Questa intervista potrebbe iniziare col dire chi è Salah El Ayoubi, Salacca, aggiungere informazioni sulle suo origini, religione, tendenze e sul suo grande numero di follower per creare appeal e risonanza, ma non lo farà. Per quello ci sono i suoi profili social.
Ho incontrato Salacca a Crema, nota per la pellicola Call Me by Your Name, per poi scoprire che abita nel paese a fianco al mio e che siamo assidui frequentatori dello stesso bar, un posto intimo e rilassante in cui trovarsi sempre a proprio agio. Sorridente, ironico, non ha paura dell’emotività che si intravede nei suoi occhi dalle lenti azzurre, che lo rendono un vero fashion influencer.
Ciao Salah, il tuo successo sui social è indiscutibile ma com’è iniziato tutto?
Con TikTok ho iniziato a fare video divertenti e poi anche a parlare, esprimermi, le persone hanno cominciato a interagire con me e ora è come se diventassimo amici. Su Instagram mi piace anche parlare di diversi argomenti che ritengo importanti, come l’islamofobia. Mi informo e poi cerco di spiegarli.
Spesso si tende a stereotipare il pubblico di un certo influencer: si pensa che le food blogger vegane vengano seguite solo da chi sposa questa filosofia, che i follower di un giovane siano solo ragazzini. Con che tipo di pubblico ti trovi invece a relazionarti?
C’è un po’ di pregiudizio nel pensare che gli adulti non stiano dalla parte dei giovani anche attraverso i social. Si crede che io sia seguito solo da giovani, invece sono ci sono molte persone più grandi che si interessano al mio profilo, uomini etero e bianchi che vogliono solo sapere qualcosa in più. Non è una questione di generazione, è una questione di apertura mentale.
La tua generazione, la gen Z, sta rivoluzionando il linguaggio dell’attivismo contemporaneo, si espone pienamente su temi di rilevanza sociale, pubblica e ambientale. Come possiamo supportarvi nel cambiamento culturale che state portando avanti?
Più persone siamo più la nostra voce viene ascoltata. Banalmente anche repostare il post di un gen Z è di supporto. Se io posto una storia la guarda il mio pubblico, ma se questa storia viene condivisa da una persona diversa, con un network differente, ha più impatto e ha impatto su persone diverse da quelle a cui piaccio io.
Nelle tue storie spesso affronti temi caldi di cui sempre in meno si prendono la responsabilità di spiegare e su cui il dibattito passa spesso in secondo piano. Ti sei appena diplomato, ci lasci un’opinione a caldo sul ruolo della scuola in merito?
La scuola dovrebbe migliorare sull’aspetto umano e non insegnare solamente aspetti scolastici. C’è bisogno di crescere le persone come cittadini, parlare di temi come il catcalling, lo stupro e l’educazione sessuale. Quando avevo fatto delle storie su HIV e AIDS, avevo precedentemente chiesto ad alcuni compagni se sapevano come si trasmettessero, ma non ne erano minimamente a conoscenza. Se nessuno ne parla come facciamo a saperlo? C’è bisogno di informare anche sui tabù: gli anticoncezionali, la masturbazione, il piacere femminile, le infezioni genitali.
Hai citato il catcalling, ci sono situazioni in cui ti sei sentito più vulnerabile?
Io non mi sento mai 100% al sicuro quando esco, soprattutto la sera, specialmente se sono truccato. In linea generale a Milano mi sento molto più protetto, ci sono più persone come me, più diversità. A volte mi sento come si sente una donna quando esce da sola la notte, magari lei ha paura di una molestia, io di un’aggressione.
Abbiamo parlato dei social, della città e della scuola, ti va di accompagnarci a casa tua?
I miei genitori sono entrambi mussulmani. I mussulmani sono molto più conservatori, se si può dire, la religione ha molta influenza sulle persone e secondo la religione mussulmana l’omosessualità è un peccato, si dice ḥarām. Con mia mamma ho un rapporto stupendo, lei sa tutto di me. All’inizio non l’ha presa bene e questo mi ha fatto stare male, ma con il tempo e grazie all’aiuto delle mie due sorelle ha iniziato ad aprirsi. Mia mamma non aveva mai visto persone come me, ragazzi che si truccano. Ha scaricato TikTok e ha iniziato a vedere persone simili.
La tua storia è uno splendido esempio di come la diversità sia solo una percezione e su come sia possibile superarla se c’è amore e volontà. Anche sui social quando pubblichi storie con tua mamma mandi, forse inconsapevolmente, un messaggio forte contro il pregiudizio e contro la convinzione che non si abbia libertà di scelta e di cambiamento.
Una volta ho fatto un video in cui truccavo mia mamma, quando parlo di lei mi commuovo, le persone erano sorprese da quel video, dal fatto che mia mamma si facesse truccare e che io mi sentissi libero di essere me stesso in un contesto mussulmano. Io sono fortunato però, a volte mi scrivono raccontandomi le loro storie e alcune mi spezzano il cuore.
Sappiamo quanto spopolino i tuoi makeup, quindi ora ti chiedo cinque “Salacca beauty tips” da condividere con The Millennial…
- Mascara. Usate un mascara che divide e successivamente uno che allunga le ciglia. Oppure utilizzate un mascara che allunga e dividetele poi con uno scovolino pulito.
- Primer. Trovate il primer adatto alla vostra pelle per rendere il trucco resistente.
- Skin Care. Una crema idratante e la protezione solare tutti i giorni, è necessaria. I danni del sole sono cumulativi, questo è l’unico modo per prevenire l’invecchiamento cutaneo.
- Setting spray. Di solito tutti lo mettono alla fine, io lo metto sia dopo la base che alla fine, lascia un effetto uniforme.
- Cipria. La cipria è necessaria ma non esagerate! La tecnica del baking (pressare la cipria sul viso) è fantastica per scattare foto, ma se dovete andare in giro è out, evidenzia ogni imperfezione.
Salacca è trasparente e sincero, quella che mostra è la sua vita, per nulla romanzata e a tratti riservata. Sui social non si racconta tutto ma si può intravedere molto, come un libro aperto sulle vite di ciascuno di noi, un libro che chiunque può sfogliare ma che non tutti sanno leggere. La lettura è la parte di riservatezza che ci resta, che resta a Salacca, è quella parte che neanche i commenti negativi possono deturpare perché non è decifrabile. I social sono fatti di persone intime in uno spazio pubblico. I social sono come partecipare a una festa senza cantare al karaoke.
Grazie a Salacca per averci accolti e per averci fatto leggere alcune righe della sua storia.
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