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Tu che dici: non sono geloso. Balle! La vita prima o poi ti farà ricredere

13 Aprile 2018
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Tu che dici: “Guarda, io non sono geloso. Proprio per niente. Per me lei può fare quel che vuole, io neanche ci penso a queste cose”. Ecco, tu, evidentemente, non hai mai avuto motivo per esserlo, geloso. Però la gelosia sta nascosta da qualche parte dentro di te, come una fialetta di nitroglicerina. E, con un urto abbastanza forte, di tutta la tua sicurezza e indifferenza non rimarranno che poche patetiche ceneri.

Da cosa nasce la gelosia? Per la maggior parte di noi la gelosia ha a che fare molto più con l’orgoglio che con l’amore. Finché la tua atavica sicurezza da maschio inseminatore non viene scalfita, va tutto bene e puoi ripetere al bar, tutto giuggioleggiante, “io non sono geloso”. Ma appena ti rendi conto, nel concreto, che no, non sei l’unico esemplare umano dotato di pene, che no, non sei l’unico uomo che lei può desiderare, e ne hai le prove… lì ti ritrovi faccia a faccia con i mostri e le insicurezze da cui una lunga serie di fortunate coincidenze ti avevano sempre tenuto lontano.

A me, per esempio, è capitato questo. Stavo da tre anni con una ragazza. La passione si era spenta da tempo. Negli ultimi mesi, per avere un’erezione con lei dovevo chiudere gli occhi e immaginarmi un’attrice, un’amica, la cassiera del supermercato, la tabaccaia. E la tradivo, la mia ragazza, naturalmente. Con quel fiuto canino per le corna che hanno le donne, lei lo sapeva, naturalmente. Così mi ha lasciato. Io, all’inizio, mi sono sentito liberato. Si vede che doveva andare così, mi sono detto. Adesso ho un bacino di utenza di qualche miliardo di donne tra cui scegliere in libertà e buona coscienza, mi dicevo. Però succede che lei mette su Facebook una foto in cui si abbraccia con un tizio, che tra l’altro le avevo presentato io. Lo conoscevo non troppo bene, ma lo conoscevo, quel tizio. Uno di quei tizi che consideri istintivamente inferiori a te. Quella foto l’ha messa per provocarmi, non sa più dove sbattere la testa, poverina, mi dico. Il giorno dopo lei mette una foto in cui gli sta in braccio. Ora sta esagerando, ma chi se ne frega, io non sono geloso, mi dico tenendo stretta la mia sicurezza per i capelli. Il giorno dopo ancora, lì, su Facebook, in mondovisione, eccoli che si baciano con metri di lingua. E la mia fiala di nitroglicerina e orgoglio fa BUM!

Come un cane che sgranocchia tutto contento un osso al parco. Ecco che lì di fianco arriva un secondo cane con un altro osso, magari più piccolo e secco. Ma il primo cane, che è un animale, a quel punto lascia perdere il proprio osso e si butta su quello del suo simile, ringhiando e sbavando. È una mera, squallida questione territoriale, di possesso. Così, quel tizio che consideravo istintivamente inferiore, adesso iniziavo a rivalutarlo, invidiarlo, idolatrarlo. Forse, in qualche modo, era più affascinante di me. Forse sapeva cucinare, scrivere, fare l’amore meglio di me. Forse aveva uno zio ricco da far schifo, una casa a Beverly Hills, un jet privato. Forse era intelligentissimo. Forse aveva un pene più grosso di me. Da quel momento non ho fatto altro che spiare i loro profili social, in un misto di disperazione ed eccitazione. Adesso non dicevo più “io non sono geloso”, manco per niente lo dicevo. Lei, con il suo solito fiuto canino, in qualche modo lo sentiva. Così non passava giorno senza che pubblicasse foto che la ritraevano insieme al tizio in pose non troppo lontane da un soft porno.

E sapete io che facevo? Mi masturbavo. Tre, quattro, cinque volte al giorno. Sfogavo così la mia neonata gelosia, un sentimento orribile e potente che non avevo mai imparato a controllare. Mi immaginavo, nel dettaglio, loro due a letto. Le pose, le parole, i liquidi. E, ricordate? Fino a una settimana prima, con lei, non riuscivo neanche ad avere un’erezione. Adesso, più mi auto-umiliavo con il computer aperto sul lavandino, io seduto lì sul water… più mi pentivo di come avevo trascurato la mia ragazza. Adesso assicuravo che la amavo, perdutamente. Naturalmente era solo orgoglio. Dopo qualche mese di dimagrimento, occhiaie e pianti a dirotto, la malattia per fortuna passò. Ma “io non sono geloso” non l’ho mai più ripetuto.

Ero come un ragazzino viziato a cui hanno rotto il giocattolino, d’accordo. Ma tutti noi, in una qualche misura, lo siamo. Quindi, d’ora in poi, prima di assicurare e spergiurare “non sono geloso”, ripensate alla mia storia grottesca.

 

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