Noia cosa fare? Vorrei che prima risaliste con il pensiero all’ultima volta in cui vi siete annoiati. Per annoiarsi intendo un lasso di tempo di durata variabile durante il quale non sapevate che cosa fare, un pomeriggio di quelli senza impegni che sembrano non passare mai. Quand’è stata l’ultima volta che vi è capitato di trovarvi in una situazione simile?
Ma soprattutto quand’è stata l’ultima volta che in questa condizione avete deciso di rimanerci? Oggi come oggi è difficile trovare un momento da dedicare alla noia: tendiamo a riempire qualsiasi spazio di tempo vuoto con il nostro smartphone o tablet, oppure accendiamo la tv per riempirci la testa di qualsiasi informazione. Una sorta di sindrome da horror vacui. A me capita, ad esempio, di non sapere cosa fare mentre attendo un’amica e di mettermi a scorrere la pagina di Instagram; oppure, di arrivare a fine giornata stremata dalla stanchezza per gli impegni frenetici, lamentandomi di non avere un minuto di tempo libero. Ma non potrebbe trattarsi forse di una tendenza a evitare (in maniera più o meno consapevole) quel senso di inquietudine che il non avere impegni, e quindi l’annoiarsi, porta con sé?
Noia cosa fare? Prima cerchiamo di capire che cos’è, la noia. La noia è una condizione che non conosciamo più, è uno stato transitorio dell’essere che evitiamo il più possibile. Questo perché annoiarsi significa anche stare da soli con noi stessi e farlo, oggi, è sempre più difficile. Significa fermarsi, lasciare volare il pensiero, liberare la mente da tutte le cose di cui si riempie durante il giorno, e questo, il più delle volte, porta con sé una sensazione di vuoto. Tale condizione ci rende irrequieti e l’irrequietezza è uno stato d’animo che non è sempre facile gestire. Ma la noia, l’ozio degli antichi greci e romani, è una tradizione che ha le sue radici negli anni che precedono la nascita di Cristo e in tutto questo tempo ha dimostrato di possedere molti benefici.
Banalmente, dalla noia nasce la creatività: numerose opere dei più grandi artisti di tutti i tempi nascono dalla noia. Ma la creatività è utile a tutti, non solo agli artisti! Ciascuno di noi ne è dotato, almeno da un punto di vista anatomico. Il nostro cervello si compone infatti di due emisferi: la parte sinistra è dedicata al pensiero logico e razionale, quindi alla matematica, alla lettura e, più in generale, a tutti quei ragionamenti che per svilupparsi hanno bisogno di un pensiero lineare; l’emisfero destro si nutre invece dell’istinto, della creatività in ogni sua forma artistica, è la sede dei sogni e dell’inventiva.
E’ proprio nella parte destra del nostro cervello che si sviluppa il pensiero creativo da cui derivano attività come il brainstorming (tecnica creativa di gruppo utilizzata soprattutto in contesti aziendali per fare emergere idee per la risoluzione dei problemi), il problem solving (da intendersi come una delle più complesse funzioni cognitive che consiste nell’abilità di trovare una soluzione a qualsiasi tipo di problema) e l’intuito. Questi modi di ragionare ci aiutano a risolvere in maniera efficace difficoltà all’ordine del giorno, nella vita lavorativa così come in quella privata. Affinché il pensiero creativo cresca e dia i suoi frutti, è fondamentale che il seme venga, oltre che impiantato, anche ben coltivato.
Quando al ristorante i bambini di una coppia stanno incredibilmente in silenzio è perché hanno gli occhi fissi sul gioco o sul cartone animato proiettato sul grande piccolo schermo del tablet. Che si tratti di più di una noia dei genitori che in quell’ora di svago non hanno voglia di rincorrere i loro figli, penso sia un qualcosa di assodato. Ma, in generale, il pensiero creativo ha bisogno dei giusti nutrienti fin dalle prime fasi dello sviluppo per cui, cari Millennial genitori, lasciate ai vostri bambini del tempo per annoiarsi cosicché possano inventarsi da soli un nuovo modo di giocare. Noia cosa fare? Per chi è Millennial, genitore o no: imparate a coltivarla, quando vi capita, al posto di scacciarla.
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