Milano su misura lancia la sfida ai millennial sulla riscoperta dell’eleganza maschile. E una call to action: imparare la sartoria

13 Ottobre 2021
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Sarti che sfilano, valori umani che diventano abiti disegnati e cuciti con una cultura antica e una sapienza manuale tutta da tramandare. Perché il mondo dell’eleganza maschile può conquistare perfino i GenZer

C’è un linguaggio che sembra fatto apposta per far dialogare tra loro tutte le generazioni e si chiama eleganza. Al netto di una concezione della moda che immagina di svecchiarsi mischiando elementi maschili e femminili creando quel genderless che piace molto a molti, esiste uno stile personale che va oltre il momento storico.

Ed esiste soprattutto nell’ambito dell’eleganza maschile. Oggi la molteplicità dei linguaggi richiederebbe un arbitro, anzi un Arbiter Elegantiae, una bussola. E diciamolo, è piuttosto complesso assorbire questa cultura dello stile affidandosi a qualche tutorial sul web o seguendo i profili social degli influencer. Ma siamo fortunati, perché un Arbiter c’è: più che una rivista è un club, un fumoir maschile dove la cultura, il gusto, la sartoria sono di casa.

Un momento di Milano Su Misura – Trofeo Arbiter. Ph courtesy Matteo Scazzosi

E come in tutti i club che si rispettino, esiste un Trofeo Arbiter, che si tiene in autunno a Milano e che premia il Made to measure italiano. L’occasione è Milano Su Misura, un momento che si pone come una barriera benedetta contro il conformismo delle multinazionali del fast fashion made in Bangla.

Pagina importante nella storia della sartoria e dell’eleganza maschile, il Trofeo Arbiter ha visto sfilare 28 maestri dell’artigianalità sartoriale italiana che per il contest hanno lavorato con i tessuti Loro Piana, fornitore ufficiale e partner dell’evento.

Il luogo: milanesissimo e iconico anche questo, l’hotel Principe di Savoia. Il cerimoniere, Franz Botré, editore e direttore di Arbiter e lui stesso pezzo di storia dello stile che ha dedicato gli ultimi 20 anni a raccontare la bellezza dell’eleganza e il piacere del savoir vivre.

Al bar dell’Hotel Principe di Savoia. Photo courtesy Matteo Scazzosi

Chi ha vinto? Il sardo Orrù della Sartoria – Camiceria su misura Gianfranco Orrù. Quanti millennial conoscono i grandi sarti italiani come lui? Pochi forse, ma non è mai troppo tardi per usare Arbiter come chiave d’accesso a un mondo che non può non stregare chi è alla ricerca della soluzione per esprimere la propria unicità.

Gianfranco Orrù, sarto vincitore del Trofeo Arbiter. Courtesy Matteo Scazzosi

È un mondo, quello dell’eleganza maschile, che va raccontato. Perché spiegarlo a un giovane della generazione Zeta che ha appena comprato gli smaltini di Fedez per i suoi piedini? La risposta è semplice: perché così come non ci può essere arte astratta se un artista non ha coltivato la storia dell’arte di tutti i tempi, così non ci può essere una trasgressione, una rottura degli schemi se uno non sa quali schemi del passato rompere nel modo di vestirsi.

Forse Oscar Wilde, icona dandy per eccellenza era più simile all’Alessandro Michele (Gucci) di oggi di quanto i nuovi eroi delle tutine di paillettes possano immaginare. La provocazione non è frutto del decennio pre-pandemico, facciamocene una ragione.

L’eleganza maschile ha a che fare con la cultura, con uno stile di vita che si è evoluto nei secoli ma che richiama da sempre a simbologie avventurose, eroiche, da cavalieri, da soldati o da aristocratici. Pensiamo alla giacca, con i tre/quattro bottoni in fondo alla manica, retaggio della necessità di imbracciare un guanto di maglia di ferro per affrontare un nemico. O i tagli sul retro o sui fianchi, residuo dell’esigenza di far cadere bene la giacca mentre si sta a cavallo.

Che piaccia o non piaccia, tutta l’eleganza maschile è un’arte che cita epoche, storie, film, libri, guerre, duelli, corteggiamenti, sopravvivenza, imprese sportive, battute di caccia, esplorazioni, velocità, coraggio, conquista, esibizione.

L’eleganza maschile è identità, codice tra uomini, sia in amicizia che in ostilità. Velluto a coste e clark sono davvero la divisa del gentiluomo di sinistra? Il completo total black è davvero la mise degli architetti più narcisisti?

I temi sul tavolo sono tanti, e non sempre il sarto è stato maestro. Eppure l’editore Botré ha pochi dubbi sulla sua missione nei confronti delle giovani generazioni: «Non tutti i sarti sono stati maestri e hanno insegnato il mestiere ai giovani. Ma i giovani ci sono, la riprova è nel successo di alcune sartorie come Florio, che ha aperto a Parigi».

L’editore Franz Botré durante la premiazione del Trofeo Arbiter 2021

Ma tramandare il mestiere non è così semplice per i sarti più bravi. Forse si sono sentiti sminuiti dalla diffusione dei brand industriali. Eppure, oggi, dice Botré, «i giovani vanno presi, raggruppati e bisogna fare sistema in modo da sostenere questa professione. La pandemia ha portato in luce la ricerca di una personalità nel modo di vestire, quindi la sartoria maschile e femminile hanno bisogno di nuove leve e di momenti come questo di Milano su Misura per dare voce al settore»

Per informazioni milanosumisura@arbiter.it

Su Ig: @ArbiterMagazine

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