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Silvio Berlusconi. Un vero rivoluzionario

13 Giugno 2023
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Berlusconi è stato tanto. È stato tutto. In primis un rivoluzionario. Anche e soprattutto nello sport. Piaccia o non piaccia.

Silvio Berlusconi si credeva immortale e forse in troppi glielo hanno fatto credere. Divisivo come pochi, soltanto chi è in malafede può però negare quanto sia stato un autentico rivoluzionario. Anche e soprattutto nello sport.

Allenatore in campo

Si narra che Berlusconi facesse già l’allenatore in campo sin da bambino, nelle partitelle dai Salesiani in via Copernico, nella sua Milano. Il 20 febbraio 1986 divenne il proprietario del Milan, reduce da una gestione da codice penale, una delle tante che da sempre infestano il calcio italiano e sulle quali la giustizia sportiva ha quasi sempre preferito glissare, come se l’unico problema andasse ascritto alle plusvalenze. Di una sola società, tra parentesi, ma non divaghiamo. Nell 1986 per il calcio italiano ed internazionale iniziò una storia completamente nuova. Berlusconi rivoluzionò l’intero sistema calcistico: non a caso quando decise di entrare in politica dichiarò di scendere in campo, così come nei duelli televisivi politici non si fece mai mancare le metafore in materia. Se ne accorse ad esempio l’economista Spaventa, quando Berlusconi lo gelò con un “quante Coppe dei Campioni ha vinto?”.  

 

 

Cinque Champions League

Berlusconi ha rivoluzionato il calcio con il suo Milan, portando in dote un palmares incredibile, 5 coppe dei campioni e tantissimo altro, avvalendosi di validissimi collaboratori – abile anche in questo in ogni sua attività imprenditoriale, non nella politica –  scegliendo dal nulla l’allenatore Arrigo Sacchi ed in seguito puntando su Fabio Capello e Carletto Ancelotti, semplicemente tre tra i più grandi allenatori di ogni epoca. Analogo fiuto per i campioni, il tris olandese formato da Gullit, Rijkaard e Van Basten su tutti, senza ovviamente dimenticare leggende quali Baresi e Maldini. Il suo Milan ha saputo dare spettacolo in tutto il mondo, investendo sicuramente moltissimi soldi – l’avvocato Agnelli lo definì con la sua consueta sublime ironia “il calmieratore del mercato” – ma sappiamo che nello sport professionistico non basta spendere i soldi, si deve spenderli bene. Cosa mai riuscita ad esempio all’Inter di Moratti o di questi tempi al Paris Saint Germain.

 

 

La Polisportiva Mediolanum

Berlusconi sapeva studiare ed applicare i modelli vincenti: ci provò anche creando la polisportiva Mediolanum, con le divisioni di baseball, calcio, hockey, pallavolo e rugby, sulla falsariga di quelle spagnole di Real Madrid e Barcellona. Il progetto non decollò mai, in una nazione dove il calcio non lascia che le briciole a gran parte degli altri sport di squadra. Non erano ancora di moda le squadre di calcio femminili, facile pensare che Berlusconi avrebbe allestito la squadra più bella di tutte. Si celia, va da sé.

Un unico difetto

L’unico vero difetto di Berlusconi? Lo stesso nei rispettivi ambiti di Bernardo Caprotti, il signor Esselunga, e Flavio Briatore. Non essere apprezzato – eufemismo all’ennesima potenza – dai radical chic e dall’intellighenzia di sinistra, entrambe formate da autentici conservatori nell’accezione meno nobile del termine. Purtroppo in Italia viene perdonata qualsiasi cosa, ma non il successo. Più facile idolatrare i falliti, forse perché più simili a chi li incensa.