Sabrina Salerno compie 50 anni. Almeno così si dice. Sappiamo tutti che è impossibile. Sabrina, mia dea, per te sono diventato matto, ricordi?
Ero piccolino, ascoltavo il vinile di Cristina D’Avena in una delle sue migliori interpretazioni, David Gnomo, e già il tedio m’assaliva.
Avevo bisogno di qualcosa di più che una vocetta dolce e rassicurante da prima comunione, volevo vibrare, e così vagavo nell’etere in cerca di calura estiva.
In un istante ti sei rivelata, Afrodite in vacanza, Boys Boys Boys, tra le onde del mare, della piscina, del brodo primordiale, e da lì sei emersa, portandoti dietro gli sguardi famelici di tutti, me compreso.
Passo lento e sicuro, le tue morbide curve avrebbero annullato le asperità della mia vita futura.
Da quel giorno ho potuto pensare ai tuoi fianchi in movimento sulla spiaggia, a te che scivolavi sul telo in un molle abbandono. Così ti sei scolpita nella mia testa, eccitandomi molto prima che potessi sapere che cosa fosse l’eccitazione, ammaliandomi prima che conoscessi le streghe. Mi ammaliavi ancora prima di diventare la dea delle mie prime occhiaie.
Ora so perché gli adulti ti mangiavano con gli occhi, ora lo capisco. Ma la mia fame di te, se me lo consenti, valeva molto di più, perché era la fame di un bambino che non sapeva niente di niente, se non che tu, a Cristina D’Avena, le davi dieci a zero.
Parola di ex piccolino.
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