Giovanna Quaratino è la giovane designer della Basilicata che ha dato vita all’accessorio innovativo il cui nome racconta molto: le Shirt Bags.
Dopo gli studi in design, arti visive e moda, Giovanna ha fatto esperienza nel mondo aziendale del fashion. Continua, però, a vedere nella moda un canale di espressione artistica piuttosto che un meccanismo per seguire tendenze. È un ambito in cui esplorare, progettare e dare sfogo alla propria creatività. Per questo, una volta tornata in Basilicata, ha deciso di fondare in autonomia il nuovo brand di “camicie-borse”. Ma di cosa si tratta?
Raccontaci qualcosa di te e del tuo brand: com’è nata questa passione e come sei riuscita a canalizzarla in un’idea tanto originale e innovativa?
Tutto nasce dalla tradizione di famiglia. Mio nonno era proprietario di un negozio di articoli vari in un paesino della Basilicata, motivo per cui possedeva molti tessuti. La sua particolarità? Comprava appositamente pochi metraggi di stoffe diverse per evitare che le acquirenti si facessero confezionare capi simili: ogni suo cliente doveva vestire un pezzo originale.
Io tutt’ora indosso vestiti che appartenevano a mia madre e a mia nonna. Mi piace l’idea di recuperare la tradizione, di riutilizzare ciò che è “antico”, in particolare capi che appartengono agli anni ’60, ’70 e ’80. Sulla mia passione per quegli anni ho costruito il concept e ho dato via alla mia ricerca.
In cosa consiste, quindi, la tua attività?
In sostanza ricerco tessuti nuovi prodotti negli anni ’80, con l’obiettivo di recuperare l’heritage realizzando abiti e accessori nello stile che amo. In realtà la mia scelta è fortemente legata a una questione di qualità: utilizzando in prima persona abiti “vintage” mi rendo conto che le fibre di cui sono fatti erano realizzate per durare molto di più, erano più naturali, meno sintetiche e sicuramente di alta qualità.
Come è nato il progetto delle Shirt Bags? Cosa ti ha dato l’illuminazione per ideare questo prodotto?
Ho percepito subito di aver avuto un’idea che avrebbe cambiato il mio percorso lavorativo e di vita. Mi sono sempre occupata di abiti più che di accessori e mi ero convinta di dover continuare su questa linea. Poi ho capito che avrei voluto rischiare e unire le due strade. Anche perché, pensandoci, la camicia è di per sè un indumento. Realizzare questi accessori in tessuto è stato un lampo di genio, un modo per collegare due mondi differenti sia dal punto di vista di forma che di materiale.
In tutto quello che faccio c’è particolarità specifica e, nelle mie Shirt Bags, la forza del progetto sta proprio nel tessuto, dal momento in cui sono quelli che ho a disposizione sono limitati. Ogni volta mi devo chiedere “cosa ne può uscire da questo metraggio?”.
In cosa consiste il processo creativo delle Shirt Bags? A cosa ti ispiri? Si potrebbe dire che dietro ad ogni pezzo si nasconde una storia?
Le Shirt Bags sono pezzi unici realizzati con tessuti di tappezzeria che vogliono rappresentare un connubio tra la camicia e la borsa: un elemento tipicamente di uso maschile e un accessorio femminile. La volontà è quella di creare un oggetto senza tempo e senza genere, anche per simboleggiare il riscatto della donna che fa suo un indumento considerato per “soli uomini”.
Ogni borsa ha un nome particolare che riprende un suono onomatopeico. Ogni nome, anche se velatamente, celebra i momenti di rivendicazione femminile che hanno fatto la storia. La Clap Bag ci riporta alla mente gli applausi ricevuti dalla prima donna entrata a far parte del Senato, la borsa Bla celebra la prima donna che ha potuto “dire la sua” con l’accesso al diritto di voto. Dentro di me ho sempre bisogno di cercare un filo conduttore per dare un senso alle mie creazioni.
Che tipi di tessuti utilizzi? C’è una filosofia anche alla base di questa scelta?
Per le Shirt Bags reperisco i tessuti nella mia regione, in Basilicata, da un ex tappezziere che produceva e realizzava divani nel clou degli anni ’80. Ho conosciuto questo signore per caso e mi ha “aperto la stanza dei tessuti”, ovvero le giacenze della sua vecchia attività. Altri tessuti erano di mio nonno, come accennavo, altri li acquisto da rivenditori italiani a cui avanzano stock di tessuti di qualche decennio fa.
Una volta reperiti i tessuti, chi realizza le tue creazioni?
I pezzi sono realizzati a mano da sarte con anni di esperienza nell’attività. Io mi occupo del cartamodello, ovvero il modello scala 1:1 del vestito. Tutto parte da lì: il cartamodello viene posizionato su ogni tessuto e funge da guida il ritaglio.
Chi sono i tuoi acquirenti principali? Pensi che il pubblico a cui ti rivolgi stia comprendendo il tuo messaggio e il tuo obiettivo?
Mi rapporto principalmente con donne, anche se mi piacerebbe allargare il target di pubblico agli uomini, magari realizzando borse di diversi tessuti con la possibilità di aggiungere un taschino o una cravatta come tracolla… Varianti che ho già sviluppato.
Le mie clienti comprendono appieno il discorso dell’artigianalità, del made in Italy e del pezzo limitato. Sono per lo più lavoratrici, persone con una spiccata personalità che apprezzano l’idea di non seguire quello che fa tendenza e non si lasciano ammaliare dall’industria del fast fashion. Comprendono il significato del lavoro e percepiscono la qualità dei tessuti del passato.
Lo slow fashion sta spopolando tra le nuove generazioni. Pensi sarà facile rivolgersi anche ai più giovani?
Certamente, le battaglie sociali e ambientaliste che i giovani combattono strenuamente vengono da una consapevolezza che ora è ben radicata e che apre sicuramente le porte all’artigianato slow.
Per coinvolgere un pubblico sempre più ampio mi sono anche munita di tecnologie avanzate: sul mio sito è possibile entrare in contatto con le mie Shirt Bags tramite la realtà aumentata. Mi sono avvalsa delle capacità di una giovane start up innovativa di Potenza, Spaarkly, con un team di sviluppatori che si occupa proprio di realtà aumentata e progettazione di app.
C’è un consiglio che vorresti dare ai fashion designer in erba?
È presto per dare consigli ad altri, credo di dover fare ancora molta strada e sento di voler continuare a imparare e formarmi per tutta la vita.
Il consiglio che mi sento di dare è di elaborare un’idea precisa. La motivazione deve essere forte e la passione si deve sentire. I risultati non arrivano dall’oggi al domani, sia chiaro. La chiave sta nella perseveranza, e per essere perseveranti serve passione. e solo con passione si va avanti.
Bisogna formarsi e avere le idee chiare. Bisogna capire il perché.
Il mio ragazzo mi dice “fosse per me vivrei di questo e di aria”, lo faccio per me. Forse dovrei
Leggi anche: