Stanchi di un mondo polarizzato e isterico, annoiati da discorsi sempre uguali, semplicistici e inutili, sempre più giovani stanno approdando nel placido porto del centrismo pragmatico. Questa mi sembra la più sensata tra le tendenze politiche Millennial.
Flussi di dibattiti artefatti scorrono in televisione, mentre ogni giorno una nuova dichiarazione piccantella (possibilmente estrapolata da un contesto più ampio) diventa oggetto di migliaia di post sulle varie piattaforme: ma i temi sono sempre quelli. Immigrati e gay. Gay e immigrati. Sempre solo quelli.
Dall’altra parte dell’Atlantico la narrazione non è mai molto diversa e, come spesso accade nella storia, ci accodiamo (con un po’ di ritardo) agli americani anche nella vacuità di questi discorsi.
Gli schieramenti sono sempre due, progressisti e reazionari, per quanto entrambi i termini siano più nobili di ciò che descrivono in questo preciso caso.
Il “progressismo” a cui faccio riferimento è spesso una degenerazione nauseante della falsa apertura mentale dei democratici americani, tinto di egualitarismo fittizio invocato sguaiatamente e accompagnato da un forte desiderio di zittire qualsiasi detrattore. Una modo volgare e triste per chiedere più diritti, che rende comprensibile -ma non giustificabile- una reazione con gli stessi toni.
Infatti, ai vecchi conservatori legati a un mondo del passato meno complesso e quindi più resistenti al progresso, si accodano ragazzotti che giocano a fare i fascisti a costo di creare più distanza possibile tra loro e i suddetti femministi petalosi. Su internet vengono identificati dal termine alternative-right, in Italia in particolare trovano addirittura un angolino elettorale in partiti come Casapound e Fratelli d’Italia, oppure Lega per quelli che credono nel voto utile.
Questi esponenti della nuova destra sono caratterizzati da un forte patriottismo, ma per quanto riguarda altre posizioni sono sorprendentemente molto laici, il disprezzo per le minoranze esiste in particolare per triggerare le sinistre più che per una sincera cattiveria personale, salvo eccezioni.
Date queste due fazioni, i cui scontri potevano essere fonte d’intrattenimento un po’ di tempo fa, ma ora anche basta, c’è chi ne ha le palle piene di queste minoranze rumorose costantemente sotto i riflettori.
Quindi ci si rifugia al centro, dove il politicamente corretto nel linguaggio è più dettato dal buon senso che dalla paura di offendere chiunque; dove non si invoca un miope “porti aperti” o “porti chiusi”, perché l’immigrazione è una risorsa ma se regolamentata è meglio per tutti; dove le adozioni permesse a coppie omosessuali per te non sono un problema ma capisci i punti di chi non è d’accordo.
Esiste una fetta di popolazione intelligente e sinceramente preoccupata per la crescita economica del proprio paese, degli sperperi dei fondi pubblici, delle disuguaglianze generazionali, della disoccupazione giovanile e di un sistema scolastico antiquato, ma soprattutto preoccupata che i temi caldi rimangano sempre e soltanto gli stessi.
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