Una volta qui era tutto multitasking: la distrazione è sottovalutata
A Nobilita, il festival della cultura del lavoro, si è parlato di economia dell’attenzione e di soglie più o meno accettabili, con le giornaliste Claudia Spadoni, Lisa Iotti, il saggista Francesco Russo. Pronti a frantumare il tabù?
A Milano c’è un bel sole e si può pranzare all’aperto. La cameriera elenca i piatti del giorno: pasta con zucchine e grana, ombrina al forno, insalata di pollo. Ordino la pasta, mio marito fa lo stesso. Gli chiedo come mai non abbia preso l’insalata di pollo, uno dei suoi piatti preferiti. “Ma l’insalata di pollo non c’era!”.
Mi sembra la migliore introduzione a quello che dovrò fare un’ora dopo: moderare un talk sul tema della Distrazione nella prima giornata di Nobilita Festival, il festival della cultura del lavoro ideato da Senza Filtro e Fiordirisorse, quest’anno di scena a Milano.
Un’ora di chiacchierata nella quale mettiamo in fila problemi e soluzioni: dei primi parla la giornalista e inviata di Presa Diretta Lisa Iotti nel libro 8 secondi. Viaggio nell’era della distrazione (ilSaggiatore), le seconde le propone Francesco Russo, esperto di economia dell’attenzione, in Burattini per scelta? (Dario Flaccovio Editore).
Nei social nulla accade per caso: lo dice James Wilson Williams, ex stratega di Google che Lisa Iotti ha incontrato e intervistato e che oggi, trovata un po’ di pace nella sempre più nutrita schiera di pentiti del tech, ci mette in guardia dai pericoli delle piattaforme interessate a catturare la nostra attenzione per scopi non certo filantropici.
La nostra soglia di attenzione si è ridotta a 8 miseri secondi, e tutto questo non può che riflettersi nel nostro modo di pensare, di agire, di lavorare. Una volta qui era tutto multitasking: la parola più (ab)usata per descrivere la capacità di fare due cose nello stesso momento non è ancora passata di moda (non del tutto, almeno): ce la giochiamo ai colloqui di lavoro, pure con un certo gusto, tra l’onnipresente “resilienza” (ouch!) e la rediviva “assertività”. Quello che ci è completamente passato di mente è che nemmeno il computer riesce a fare due cose insieme, figuriamoci noi (e dunque no, non puoi guardare le storie di Instagram e allo stesso tempo ascoltare la persona davanti a te).
Siamo dipendenti da tecnologie che stressano il nostro cervello e inquinano le nostre giornate, rendendoci manipolabili e facili da condizionare: i burattini di cui parla Francesco Russo, che pure non vede tutto così nero come può sembrare. La buona notizia è che la mente si può allenare, per esempio smettendo di delegare alla tecnologia attività che possiamo svolgere noi (come alzarsi dal divano per cambiare canale). Si tratta di allestire una sorta di palestra per esercitare i nostri circuiti neuronali. Chi ci sta?
Metà del pubblico è col naso sul cellulare, altri staranno pensando alle lavatrici da fare o al messaggio WhatsApp a cui rispondere ASAP. Magari cominciamo domani.
LEGGI ANCHE:
I genZer e l’insoddisfazione sul lavoro
Lo smart working è il presente e il futuro: i consigli dell’esperta per stare a galla