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E diciamolo: viva la vulva! Libresse, il brand che supera i tabù sul corpo femminile

Perché le vagine non le ha disegnate Michelangelo

20 Dicembre 2018
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Noi donne conosciamo molto bene Libresse, in pratica è quello che vende gli assorbenti più economici al supermercato. Non troppo comodi, ma almeno si risparmia qualche spicciolo per comprare un prodotto decisamente vitale per tutte noi. Con Viva la vulva il brand svedese annienta in un colpo tutte le reticenze bigotte che impediscono al marketing di parlare del corpo femminile.

E’ interessante parlare di Libresse per la comunicazione “pro donne” che è riuscito a creare negli ultimi anni e che ha ispirato molte di noi.

In Italia i suoi spot non vengono trasmessi, perché i big della comunicazione preferiscono lanciare messaggi di ragazze bravissime a fare sport e capriole durante il periodo del ciclo, mentre indossano senza problemi pantaloni bianchi di seta. Ma si sa, le pubblicità hanno sempre parlato dell’intimità femminile con condiscendenza, fingendo che non esista alcun tipo di tabù.

Il brand svedese Libresse, al contrario, cerca di eliminare tutti i tabù che girano intorno all’intimità femminile, rappresentando una svolta per la comunicazione e l’advertising.

L’anno scorso il brand si è conquistato i migliori premi di advertising per il suo spot Blood Normal. Il video inizia con una domanda: “Come chiameresti una ragazza durante il ciclo mestruale?” Risposta: “La chiamerei la settimana prossima”. Una barzelletta di “alto” livello seguita da immagini che sradicano tutti i preconcetti sul ciclo femminile, un fantastico esempio di comunicazione ironica e ben fatta.

Quest’anno il tema è un altro, a quanto pare è anch’esso un tabù : la vagina. Per parlane è stato realizzato dalla BBDO un video intitolato Viva la vulva.

La campagna si basa principalmente sul sentimento di insicurezza che molte donne provano per le loro parti intime, un disagio che ha portato a un incredibile aumento di ragazze che ricorrono alla chirurgia estetica per modificarne l’aspetto.

Un tema apparentemente serio trattato con umorismo e spensieratezza, per minimizzare la schizzinosità femminile sul soggetto. Lo spot ruota attorno alla canzone di Fatboy Slim, Praise you che viene cantata da diversi oggetti, utilizzati come altrettante metafore delle parti intime femminili.

Dalle conchiglie alla frutta agli origami di carta, la campagna gioca sull’effetto sorpresa. Ogni volta ti chiedi: quale sarà il paragone successivo? E poi il video finisce. Per non ammorbare lo spettatore vengono inseriti dei piccoli sketch comici: la Barbie che si accorge di essere sprovvista di organi genitali o la ragazza che analizza la sua vagina con uno specchietto portatile. Quante di noi lo hanno fatto?

Devo ammettere che la prima volta che ho visto questa campagna ho storto il naso, considerandola inutile e in molti punti imbarazzante.

Non sono una grande fan delle campagne che cercano di combattere problemi che in realtà non dovrebbero essere problemi e che esaltano in maniera esagerata la normalità: in questo caso le parti intime femminili.

Ma Viva la vulva mi ha fatto leggermente cambiare idea perché la tematica viene trattata con gusto, intelligenza e ironia. La grande tecnica e creatività con qui è stata realizzata la campagna, tipica di BBDO, mi ha fatto mettere da parte i dubbi. Era giusto trattare l’argomento, se lo si faceva bene, ed è questo il caso.

Ad ogni modo è vero, molte donne hanno problemi con la loro intimità, del resto il mondo del porno ci ha sempre mostrato vagine che sembrano disegnate da Michelangelo, quando la realtà è molto più sfaccettata – pure troppo: assomigliano sicuramente di più a un Picasso. Quindi è corretto parlarne e smitizzare.

Ma non dobbiamo dimenticare che anche i nostri amici maschi soffrono di gravi insicurezze su misure, forma e grandezza dei loro genitali. Non meritano un po’ di sensibilizzazione anche loro?

Saranno ben stufi delle inserzioni fasulle che promettono di allungare il pene in poche e semplici mosse.

Sarebbe quindi interessante vedere la controparte. Lo stesso video con tuberi, zucchine e banane di diverse dimensioni: enormi, minuscole, più chiare, più scure, storte o drittissime nel pieno di un’erezione.

Quando vedrò una campagna del genere senza che nessuno la additi come sessista e offensiva, guarderò con più simpatia tutti gli spot, le opere, le illustrazioni e i dibatti che hanno come tema la nostra amata e santissima vagina.

 

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