Impotenza appresa: come superare una situazione di immobilità psicologica?

8 Maggio 2023
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Martin Seligman insegna

Una delle prime nozioni di Psicologia Generale che ho studiato all’università è stato il concetto di impotenza appresa, tratto da un esperimento dello psicologo statunitense Martin Seligman. In questo esperimento degli animali abituati a non avere vie di fuga da un pericolo venivano posti in una condizione in cui era possibile uscire, ma si ritrovavano comunque incapaci di scappare, atteggiamento dovuto a uno stato di rassegnazione. Stavano quindi immobili, senza uscire dalla gabbia.

Questo concetto indica una condizione in cui le persone possono apprendere di non aver controllo su ciò che accade loro in alcune situazioni e sono incapaci di porsi in maniera attiva nella risoluzione della propria condizione di vita

Dall’esperimento alla vita di tutti i giorni: cosa comporta l’impotenza appresa?

Ci sono tanti esempi che possiamo individuare sia nella realtà clinica dei pazienti che nelle situazioni che intorno a noi. Esistono persone che pensano di non riuscire a cambiare la propria vita perché non avranno mai occasione per farlo (parliamo, ad esempio, di un cambiamento di coppia, oppure di un cambiamento lavorativo) e quando questa si presenta non prendono la decisione di abbandonare finalmente la situazione che per loro costituiva fonte di disperazione, attribuendo però ad essa la principale ragione del loro malessere.

Scelgono, o non scelgono, di stare immobili, lamentandosi nella rassegnazione. Spesso questi soggetti tendono a costruirsi la propria prigione, rendendosi incapaci di essere liberi, perché percepiscono questa libertà come una condizione troppo spaventosa da affrontare.

Questa tendenza si manifesta spesso nel vivere male in coppia, attribuendo però l’impossibilità di separarsi ai figli o a una condizione economica, oppure nel non cambiare lavoro perché convinti di non poter trovare una condizione altrettanto “sicura”, sopportando un ambiente tossico o un lavoro demansionato, al di sotto delle proprie capacità. 

La consapevolezza è la chiave

La cosa più pericolosa è essere ignari di questo meccanismo e attribuire ad entità esterne tutte le colpe dei propri fallimenti. L’inconsapevolezza crea confusione e può portare a una grave forma di depressione non riconosciuta come tale e/o a delle somatizzazioni di varia natura (per esempio gastriche, dermatologiche, episodi di cefalea) o a disturbi del comportamento alimentare. Questi effetti porterebbero poi poi, paradossalmente, a curare solo per le patologie a cui si attribuiscono i sintomi, che sono invece solo la punta dell’iceberg.

La consapevolezza è la base da cui partire per la risoluzione dei problemi e il miglioramento della propria vita. 

Oltre alla psicoterapia, che rimane il migliore strumento per la risoluzione di questa situazione di blocco ovvero di “impotenza appresa”, si possono affiancare altri strumenti per aiutare ad aumentare la consapevolezza attraverso esercizi che coinvolgono anche il corpo, come le tecniche di mindfulness e lo yoga. 

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