I Millennial sono una generazione con stipendi da fame ma senza coscienza di classe

3 Giugno 2019
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Lo stipendio del Millennial arriva il primo giorno ed è una manna dal cielo. Ti senti felice. Poi cominci a scalare i debiti accumulati nel mese. Bollette, Telepass, assicurazione, rateizzazione. Ecco che è sceso quasi della metà in poche ore. Se poi c’è un imprevisto come il dentista, la lavatrice rotta o una gomma bucata: ciao!

Non sono stipendi, sono refill

Il concetto è quello: ti riempio il bicchiere a dismisura con un prodotto da nulla, tu da bere ce l’hai. Poi non importa la qualità.

Il Sacro Gruzzolo appena lo tocchi subisce un deterioramento veloce e inesorabile. Come la patata, che mezz’ora dopo che è sbucciata si ossida.

Ma ti guardi intorno e vedi gli altri messi come te. Gente che in inverno fa fatica a pagare il riscaldamento (possiamo ammettere che ormai è un bene di lusso?). Prendi la bolletta Eni e non la capisci. Il gas consumato rappresenta il 40% della spesa, il resto sono diciture senza senso. Iva, imposte, boh. Soldi soldi soldi. Soldi del gruzzolo che volano via.

Guai a lamentarsi, ti ci incarognisci. Ormai sai che vivi così. Col rischio di strusciare il bancomat e sentirsi dire: transazione negata. Magari davanti a tutti che osservano imbarazzati.

 

Una generazione senza coscienza di classe

La cosa che mi fa riflettere è la coscienza di classe dei Millennial. Inesistente. Riempiamo le piazze con Greta, per il Gay Pride, per dire NO al fascismo e SI ai barconi. E mai una volta che battessimo cassa, che chiedessimo in massa diritti e stipendi più adeguati. Freelance, corrieri, partite iva, insegnanti. Giovani o presunti tali. Vi state abituando a vivere sotto torchio, sempre al limite del rosso in banca e non vi è mai venuto in mente di fare squadra.

Questa mancanza di pretese legittima schiere di lavoratori svogliati e demotivati, gente che ti rema contro alle Poste, alla cassa, sull’autobus. Perché chi lavora pagato poco non si impegnerà mai a sufficienza nel suo impiego. Ecco il libero professionista stracarico di menate, IVA e tasse che scappa dal pagare il cliente: un altro libero professionista come lui a cui ha chiesto un servizio per pubblicizzarsi che non ha portato a nulla.

Non esiste un colpevole, le cause sono ovunque. Il libero mercato, la globalizzazione, la crisi del 2008. Tutto vero. Ma quando andate a votare fate caso che nessun candidato ne parla nel suo programma elettorale? Non vi rendete conto che il tema non è preso in considerazione?

Io sogno cinquantamila persone che stazionano davanti a Montecitorio in silenzio fino a che qualcuno non esce per instaurare un dialogo.

Ne ho piene le scatole del confronto con la generazione del ’68 che ha fatto almeno mezza rivoluzione. Possibile che noi siamo buoni solo a parlare di filosofia? Mi viene in mente Nanni Moretti in Ecce Bombo: si, ma come campi?

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