L’ultimo disturbo mentale del millennial: l’ansia da riscaldamento del pianeta
Perché un soldato romano di stanza in Illiria nel 200 a.c. provava solo lo 0.01% della nostra ansia?
Una volta esistevano poche forme di disturbo mentale. Per il popolo, una era genericamente lo stato di esaurito l’altro era il dare di matto. Poi, per fortuna ci hanno spiegato che di disturbi ce ne sono a centinaia. E oggi forse siamo all’esagerazione. Si etichettano i disturbi che manco Darwin con l’origine delle specie.
Del resto se ci pensate è tutta colpa di quanto il mondo è diventato e sta diventando complesso. È così incasinato che per far fronte alla nostra incapacità di affrontarlo tocca inventare ogni volta un nuovo e strano disturbo mentale.
Prendiamo l’esempio del disturbo da stress climatico. L’anno scorso, l’APA ha scritto un rapporto che parla di come i disastri naturali e il cambiamento del clima stanno impattando sul nostro cervello, creando effetti psicologici cronici.
Non ci pensiamo mai a quanto le informazioni di cui disponiamo oggi siano tante e tali da metterci addosso stress e sofferenza. Lo stress post traumatico da cambiamento climatico, che detto così sembra una barzelletta, prima o poi con questo nome o con altri sarà probabilmente riconosciuto come il disturbo mentale definitivo del XXI secolo. Ma non è certo l’unico.
Il perché di un disturbo mentale
Come possiamo stare così male, essere così vittime di strani disturbi mentali se il progresso ci ha fatto vivere meglio di tutte le altre generazioni dei secoli passati? Nel Medioevo nessuno aveva accesso a qualcosa di vagamente simile a Wikipedia, manuale istantaneo disponibile sempre e ovunque.
Se il pianeta fosse stato sul punto di sciogliersi, un soldato romano di stanza in Illiria non avrebbe mai potuto neanche lontanamente averne sentore.
A fregarci è una logica sciocca, che ci fa credere sempre alla scienza. Gli economisti sostengono che siamo le persone più fortunate della storia, e relega il disturbo mentale a una sorta di capriccio dell’uomo contemporaneo.
Non siamo robot e oggi siamo di fronte a veri tsunami di informazioni che ci mettono di fronte a prospettive catastrofiche. È questo che ferisce nell’intimo dell’anima e aumenta quell’ansia fastidiosa che genera i più strani disturbi mentali.
Oggi possiamo leggere, conoscere, pensare, soffrire, per la prospettiva nefasta della morte del pianeta, per la fine della democrazia, della società, dell’ecosistema, degli orsi bianchi, degli iceberg e quindi per un futuro che non è più a tempo indeterminato.
Conosci qualcuno senza ansia da climate change? Problemi di sonno, angoscia, depressione. Un costante senso di tristezza: lasciar andare un passato che non tornerà è devastante. Stiamo perdendo troppe cose che contano tanto, e le stiamo perdendo tutte in una volta.
Per questo perdiamo la magia di Eros, la forza vitale, la voglia di vivere, di prosperare, di crescere in modo autentico, completo e feroce. Lo strano disturbo mentale è lì, la nostra volontà di vivere pienamente, svanisce ed è sostituita da un impulso di autodistruzione. Quello che sta sostituendo la libido creativa è Thanatos, l’istinto di morte. L’impulso della vendetta quando qualcuno interrompe il nostro cammino verso la vetta.
La verità è che siamo circondati da Thanatos. La tecnologia, i social media, fanno parte di una potente forza di Thanatos. Piuttosto che offrirci un’autentica trascendenza, come guardare un bel tramonto, non ci offre altro che narcisismo sfrenato.
Anche il capitalismo che ha regge questa tecnologia è Thanatos. Ti dice che sei intrinsecamente privo di valore, quindi alla fine sei soltanto in competizione per essere l’unico che conta, con più soldi, gadget, belle fighe o bei maschioni e così via.
Ed è così, in maniera malignamente circolare che si arriva alla causa del nostro disturbo mentale: un pianeta che si sta sciogliendo, la società a brandelli, le nazioni chiuse a riccio. Thanatos è l’impulso di rovinare, distruggere e saccheggiare, in modo che uno possa stare in cima al relitto.
Il clima radical chic
Questo è un secolo difficile. Ma la cosa più difficile, forse, sarà la sfida di costruire un mondo su un vero Eros e non su Thanatos. L’élite radical chic degli over 50 oggi è sotto accusa: ha scambiato, consumato e divulgato il concetto di eros come impulso alla sessualità libera, al genderless. Ma non ci ha mai creduto veramente. L’apertura mentale è un’ottima scusa per sentirsi una spanna sopra gli altri, un portentoso modo per distinguersi.
E per arroccarsi in una identità “di sinistra” illuminata, colta ma capace, come ora, di ritenersi dalla parte giusta, nei suoi circoli dei centri metropolitani, fingendo di non vedere le masse incazzate delle periferie. O, peggio, ancora convinta di poter convincere il povero a seguire la sua ideologia, spacciandola per molto più importante dell’esigenza di sfamarsi.
L’ossessiva attenzione al genere e alla sessualità che mostra la sinistra in piazza è soltanto una piccolissima parte dell’idea di Eros. L’eros più correttamente compreso è l’istinto di fondersi, di essere uno. È quello che noi millennial abbiamo cominciato a sentire durante le nostre prime incursioni a ballare in una discoteca negli anni 90 o al bar con gli amici, o quando vedi il sorriso di un bambino piccolo. Non è solo il sesso, come la sinistra di oggi intende vendere alle giovani generazioni.
La speranza nei GenZers
Un mondo costruito su Eros premierà l’adempimento di ogni essere al suo interno in quanto è la prima priorità. Superare lo strano disturbo mentale che ha attanagliato la generazione X, in parte la Y, sarà un’azione semplice per i GenZers, e ne abbiamo già dei segnali. Perché esigono di maturare in grazia, verità, decenza, coraggio, sfida, saggezza, passione, intuizione, amore. Senza i filtri polverosi di destra e sinistra e dei loro rappresentanti.
Lontani anni luce da chi oggi a 15 anni sa benissimo che il danno della tecnologia invasiva va limitato, che accumulare (soldi, case, auto, foto nel telefono) è un inutile esercizio di un potere che non c’è più.
Quando le persone sono minacciate, arriva Thanatos. L’impulso di autoconservazione prende il sopravvento. Avendo costruito un sistema di Thanatos attraverso consumo, tecnologia e altre minchiate, abbiamo anche costruito un mondo in cui l’individualità delle persone è costantemente minacciata, per mancanza di denaro, tempo o cura. E dunque, abbastanza naturalmente, tutti cercano di preservare se stessi, invece di trascendere dolcemente se stessi.
Ma allora alla fine è soltanto l’angoscia per il cambio climatico, il disturbo mentale che ci travolge? No. Ci rattristiamo, siamo ansiosi, temiamo la perdita di qualunque cosa abbiamo posseduto o vissuto. Ma qui i ghiacciai non c’entrano. C’entra il fatto che è stato perso l’Eros in tutto il mondo oggi. Nella furia che sta investendo il mondo, l’appartenenza, il significato, lo scopo. Nella rabbia che sta travolgendo paese dopo paese, per essere riconosciuto come qualcuno che conta.
Guarire e rinascere
Oggi la finanza, il consumo compulsivo e la tecnologia ci hanno portato a rinunciare alla volontà di vivere pienamente, autenticamente, onestamente, in modo espansivo. Ora abbiamo bisogno di guarire da quello strano disturbo mentale causato da ciò che abbiamo appena elencato sopra. Dall’ansia e dalla paura, l’isolamento e l’insensatezza che ci hanno portato. Abbiamo bisogno di addolorarci e di soffrire profondamente per tutto ciò che abbiamo ferito, ferito, perso, abbandonato e rovinato, per poter vivere di nuovo.
L’alternativa è, come è sempre stato, la morte. L’età di Thanatos sta volgendo al termine. Ma inizierà l’era dell’Eros? Questa è la vera domanda.
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