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Google sarà capace o meno di tutelare la generazione Alpha?

12 Agosto 2024
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Quanto è difficile proteggere bambini e adolescenti online e sui social? Molto, ma i Big tech trovano troppe scuse

La richiesta di Google di archiviare un caso antitrust presso la corte federale degli Stati Uniti è stata respinta. Intervistati da Quartz, i funzionari di Google hanno detto che la campagna era di poco conto, ma che hanno «esaminato attentamente le accuse in merito all’elusione delle nostre policy» e stanno adottando «misure appropriate».

I fulmini sarebbero caduti, a quanto pare sulla rete vendita, colpevole di essere troppo tenera con quegli inserzionisti che le provano tutte pur di acchiappare un pubblico sensibile.

Mountain view si trincera dietro un passato che vuole venderci come immacolato e sulla costante attenzione che metterebbe nel proteggere bambini e adolescenti online, anche attivando iniziative aziendali frequenti.

Meta non ha risposto immediatamente alla richiesta di commento di Quartz, ma ha negato di aver commesso illeciti in alcune dichiarazioni al Financial Times.

Big Tech, tutte educande?

Però Meta è stata sottoposta a esami approfonditi per la sua incapacità di proteggere gli utenti adolescenti. Mark Zuckerberg si è perfino scusato pubblicamente per alcune inadempienze lo scorso gennaio durante un’udienza al Senato americano.

Le policy punitive sembrano essere a loro volta una foglia di fico, dato che i problemi più comuni non sono quelli. Nella realtà a nuocere ai ragazzi non sono tanto i contenuti a rischio reati sessuale sessuale, quanto le creatività che il neuromarketing costruisce per influenzarli. Le pubblicità nelle call to action di Instagram che puntano al target dei giovanissimi sulle piattaforme di Meta sono ancora a rischio di provocare danni alla salute.

Per esempio ci sono messaggi pubblicitari che mettono in discussione un aspetto fisico o difetti estetici sui quali i ragazzi si sentono particolarmente fragili, per poi offrire soluzioni più o meno credibili E tutta l’industria sta affrontando critiche per aver tratto profitto da réclame rivolta ai bambini .

Il Senato degli Stati Uniti ha appena approvato leggi progettate per ritenere i giganti della tecnologia responsabili dei danni causati ai minori dalle loro piattaforme. E altre sono in arrivo.

Una delle proposte di legge, il Children and Teens Online Privacy Protection Act, o COPA 2.0, vieta la pubblicità mirata ai minori e la raccolta di dati senza il loro consenso. Offre ai genitori e ai bambini la possibilità di eliminare le proprie informazioni dai social media.

Il secondo disegno di legge, il Kids Online Safety Act, richiede alle aziende tecnologiche di progettare piattaforme online in modo da mitigare o prevenire danni agli utenti, tra cui cyberbullismo, sfruttamento sessuale e uso di droghe.

La legge richiederà alle piattaforme di limitare la capacità degli utenti adulti estranei alla famiglia di parlare con i minori e di offrire strumenti per i genitori.