Secondo gli ultimi dati Istat il record negativo del più basso numero di nascite raggiunto nel 2020 in Italia è stato nuovamente superato nel 2021, con 400.249 nati.
Aumentano sensibilmente le donne senza figli, che sono 1 su 4 per le nate nel 1980, vale a dire circa il doppio rispetto alla generazione del 1950.
Nel corso degli ultimi decenni cala inoltre il numero medio dei figli per donna e aumenta l’età media alla nascita del primo figlio, con il conseguente fenomeno della riduzione dei secondi figli ed una diminuzione drastica dei terzi figli e oltre.
Da desiderio a progetto
Tuttavia, non sono solo i cambiamenti sociali responsabili del calo della natalità. La percentuale in Italia di infertilità è del 15% e, nonostante le tecniche di fecondazione assistita o Pma (procreazione medicalmente assistita) siano sempre più all’avanguardia, tante coppie non riescono a concepire un figlio. Le percentuali di successo differiscono a seconda del tipo di tecnica e soprattutto dell’età della donna e delle cause di infertilità. La probabilità cumulativa di ottenere una gravidanza, facendo una media tra i diversi fattori, è stata calcolata in circa il 20-30% per ciclo.
Il desiderio di concepimento si trasforma quindi spesso in un progetto di concepimento, ci si chiede già prima di iniziare se si sarà tra quei fortunati che riescono ad avere un figlio naturalmente, preparandosi già all’eventualità di ricorrere alla Pma.
E se all‘inizio c’è una magica speranza di vedere realizzato quello che non è stato possibile in natura, quando non si riesce a concepire dopo vari tentativi o la gravidanza si interrompe, le ripercussioni psicologiche sono notevoli.
Da progetto a ossessione: la sofferenza di chi non riesce a concepire
L’obiettivo di avere un figlio diventa pervasivo, il sesso un atto dovuto e meccanico. Il dramma di non riuscire a concepire si trasforma in un’ossessione che occupa tutti gli spazi vitali, perdendo di vista il desiderio da cui è partito e creando un deserto emotivo intorno. Tutto diventa senza senso e al contempo disturbante, soprattutto se riguarda il tema gravidanza/bambini di persone vicine o, in casi estremi, anche di estranei. Si può arrivare a provare rancore nei confronti di chiunque aspetti un bambino e insofferenza solo alla visione di passeggini e di neonati.
Un rischio è quello di creare una frattura con il partner e una perdita di interesse per tutto quello che c’era prima, arrivando non solo ad uno stato depressivo, ma ad un vero e proprio non senso esistenziale.
Come affrontare la delusione del fallimento?
Una strategia per uscirne è quella di ripartire dalla propria identità di prima, riprendere in mano la vita e, a lungo termine, darsi dei nuovi obiettivi.
Per chi invece non ha ancora cominciato il percorso e si accinge a farlo è opportuno crearsi un piano alternativo, nel caso in cui il tanto atteso bambino non dovesse arrivare.
Non è facile salvarsi né salvare la coppia dopo un percorso di procreazione non andato a buon fine. Solamente attraversando il dolore, con la consapevolezza di quello che si è passato e di quello che si è, si può trasformare l’esperienza vissuta in un nuovo progetto di vita.