Una giornalista millennial si è inventata un sondaggio mordi e fuggi sulle nuove definizioni relative alla versione digitale degli appuntamenti. Risultato: meglio ascoltare la nonna
Si dice che le app di dating stiano calando, ma il problema non è la domanda di appuntamenti, che anzi aumenta. È che ormai sono una leva di marketing per qualsiasi realtà, turistica economica o di shopping.
Obiettivo numero uno, per la giornalista Sarah Stiefvater di PureWow
«La Gen Z sta tenendo il passo con le sue prospettive romantiche tramite fogli di calcolo Excel ? Le app di appuntamenti stanno perdendo popolarità tra i giovani ? Gli appuntamenti rapidi sono tornati? Perfino io, una millennial, trovo difficile tenere il passo, immaginatevi quanto possa essere sconcertante tutto questo per gli amici boomer».
Stiefvater ha chattato di recente con due donne boomer della sua famiglia, interrogandole sulle tendenze in tema di appuntamenti. Il risultato è stato che ciò che preoccupa di più sono le situazioni.
Cita un articolo che spiega il fenomeno , nel quale parla lo psicologo di New York David Tzall, che ha detto: «Una situationship è una relazione romantica che non ha definizioni o impegni chiari. In generale, è una relazione senza vincoli o un legame emotivo/sessuale senza un titolo: i partner non definiranno la loro relazione, non la inseriranno in una categoria o non stabiliranno confini chiari». Una situationship è quindi diversa da una booty call, (che tradotto in italiano boomer è la classica “sveltina”) poiché tende a generare sentimenti intensi e intimità emotiva. Mentre una booty call riguarda il sesso senza emozioni, le situationship riguardano solo sesso ed emozioni (il messaggio chiave è: mantieni l’impegno).
Dice Stiefvater che dopo un po’ è arrivata a comprendere la sua quota naturale di situationship, ma sia Mary (nata nel 1961) che Laura (nata nel 1955) «erano particolarmente frustrate dalla scoperta di questo concetto. Entrambe hanno convenuto che una situationship è “una stronzata totale”.
Laura, sposata da quasi 40 anni, ha detto: «Non capisco l’ossessione dei giovani di sembrare cool o disinteressati quando escono con qualcuno, ha detto. Ha aggiunto che sua figlia, che è una millennial, è uscita con la sua istruttiva quota di ragazzi inaffidabili che non sembrano interessati a impegnarsi, e che il suo consiglio è stato sempre lo stesso: «Non assecondare mai quello che vuole un ragazzo se non è quello che vuoi tu, solo per non fare la difficile».
Stiefvater la millennial chiude il pezzo con una perla di saggezza e si rende conto che gli psicologi spesso dicono in modo difficile e medicalizzato, quello che i nostri fratelloni boomer sanno da sempre: «C’è sempre da imparare qualcosa dalle nostre antenate». Antenate però, non è una parola molto rispettosa. O no?