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In quarantena dormiamo male per colpa dell’evoluzione

7 Aprile 2020
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Sono le 1.26 del mattino del 7 aprile. Con domani, saranno trascorsi i primi 30 giorni di lockdown. Sale lo stress, cala il sonno.

 

È passata l’iniziale fase di smarrimento che ha colpito l’Italia intera. Quando non era ancora ben chiaro a tutti quanto dolore avrebbe portato questo virus.

È passata la fase caratterizzata da una reazione euforica: i social che si riempiono di immagini e meme divertenti ci permettono di sfogare parte della paura tramite l’ironia.

Questa fase sembra essere durata di più di quanto ci si aspettasse, ha tenuto botta perché fortunatamente lo spirito italiano è caratterizzato anche da umorismo e sarcasmo.

È superata anche la fase del siamo guerrieri: “alla fine ci chiedono di stare in casa, pensiamo ai nostri nonni che sono andati in guerra, chissà cos’hanno dovuto sopportare”.

Lo stress da isolamento

Lo stress cui siamo sottoposti tocca livelli altissimi. E per quanto ci sforziamo di dare una routine ai giorni che si susseguono per non farli sembrare tutti uguali, per quanto ci sforziamo di occupare la giornata con attività che solitamente sacrifichiamo, lo stress e la preoccupazione si fanno sentire.

Attaccano dove possono e quando ti prendono, non ti lasciano.

 

Le fasi del sonno sfasate

Non c’è da stupirsi se in questo periodo (o in certi casi fin dall’inizio dell’epidemia) le fasi del sonno sono alterate. Uno dei pochi momenti in cui il nostro cervello potrebbe anche se solo apparentemente riposarsi, viene assalito da pensieri e preoccupazioni.

Una delle sintomatologie più diffuse legate a stress è l’alterazione delle fasi di sonno che possono provocare un addormentamento tardivo, un risveglio precoce, o un sonno pieno di produzioni oniriche a contenuto ansiogeno. Gli incubi, insomma.

Svegliarsi più volte nel corso della notte interrompe il naturale susseguirsi delle fasi REM e non-REM del sonno, aumentando la possibilità di ricordare in maniera vivida i sogni. Se questi hanno un contenuto ansiogeno, è facile poi che gli effetti impattino l’umore del giorno successivo. 

 

Perché lo stress si appropria in quell’unico momento di distacco da notizie e preoccupazioni?

La risposta arriva, come spesso accade, dalle parti più arcaiche del nostro cervello.

Spiega la professoressa Roxanne J Prichard che si tratta di una strategia evolutiva alla sopravvivenza. Siamo in una situazione di pericolo, quindi il nostro organismo non si permette di addormentarsi per tante ore consecutive. È come se ci trovassimo in una zona piena di predatori, o in guerra, appunto. Nessuno può permettersi di dormire per così tanto, dobbiamo essere vigili per prepararci ad una eventuale fuga.

Come dormire bene in quarantena?

Ahimé, non c’è una formula magica per ristabilire un regolare ciclo di sonno a eccezione dei classici consigli. Cercare di coricarsi e di puntare la sveglia sempre alla stessa ora, evitare di stare al pc o al telefono prima dell’addormentamento, non fare riposini troppo lunghi durante il giorno, favorire la digestione con pasti non troppo pesanti.

Fantasticare su quale sarà la prima cosa che faremo una volta sconfitto il virus può essere un pensiero che ci aiuterà a dormire bene?