La crisi delle app di dating spalanca le porte dell’abisso per i millennial in cerca d’amore

21 Maggio 2020
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Ehi, morti di fifa, che ne sarà delle app di dating? Oggi abbiamo capito che esistono due tipi di persone: quelli che hanno conosciuto qualcuno in chat e quelli che mentono

Noi Millenial ci siamo abituati gradualmente alle applicazioni di dating o alle chat quindi non abbiamo mai vissuto (o per lo meno sofferto) quello stigma sociale che trapelava da una relazione nata grazie a una chat.

Noi sempre più individualisti, noi con più seguaci che amici. Signora mia dove andremo a finire noi, che ci siamo innamorati più dalle parole che degli sguardi?

Siamo una generazione di timidoni sociopatici ed è bene ammetterlo e prenderne coscienza. Appurato ciò, è innegabile che potenzialmente ciò che si scatena da una chat colpisca e coinvolga direttamente le nostre vulnerabilità più recondite.

Ammirare una bella foto è ormai cosa da tutti i giorni, alla quale non facciamo nemmeno più caso.

Avere una conversazione per iscritto e instantanea significa invece avere immediato accesso a qualcuno forse di più rispetto all’aperitivo con l’amico dell’amico.

Solitamente l’iter è: prima scrivi, poi parli, poi incontri; l’esatto inverso di ciò che facevano i nostri genitori.

Una volta implicati in una relazione si eliminano le app di dating e i relativi profili o, per lo meno, è quello che ci si aspetta da una relazione monogama.

Tenendo presente che nelle chat di ognuno di noi ci sono sentimenti, speranze, sogni e contraddizioni, questo periodo di quarantena ha portato a riflettere un po’ su tutto ma ancor di più ad analizzare questi meccanismi con più lucidità, aiutati da una dose massiccia della miglior medicina di sempre: il tempo.

Ogni storia è stata messa alla prova: sia quelle canoniche che meno, ognuno ha avuto la possibilità di riflettere su di sè e sul proprio futuro come mai in precedenza. Questo vale per le coppie, per gli amanti, ebbene sì, anche per i pescatori a strascico, altrimenti noti come felicemente single.

Source: Visual Capitalist

Se prima era normale organizzare un’uscita con qualcuno di piacevole, dopo aver verificato quei due parametri di compatibilità scorgibili da una chat, adesso si è tutto congelato a quella fase.

Ammesso e non concesso che le chat siano tra i primi ricettori di ludico autoerotismo, che cosa è successo a tutto quel carico di dopamina che, solitamente, veniva rilasciata più o meno regolarmente dalle nostre scatole craniche e/o multimediali?

Gli innamorati scalpitano, mossi dall’unica fonte di piacere a lor permessa.

I pescatori (sia a lenza che a strascico) si dicono in gran parte tranquilli, probabilmente sedati dalla mancata prospettiva e abbagliati da nuove attività assai meno stressanti e dispendiose.

Forse, in parallelo con le aperture dei locali pubblici, ricominceranno a chattare promettendo focose passeggiate nei parchi a due metri di distanza oppure, si renderanno conto della mediocrità di alcuni rapporti privilegiandone altri? Chissà.

Ma i veri eroi di questa quarantena sono loro: i single da poco. Loro hanno corso il rischio di inciampare nei propri passi. Manchevoli di nuovi stimoli, hanno respirato a pieni polmoni tutta la solitudine presente nell’aria circostante.

E , in parte rasserenati dalla staticità del momento, si sono rassegnati o caricati di buoni propositi o idee.

La vita è un flusso di stimoli che ci muove e ci ferma a seconda delle situazioni.  A chi non ha sfruttato questo periodo per mettersi alla prova come fidanzato, amante e sopratutto individuo, non resterà altro che reggere la sua canna, sulle sponde del suo fiume, in balia degli eventi.

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