In chiesa l’offerta si fa anche col bancomat, ma l’idea non è di un millennial
Qualcuno potrebbe gridare allo scandalo. Ai “soliti preti” che pensano ai soldi. O perfino tirare in ballo il Vaticano e le ricchezze della chiesa, con i suoi templi giganteschi, i suoi conventi immersi nel verde, le sue opere d’arte in ogni dove, i suoi anellazzi d’oro luccicante da baciare.
L’idea di mettere dei bancomat in chiesa per ricevere le offerte dei fedeli è invece di un pragmatismo magnifico. Degna di una standing ovation perché toglie un bello strato di polvere da quell’istituzione che a volte fatica a stare nel mondo attuale.
La prima chiesa in Italia a introdurre la novità è una parrocchia di Cicognara (Cremona), dove la Diocesi ha messo un bussolotto con una specie di pos. Bancomat o carta di credito alla mano il fedele potrà scegliere se fare una donazione alla comunità, alle opere di carità o “ai nostri preti”, cioè alla parrocchia, alla caritas o all’Istituto diocesano per il sostentamento del clero.
Un novità che non dovrebbe far gridare allo scandalo nessuno perché in fin dei conti10 euro sono 10 euro in monetine da due o strisciati con la banda magnetica o più semplicemente ceduti con la “telecinesi” del contactless. Idea banale nella realizzazione, ma rivoluzionaria nella sostanza perché fa d’apripista al concetto che anche la carità può essere tecnologica e al passo coi tempi.
Bancomat in chiesa: è il futuro dell’elemosina
Come da manuale in questi casi, per ora si tratta di una sperimentazione ma sembra assurdo pensare che si possa tornare indietro. Il futuro va in quella direzione. Tutti, a partire dai figli dei millennial fino ai centenari più autonomi, sanno come si usa una carta di pagamento elettronico. E il suo uso, in molti casi, è diventato quasi esclusivo.
E allora perché non dare le offerte così anche in chiesa, o perfino ai senzatetto per strada, come succede nel romanzo “Siete tutti perdonati” del nostro direttore Enrico Dal Buono? I vantaggi sono molti più che gli svantaggi. Come spiega il sacerdote della parrocchia che ha lanciato l’idea, don Andrea Spreafico, che purtroppo non è un millennial.
«È una novità fra l’altro in linea con le disposizioni anti-covid che chiedono di manovrare il meno possibile le banconote e che mette le offerte al riparo dai malintenzionati che frequentemente visitano le nostre chiese». E come dargli torto.
Leggi anche:
I due Papi, quello che devi sapere su questo film di fanta-chiesa (senza cazzotti)
Qual è il messaggio di Suburra per i millennial?
Carlo Acutis, il primo beato della generazione Millennial. L’influencer di Dio
Fabio Volo non è il Papa, chi diavolo se ne frega di quello che dice!