Come racconteremo il 2020 ai nostri figli e nipoti: forse i tedeschi hanno ragione?
Arriverà quel giorno. Eccome se arriverà.
Quando noi millennial, già anziani e con più di un acciacco a cui badare racconteremo cos’è stato il 2020, l’anno del coronavirus. E allora, come facevano i nostri nonni, davanti alle domande di figli e nipoti, inizieremo a ricordare il periodo del covid. Di come abbiamo scoperto la fragilità dell’umanità, che pensavamo fosse ormai rilegata ai libri di storia. Al Medioevo, alle grandi guerre del Novecento. E invece no.
Magari lo faremo proprio con quel tono trionfalistico di chi saprà di aver vissuto un’epoca tutto sommato speciale. Per la sua unicità, per la sua, prima di allora, imprevedibilità. Forse lo faremo con le lacrime agli occhi ripensando a quei nonni che abbiamo perso. A quei prozii che ci incantavano con le loro storie sul Sessantotto e le lotte di piazza, anche loro morti per colpa del virus. Ecco, magari ricorderemo il covid come un bombardamento mirato contro quella generazione con i capelli bianchi, la pelle rugosa e mille racconti sul cuore del XX secolo.
Avranno ragione i tedeschi che con i loro ironici spot per sensibilizzare la popolazione a rispettare le misure anti contagio, si sono già proiettati nei decenni futuri. Una serie – finora sono tre i video pubblicati – che in qualche maniera rende merito a quei giovani che oggi stanno ascoltando i consigli dei governi, tra lockdown, mascherine e isolamento.
Ecco magari noi millennial un giorno saremo proprio come i protagonisti di quei video. E seduti in giardino, davanti ai compagni di scuola dei nostri nipoti durante una festa di primavera nel 2050 partiremo col racconto.
Spot contro il coronavirus in Germania
«Avevo appena compiuto 22 anni, studiavo ingegneria a Chemnitz, quando arrivò la seconda ondata. A 22 anni vorresti uscire e andare a bere con gli amici. Tuttavia il destino aveva altri piani per noi. Un invisibile pericolo minacciava tutto quello in cui credevamo. Improvvisamente il destino del nostro Paese era nelle nostre mani. Abbiamo raccolto tutto il nostro coraggio e fatto quello che ci si aspettava da noi. L’unica cosa giusta da fare».
«Abbiamo fatto… Niente assolutamente niente, siamo stati pigri come procioni. Giorno e notte restavamo a casa a combattere la diffusione del coronavirus. Il nostro divano era il nostro fronte. E la nostra pazienza la nostra arma. A volte devo sorridere di me stesso quando ripenso a quel tempo. Quello era il nostro destino. È così che siamo diventati eroi. Durante il coronavirus, nell’inverno 2020».
Il secondo spot tedesco contro il covid
E forse a quel punto interverrà nostra moglie per rincarare la dose. «Stando a casa, incontrando meno gente possibile, abbiamo fermato il covid-19. Mi chiedo come noi giovani abbiamo sopportato tutto questo come abbiamo potuto oziare in casa con così tanto coraggio forse è corretto quando le persone dicono che tempi speciali richiedono eroi speciali e sì, noi lo eravamo».
Il terzo spot contro il covid in Germania
Senza contare che, oltre a noi, nella festa di certo ci sarà qualche altro nonno millennial che ha accompagnato il proprio nipote. Magari portando nel taschino una vecchia medaglia come gli ex combattenti di guerra.
«Questo pezzo di metallo mi venne dato allora, nell’inverno 2020, poco prima del mio ventesimo compleanno. Fui premiato per il mio impegno straordinario nella lotta contro il coronavirus. E improvvisamente divenni un eroe, un idolo, un cittadino modello. Nessuno se lo sarebbe aspettato da me. Prima del covid ero senza dubbio il più pigro di tutti i fannulloni del paese. Non lasciavo mai il mio appartamento, giocavo al pc, non avevo alcuna ambizione e mangiavo ravioli freddi dalla scatoletta. Ero troppo pigro perfino per riscaldarli. I miei amici mi chiamavano “Tobi il pigro”. Ma ero troppo pigro anche per offendermi».
«Poi arrivo il virus, e io rimasi lo stesso fannullone che ero sempre stato. Fu il mondo a cambiare intorno a me. Per combattere la diffusione chiesero alla gente di rimanere a casa. Non fare nulla divenne improvvisamente un dovere nei confronti della comunità. La pigrizia poteva salvare vite umane e io in questo ero un maestro. Furono tempi speciali quelli di allora, nell’inverno del 2020. Speciali, difficili… Ma era facile diventare un eroe».
Se la racconteremo così, non sappiamo. Ma quando quel giorno arriverà – perché arriverà — ricordiamoci che non è stata una guerra. Perché le conseguenze delle bombe sono ben altre. E che di certo non siamo i nostri nonni e molto meno i bisnonni. Gente che i fucili li ha impugnati sul serio e che sapeva davvero cos’era stare “come d’autunno sugli alberi le foglie”.
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