fbpx

La pandemia ha trasformato gli underdog in campioni. E alle Olimpiadi?

21 Luglio 2021
2176 Visualizzazioni

La pandemia ha stravolto tutto e tutti. Anche lo sport professionistico non poteva non risentirne.

Dal marzo del 2020 tutto è cambiato e niente è stato, è né sarà mai come prima. Una frase used and abused, quasi dal sapore marzullesco, ma che rappresenta una verità inconfutabile, anche e soprattutto nello sport professionistico, dove nelle ultime due stagioni – soprattutto nell’ultima – è successo davvero di tutto. E chissà che cosa capiterà con le Olimpiadi di Tokio 2020, costrette a svolgersi in condizioni estreme, come già da noi raccontato in un precedente articolo.

Chi sono gli underdog?

Nel gergo anglosassone, si utilizza un termine inequivocabile per indicare nelle competizioni  sfavoriti e perdenti: underdog. Un termine mutuato dalle corse e dalle lotte dei cani, dove lo sconfitto era solito finire sotto (under) l’altro cane (dog) e che è divenuto il titolo di un film non memorabile del 2007 e di un paio di canzoni di Alicia Keys e dei Kasabian, entrambe invece meritevoli degli apprezzamenti raccolti in questi anni. 

Tutti gli underdog del 2021: dall’Italia al Lille

Ebbene, mai come in questa stagione gli underdog hanno trionfato in tantissimi campionati e coppe. Qualche esempio? Italia a Euro 2020, dove tutti pensavano che ogni partita degli azzurri sarebbe stata l’ultima e che nessuno avrebbe potuto intaccare la supremazia della Francia; il Chelsea in Champions League, che in finale ha battuto il Manchester City del predestinato Pep Guardiola, che non vince la Champions League dal 2011, da quando ha lasciato il Barcellona. L’elenco potrebbe continuare con Atletico Madrid nella Liga, la stessa Inter in Serie A e soprattutto il Lille in Ligue 1: le ultime due sono riuscite a spezzare il monopolio di Juventus e Psg che durava da anni.

Le finali Nba

Più delicato il discorso in materia NBA, le cui finals si sono appena concluse: avessero vinto i Phoenix Suns di Chris Paul sarebbe stato davvero clamoroso; il fatto che il titolo sia andato ai Milwaukee Bucks di Giannīs Antetokounmpo sorprende, ma sino a un certo punto. Antetokounmpo è un campione assoluto, destinato a diventare uno dei più grandi centri NBA di tutti i tempi, per quanto senza i vari infortuni che hanno condizionato i Los Angeles Lakers e i Brooklyn Nets la finale avrebbe visto protagoniste con tutta probabilità le squadre di Lebron James e Kevin Durant contendersi il titolo di Campioni del Mondo, come la NBA definisce i vincitori delle Finals. 

Cosa succederà alle Olimpiadi con gli underdog?

Così come spetterà alle Olimpiadi indicare se per gli underdog la festa sia finita o proseguirà a lungo: il compito di invertire la tendenza spetta al serbo Novak Đoković, che punta all’oro olimpico dopo aver vinto le prime tre prove del Grand Slam, in modo da completare con la vittoria agli Us Open qualcosa che nel tennis maschile è riuscita soltanto a Rod Laver nel 1962 e nel 1969: vincendo a Tokio e a Flushing Meadow eguaglierebbe quanto fatto da Steffi Graf nel 1998.

Altro favorito che non può sbagliare, il Team USA di basket, dove mancano tante superstar NBA ma i presenti (Durant, Lillard, Booker, i neo campioni Khris Middleton e Jrue Holiday) se giocheranno con l’intensità giusta e faranno tesoro degli insegnamenti di coach Greg Popovich, proseguiranno la striscia vincente che li vede imbattuti alle Olimpiadi dal 1992, quando esordì il Dream Team, a parte l’edizione del 2004 ad Atene, quando arrivarono terzi e furoni ribattezzati Nightmare Team. Se poi alzeranno il livello dello scontro sulla falsariga dei playoff NBA, vinceranno ogni gara con almeno 30/40 punti di scarto.

Un anno strano per gli atleti professionisti

Lo sport non ha quasi mai un finale scritto e questo lo rende affascinante più di qualsiasi altra cosa: di sicuro quest’anno gli infortuni hanno pesato come pochi altri fattori, in quanto anche atleti che hanno una cura maniacale e monacale del proprio corpo hanno dovuto più volte dare forfait. I loro motori sono stati stressati dall’aver praticamente giocato due stagioni consecutive senza fermarsi mai, così come non si può considerare che quasi tutti i campionati nazionali di calcio e gran parte di tutte le altre manifestazioni si sono svolte senza pubblico. Infortuni e assenza, arene e stadi vuoti.

… E per il Mondiali d’inverno in Qatar?

Impossibile che tutto ciò non abbia inciso nella testa e nel fisico di tanti atleti, molti dei quali non hanno ancora avuto modo di tirare il fiato: le Olimpiadi sono in corso, così come per molti calciatori già incombe l’incubo dei Mondiali del 2022, che si svolgeranno in Qatar dal 22 novembre al 18 dicembre. Come se non bastasse, sarà l’ultima Coppa del Mondo a 32 squadre: dal 2026 i partecipanti saliranno a 48.

Altro che corpi e cervelli degli sportivi sollecitati al massimo: qua si rischia di fondere tutto quanto. Poi ci si domanda perché anche tanti millennial iniziano a divertirsi di più con gli eSport, dove gli unici limiti sono quelli della connessione internet.

Leggi anche: