È nel 1999 che l’ONU istituisce la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Tema sempre caldo, anzi caldissimo, e molto delicato. Ma i tipi di violenza domestica non si esauriscono qui. Seppure più raramente, e in forme meno eclatanti, a volte le vittime sono proprio gli uomini. Ma iniziamo a fare chiarezza: che cosa intendiamo per violenza? E per vittima?
Il tema sui tipi di violenza è delicato per molte ragioni. Nel tempo si è gradualmente abbandonata una visione statica della dualità vittima-carnefice, ma si riconoscono “responsabilità” in entrambi i ruoli. Nel caso della vittima, è preferibile utilizzare la parola possibilità al posto di responsabilità.
Pensiamo al significato di questa parola. L’enciclopedia Treccani parla di “Il fatto di essere possibile, la caratteristica di ciò che può esistere, realizzarsi, avvenire”. Questo termine apre a un mondo di pensieri e azioni che lascia grande spazio anche alla vittima. Possibilità di difendersi, di tutelarsi, di denunciare. Ad esempio opponendosi al silenzio e trovando accoglienza in diversi centri dedicati alla tutela delle vittime di violenza.
I numeri parlano chiaro e, seppur alti, stiamo assistendo a una diminuzione. Dall’inizio dell’anno, i femminicidi nei primi 9 mesi sono stati 32. I cosiddetti “reati spia” come lo stalking, le percosse e i maltrattamenti, sono anch’essi in diminuzione: da quasi 10.000 casi registrati nel 2017, a 8.400 registrati nel 2018.
Di contro, ciò che aumenta e che fa ben sperare, sono i numeri di denunce e arresti. Questo non indica una maggior quantità di casi, ma un accresciuto coraggio di denunciare, grazie anche alla possibilità di ricevere accoglienza e tutela tramite diversi servizi.
Il numero di centri antiviolenza è aumentato in maniera evidente negli ultimi anni e ha di recente permesso la condivisione della prima indagine ISTAT sui servizi offerti da questi centri. Emerge che, nel 2017, più di 49.000 donne si sono rivolte a un centro antiviolenza. Di queste, quasi 30.000 hanno deciso di iniziare un percorso per uscire dalla violenza tramite il supporto offerto dai servizi, che va dal “semplice” ascolto, al supporto psicologico e legale, fino all’orientamento al lavoro.
Ma ampliamo la nostra visione ad altri tipi di violenza. La parola vittima è un termine di genere femminile che ci porta a immaginare più spesso una donna come oggetto di violenza. In realtà, anche se in numero nettamente minore, non mancano i casi di violenza avanzata sugli uomini per mano delle donne.
Si tratta di una violenza tendenzialmente meno fisica e meno carnale, ma pur sempre di violenza si tratta. Accuse, insulti, percosse lievi e ricatti sono alcune delle manifestazioni più frequenti di violenza delle donne sugli uomini. Per non parlare dei casi di divorzi e separazione, dove si trovano facili strumenti per “annientare” il partner dal punto di vista economico o di riconoscimento del ruolo paterno.
I dati sono più difficilmente accessibili e le pubblicazioni sono scarse. Questo anche perché è più difficile che un uomo denunci alle autorità un maltrattamento per mano della sua partner. Nonostante ciò, anche in questo caso i numeri parlano chiaro e si evidenzia che la violenza domestica è bidirezionale.
Questo per dire che la violenza è violenza, qualsiasi sia il sesso del carnefice. A prescindere dai diversi tipi di violenza, la prevenzione resta la miglior arma: trova la forza di denunciare, che tu sia uomo o donna.
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