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Smart working cos’è: connessi per connessi, tanto vale lavorare dal divano?

19 Dicembre 2018
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Nell’ultimo anno è approdato in Italia un nuovo modo di lavorare. Consente al dipendete di non essere fisicamente in ufficio in una determinata fascia oraria e quindi di lavorare da casa o da dove preferisce. Ma, nel dettaglio, lo smart working cos’è e come funziona? Ai Millennial conviene?

Il “lavoro agile” è stato istituzionalizzato in Italia a giugno 2017 tramite la legge 81/2017 e viene definito dall’Osservatorio del Politecnico di Milano come “una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”. Gli esperti sottolineano l’importanza di riconoscere questa innovazione lavorativa all’interno di una strategia più ampia, che prevede una nuova modalità di leadership.

Dalle ricerche svolte dall’Osservatorio del Politecnico di Milano emerge che, da quando la legge è stata introdotta in Italia, già il 58% delle aziende ha portato la formula dello smart working all’interno della propria struttura organizzativa.

Quali sono i benefici del lavoro agile?

Innanzitutto, si dà modo di riequilibrare il work-life balance, anche questo tema sempre più caldo nei contesti aziendali, che consiste nel tendere al miglior equilibrio tra vita privata e vita lavorativa. L’azienda riconosce insomma che il benessere del dipendente va di pari passo con il raggiungimento degli obiettivi, grazie a performance più mirate, libere ed efficaci.

Con la diffusione dello smart working si punta a raggiungere una modalità lavorativa ancora più all’avanguardia. Possiamo rispondere in questo modo alla domanda “smart working cos’è?”: è il primo passo sulla strada per la così detta 4day work week. Secondo la CNBC il futuro del mondo del lavoro sarà una settimana lavorativa distribuita su quattro giorni, con retribuzione su cinque. Gli obiettivi sono due. Il primo è quello di incrementare la produttività lavorativa. Il secondo è quello di ottimizzare il work life balance coinvolgendo quelle generazioni che si aspettano dal luogo di lavoro più opzioni. Apripista sono proprio i Millennial che, secondo la rivista Forbes, hanno tutta un’altra visione della crescita professionale.

Rispetto a salario, benefite job title, i Millennial preferiscono puntare sulla flessibilità e quindi su un miglior equilibrio tra vita privata e lavoro, diventato ormai uno dei principali criteri per la ricerca di un nuovo impiego.

Secondo recenti ricerche condotte da Ernest and Young, oggi i Millennial fanno più fatica, rispetto ai cinque anni precedenti, a ritagliarsi uno spazio per la vita privata, travolti come sono dal vortice  di quella lavorativa.

In effetti, per una generazione sempre e comunque connessa, l’importanza e l’esclusività di un ambiente specifico, l’ufficio, perde molto del suo significato.

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