a 5G, Babbo Natale è un algoritmo. Sapete cosa vi manca ancora, però? Un bel fiocco attorno alla testa, vi manca di accucciarvi sotto l’abete, perché il prodotto siete voi.

 

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