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Twiga Beach Club

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Il più briatoriano dei beach club in terra continentale ha garantito la continuità della Versilia godereccia negli anni Zero, tenendo testa ai decenni precedenti i cui portabandiera sono stati Jerry Calà ed altri vanziniani figuri. Ma oggi che il pioniere del Twiga Paolo Brosio ha virato verso mete più spirituali (come del resto il reuccio in lino bianco Lele Mora), come se la passerà il belmondo del Tirreno? Non preoccupatevi il coast to coast (Papeete-Twiga) dei cari calciatori continuerà.

Le new entry sono russe o giù di lì e portano in dote tanti talleri d’oro per la gioia degli spacciatori di champagne ultramegaiper millesimati. Un po’ meno gioiosi i paparazzi, che si barcamenano tra bodyguard che hanno fatto il militare in Siberia, facce nuove e nomi cirillici impronunciabili. La speranza è che arrivino le trendsetter stile Kardashian a far rialzare la testa ai teleobiettivi.

Detto ciò, gli standard di lusso-tintarella-sexycubismo-vip watching sono inalterati. Tende etniche e personal trainer a disposizione, l’immarcescibile chiringuito per gossip a bordo piscina e un buon ristorante di pesce illuminato dalle fiaccole antizanzara. Nottate come da copione, da passare in un disco club esclusivo studiato per ballare i tormentoni estivi accanto al vip di turno.

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