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Miti da sfatare in psicologia: dai mancini creativi alle donne senza orientamento

15 Maggio 2018
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Miti da sfatare in psicologia. Quanto di ciò che credete di sapere sulla psicologia è sbagliato? Moltissimo. Per esempio, avrete sentito dire che la psiche degli uomini è molto diversa da quella delle donne. Ma quanto sono davvero differenti?

 

E’ convinzione comune che gli uomini abbiano un senso dell’orientamento migliore. In effetti, la donna in media è più brava del 33% nei test svolti. Tutti sanno però, che le donne sono più abili degli uomini in grammatica e linguaggio. È vero, infatti i risultati ottenuti nei test dimostrano che gli uomini sono più bravi nel 33% dei casi rispetto alle donne. Potremmo andare avanti all’infinito mettendo cervello maschile e cervello femminile a confronto.

 

 

Ora parliamo del famoso test delle macchie di Rorschach. Cosa vedete? Probabilmente, due orsi, due persone o qualcos’altro. Cosa pensate che stiano facendo? Se pensate che si stiano salutando o battendo il cinque, allora siete persone amichevoli. Se pensate che stiano lottando, siete persone più cattive e aggressive.

Peccato che non sia affatto così. Questo test non ha nessuna validità nella diagnosi della personalità e non viene più usato dagli psicologi di oggi. In realtà uno studio recente ha scoperto che, quando si prova a diagnosticare la personalità di qualcuno con i test delle macchie di Rorschach, la schizofrenia viene diagnosticata in circa un sesto dei pazienti apparentemente normali.

 

Facciamo un altro quiz veloce per scoprire che tipo di approccio al mondo avete. Quando fate una torta, preferite usare:

  1. Un libro di ricette con immagini
  2. Ascoltare un amico che vi spiega cosa fare
  3. Mettere subito le mani in pasta, improvvisando

 

Ok, quindi se avete detto A avete uno stile di apprendimento visivo, se avete risposto B apprendimento uditivo, C uno stile di apprendimento cinestesico.

A parte il fatto che non è vero e che non ci sono prove scientifiche su questo: in studi sperimentali strettamente controllati quando si dà a qualcuno qualcosa da imparare nel proprio “stile preferito” o in uno diverso, la quantità di informazioni che si ricordano è sempre la stessa. Il modo migliore per apprendere non dipende da voi, ma da ciò che cercate di imparare. Riuscireste a guidare un’auto ascoltando qualcuno che vi dice cosa fare senza avere alcuna esperienza, anche se avete una memoria uditiva? Potreste ripassare per un esame di architettura con la danza interpretativa perché il movimento vi aiuta a ricordare? No.

Un altro tra i miti da sfatare in psicologia è quello secondo il quale l’emisfero sinistro del cervello sarebbe logico, bravo nelle equazioni, matematico, mentre l’emisfero destro sarebbe più creativo, quindi molto bravo nella musica e nell’arte. Peccato che quasi tutto ciò che facciamo comporta l’intercomunicazione tra le diverse aree del cervello e quindi questa è palesemente una convinzione troppo rigida. Un’altra versione di questo mito è che i mancini siano più creativi dei destrorsi. Secondo il ragionamento sbagliato di prima, avrebbe senso perché ciascun emisfero controlla lati opposti del corpo. Quindi nei mancini il lato destro del cervello è leggermente più attivo rispetto a quello sinistro, e l’idea è che il lato destro sia più creativo. Ora, non è vero di per sé che i mancini siano più creativi dei destrorsi. Ma è vero che gli ambidestri, o le persone che usano entrambe le mani per diversi scopi, siano più creativi di coloro che usano una sola mano, perché essere ambidestri implica che i due emisferi comunichino molto tra loro, cosa che sembra partecipare alla creazione del pensiero flessibile. Il mito del mancino creativo nasce dal fatto che essere ambidestri è più comune tra i mancini che tra i destrorsi quindi c’è un pizzico di verità nell’idea del mancino creativo. Ma non molta.

 

 

Tra i miti da sfatare in psicologia di cui avrete sentito parlare c’è quello secondo cui usiamo solo il 10% del nostro cervello. Questo è, di nuovo, inesatto. Quasi tutto ciò che facciamo, anche la cosa più banale, richiede l’uso della maggior parte delle aree corticali. Detto questo, ovviamente, è vero che gran parte di noi non usa il cervello al massimo delle possibilità.

Questo si lega all’idea che le punizioni possano migliorare le prestazioni. Concezione che si è tentato di verificare, in parte, nel famoso studio di Milgram su apprendimento e punizioni. La storia è che i partecipanti erano pronti a dare scosse elettriche, che credevano essere fatali, ad altri partecipanti quando questi davano la risposta sbagliata ad una domanda, solo perché qualcuno in un camice bianco aveva detto loro di farlo.

Questa storia è ascrivibile al lungo elenco “miti da sfatare in psicologia” per tre ragioni. Primo ed essenziale: i camici non erano bianchi, ma verdi. Secondo, ai partecipanti era stato detto prima dell’esperimento che le scosse potevano essere dolorose, ma non letali e non avrebbero causato danni permanenti. Terzo, i partecipanti non davano le scosse solo perché qualcuno col camice aveva detto loro di farlo. Quando sono stati intervistati dopo lo studio, tutti loro hanno detto di credere fermamente che lo studio su apprendimento e punizione servisse per uno scopo scientifico meritevole, che avrebbe contribuito al progresso della scienza.

 

Un mito che a volte viene diffuso dai sociologi è che le nostre preferenze in un partner romantico sono un prodotto della cultura. Ma, in realtà, i dati non lo confermano. Uno studio famoso fatto su persone provenienti da 37 culture diverse, dagli americani agli Zulu, chiedeva loro cosa cercassero in un partner. In ogni cultura del mondo, gli uomini davano più valore all’aspetto fisico in un partner rispetto alle donne, e ancora in ogni cultura le donne davano più valore degli uomini all’ambizione e al guadagno. Gli uomini preferivano donne più giovani di loro di 2,66 anni in media, e in ogni cultura le donne preferivano uomini più vecchi di loro, di 3,42 anni in media.

Tra i miti da sfatare in psicologia, quello peggiore riguarda la psicologia in sé, vista troppo spesso solo come una serie di teorie interessanti:  tutte direbbero qualcosa di utile ma non servirebbero a un gran che e non sapremmo mai se siano vere o no. Quello che spesso sfugge è che le teorie psicologiche sono sperimentabili empiricamente, e l’unico modo per capire come funziona il cervello è confrontare le previsioni con i dati ottenuti da studi sperimentali strettamente controllati.

 

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