Catalogo dei MILLENNIAL: Silvia Romano. La tua enciclopedia dei millennial

10 Maggio 2020
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Chi è Silvia Romano, e cosa ci insegna la storia della cooperante rapita in Africa

NOME Silvia Romano
LUOGO NASCITA Milano
DATA NASCITA 13 settembre 1995
SETTORE Cooperazione
NAZIONALITÀ Italiana
MILLENNIAL FACTOR Globale, Precaria

Chi è

La storia del suo rapimento ci insegna che il mondo è nettamente diviso in tre fazioni. Quelli che «e sticazzi» sempre e comunque, quasi per fede. Quelli che riescono a provare empatia per gli altri esseri umani nella gioia e nel dolore, anche platonicamente e a distanza. E quelli che provano un senso di invidia tremenda verso le due categorie precedenti e i guitti loro simili, gretti senza vergogna. Insomma, il sequestro e la liberazione di Silvia Romano, e soprattutto le reazioni delle persone a questi due eventi, sono la prova che il mondo è vario ma non sempre è bello.

La vita normale di Silvia Romano

Silvia è una millennial milanese che ha deciso di fare un lavoro difficile e quasi sempre precario come quello del cooperante internazionale. Per farlo ha studiato mediazione linguistica all’Università Ciels. Nel frattempo, come da manuale generazionale, non se ne è stata con le mani in mano ma da amante della ginnastica artistica si è cimentata come istruttrice di bambini e ragazzi.

Il suo lavoro in palestra, alla ‘Pro Patria 1883’ e alla ‘Zero Gravity’, è durato fino a quando non ha ricevuto l’offerta occupazionale per la quale si era preparata. Il suo viaggio in Kenya – era la seconda volta nel ‘continente nero’ – si è concretizzato grazie all’associazione Africa Milele Onlus di Fano. E la sua missione consisteva nel prestare servizio presso un orfanotrofio nel territorio di Chakama. Un lavoro altruista e nobile, contro il quale affermare il contrario significa dire una bugia volontaria, figlia di una misantropia mal celata.

Eppure, quando Silvia Romano è stata rapita con fucili e machete il 21 novembre 2018 da una banda di criminali, in Italia in tanti hanno aperto bocca o impugnato la tastiera per criticare l’allora 23enne. Ma sarebbe stato così in qualsiasi parte del mondo perché il discorso è universale come una frase di Carl Gustav Jung, che Silvia scriveva su Facebook: «Si sopravvive di ciò che si riceve ma si vive di ciò che si dona».

Le accuse di «smanie d’altruismo» sono arrivate anche da editorialisti come Massimo Grammellini, che ha poi spiegato che le sue intenzioni erano altre. Ma non importa. In quei giorni, il problema evidente era il clima d’accusa per «essere andata a cercarsela». Così, dopo il suo rapimento, e ogni volta che c’era un’indiscrezione sulla possibilità che Silvia fosse viva, sul palcoscenico del web comparivano i guitti pronti ad affondare il colpo.

La liberazione di Silvia Romano

Finalmente dopo 18 mesi di prigionia – a quanto pare i primi criminali l’hanno venduta a un gruppo fondamentalista somalo affiliato ai terroristi di Al Qaida, Al Shabaab – i servizi segreti italiani, grazie alla collaborazione turca e somala, sono riusciti a salvarla. La liberazione è stata annunciata con un tweet dal premier Giuseppe Conte il 9 maggio 2020, in un’Italia ancora in piena emergenza Covid.

La notizia ha fatto esplodere di festa i balconi del Casoretto, il suo quartiere a Milano. Come sempre però, tra chi «e sticazzi» e chi festeggia gioiosamente per la libertà ritrovata dalla connazionale, sono subito apparsi i guitti con la bava alla bocca. La loro preoccupazione principale, stavolta, è capire quanti soldi sono stati spesi per il riscatto. Quanto hanno sborsato gli uomini dell’intelligence per pagare i loro contatti, le loro fonti. E a nulla servirebbe spiegare loro che, se ce ne fosse bisogno, lo Stato si prenderebbe cura anche delle loro chiappe. Una battaglia del tutto inutile da intraprendere.

Il ritorno di Silvia e i dubbi dei guitti

Perché i guitti riprenderanno ancora Silvia Romano sempre e comunque. Ora perché non si capisce se la volontaria milanese si sia convertita nel frattempo all’Islam. Ora perché magari non lo ha fatto. Ora perché è atterrata in Italia indossando abiti musulmani. Ora perché probabilmente prima o poi tornerà a fare il suo lavoro all’estero. Ora perché invece potrebbe decidere di restare in Italia. Non importa il motivo. Loro ci saranno in eterno e la storia di questa millennial ce lo insegna anche se dimostra pure che un’altra parte del mondo sarà pronta a dirle ogni volta: «Bentornata a casa».

L’arrivo di Silvia Romano a Ciampino

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