l cartellino riporta €158,00. Lo stesso paio di scarpe, Dr.Martens nere di pelle morbida, numero europeo 38, solo cinque anni fa l’avevo pagato meno di cento euro. Quali imperscrutabili dinamiche finanziarie avranno portato a tale drastico mutamento? Mainstream makes me scream. Ovvero, seguire la massa convinti di avere un proprio gusto.
Nessuna, in realtà. Si tratta piuttosto di un fenomeno di natura socio-culturale. È stato il flusso del mainstream, cioè la nostra abitudine a seguire la massa, ad aver travolto e trasportato all’apice dei prezzi questo capo d’abbigliamento.
Fin quando si tratta di un indumento anonimo e piuttosto malleabile, nel senso di capace di adattarsi a chi la possiede, come le t-shirt I love NY o alle O Bag, nessun problema, oserei dire. Come può, invece, un anfibio massiccio e cattivo, diventare l’idolo delle folle? Perché siamo così portati a seguire la massa?
Purtroppo non so darvi una risposta certa, non sono in grado di condurre accurate analisi studiando i comportamenti della società (tutt’al più potrei addurre, come unica, personale e sbrigativa spiegazione, che viviamo circondati da pecore alle quali basta vedere due persone etichettate come “fighe” indossare un determinato indumento, per iniziare a bramare il suo possesso).
Quello di cui, invece, posso parlarvi con maggior cognizione di causa, è l’effetto di straniamento che tale fenomeno provoca, e che quindi andrebbe evitato. Tutto ciò per un paio di scarpe, direte voi, e vi chiederete: non starà un po’ esagerando? No, miei cari, nessuna esagerazione.
Per capire meglio il fulcro del discorso, vi riporto parte del monologo recitato da Meryl Streep, nelle vesti del tirannico editor-in-chief di Il diavolo veste Prada, Miranda Priestly:
“Tu pensi che questo non abbia nulla a che vedere con te. Tu apri il tuo armadio e scegli non lo so, quel maglioncino azzurro infeltrito per esempio perché vuoi gridare al mondo che ti prendi troppo sul serio per curarti di cosa ti metti addosso, ma quello che non sai è che quel maglioncino non è semplicemente azzurro, non è turchese, non è lapis, è effettivamente ceruleo e sei anche allegramente inconsapevole del fatto che nel 2002 Oscar de la Renta ha realizzato una collezione di gonne cerulee e poi è stato Yves Saint Laurent se non sbaglio a proporre delle giacche militari color ceruleo e poi il ceruleo è rapidamente comparso nelle collezioni di otto diversi stilisti. Dopodiché è arrivato a poco a poco nei grandi magazzini e alla fine si è infiltrato in qualche tragico angolo casual, dove tu evidentemente l’hai pescato nel cesto delle occasioni, tuttavia quell’azzurro rappresenta milioni di dollari e innumerevoli posti di lavoro, e siamo al limite del comico quando penso che tu sia convinta di aver fatto una scelta fuori delle proposte della moda”.
Bene, questo ci avvicina all’idea che ogni capo abbia una storia e, soprattutto, una personalità. Per alcuni, poi, tali caratteristiche identitarie sono particolarmente marcate, evidenti e non possono assolutamente essere ignorate. Subentra così una certa esigenza di coerenza, potremmo dire: quando si sceglie un capo bisogna essere certi che si abbini al nostro modo di essere, che sia un tutt’uno con la nostra persona, che ci possa presentare nel modo più corretto quando scendiamo per strada o entriamo in un bar.
Ecco allora che torna il concetto di straniamento, che in modo più o meno consapevole ci capita di provare nel vedere queste anime portate a seguire la massa indossare oggi dirompenti anfibi in pelle e domani delle super sportive Adidas Stan Smith da cheerleader anni ’70, oggi una canottina fluo e domani un chiodo oversize con fibbie.
In più, facendo della coerenza estetica, se così vogliamo chiamarla, una regola di vita, in ci si ritrova, inevitabilmente, ad avere un proprio stile ben preciso e riconoscibile. Così, se per il mio compleanno delle amiche decidono di regalarmi un capo d’abbigliamento, si trovano dinanzi a una missione piuttosto semplice: basterà loro andare in un negozio “molto da lei”, entrare, guardarsi intorno e soffermarsi su quella gonna “molto da lei” o su quel top che “glielo vedo già addosso”.
Attenzione, ci tengo a precisare che non vi sto invitando a vestire in modo banale, monotono e ripetitivo. La coerenza non è un vincolo, ma un filo conduttore. Se tutte queste vi sono sembrate frottole poco importa, perché sono certa che, pur senza volerlo, inizierete a notare questa incoerenza nelle persone che vi circondano, riconoscerete quel senso di straniamento crescere dentro di voi a loro cospetto ed infine vi ritroverete a interrogarvi sul vostro carattere prima di comprare quel Levi’s un po’ slavato da portare coi risvolti spessi alle caviglie.
Dopo Mainstream makes me scream! Seguire la massa convinti di avere un proprio gusto, LEGGI ANCHE: Tendenze milanesi: lo sciura dress code delle influencer over 50. Si salvi chi può!