Ci sono mestieri che non hanno età e quello di fashion influencer – ebbene sì, oggi è il caso di chiamarlo mestiere – è sorprendentemente uno di questi. Tra le tendenze milanesi, si sta affermando il fantasmagorico Sciura Dress Code. Ecco cos’è.
Non parlo delle over 50 che si ostinano con caparbietà grottesca a vestirsi da ragazzine, un po’ come la vecchia signora “tutta goddamente imbellata e parata d’abiti giovanili” che Pirandello prendeva ad esempio per spiegare il concetto di avvertimento del contrario. Mi riferisco piuttosto alla “rispettabile signora” che lo scrittore siciliano cita più avanti nello stesso saggio del 1908, L’umorismo.
Perché una vera fashion icon in là con gli anni, rispetta sempre quel codice di abbigliamento basato su regole tacite, ma ben delineate, che potremmo definire SCIURA DRESS CODE. Le tendenze milanesi, si sa, rispecchiano una concezione molto elastica del senso della vergogna.
Proveniente dal dialetto milanese, il termine sciura sta per “signora”, ma una traduzione letterale appare in tal caso estremamente limitativa e insufficiente. L’appellativo racchiude in sé rituali e principi cardine, si fa portatore di una visione del mondo precisa, di una filosofia solida, di un approccio alla vita e alla moda, naturalmente, inconfondibile.
Come spesso accade per i membri delle famiglie iper-numerose del sud, mia Nonna Pina (bis nonna in realtà) viene sempre ricordata per una sua abitudine caratteristica: anche negli ultimi anni di vita, ogni mattina, pur sapendo di dover restare in casa e non aspettando visite, indossava un paio di orecchini importanti e metteva con cura esemplare un rossetto rosso rubino. Ecco, Nonna Pina, pugliese purosangue, era un’inconsapevole sciura milanese di qualità. Una sciura che si rispetti, al di là delle tendenze milanesi, è sempre impeccabile: si aggira per i corridoi del supermercato dietro casa con l’ultima borsa di Prada, passeggia per Via Montenapoleone con tacco medio e l’immancabile pelliccia, sfoggia gioielli massicci mentre prende un tè con le amiche da Marchesi, ti scruta con alterigia – e un po’ di disgusto se lo meriti – da dietro i suoi enormi occhiali da sole.
Una sciura, insomma, non prende dall’armadio l’impolverato abito buono solo per andare dal dottore o in chiesa. Così da qualche tempo un certo Angelo T., studente ventiquattrenne di origini lucane, si dedica a catturare con grande ammirazione questi momenti di sontuosa quotidianità.
I suoi scatti, postati tramite l’account @sciuragram, sono diventati subito virali e hanno catturato anche l’attenzione di esperti delle tendenze milanesi, celebrity e stilisti. Alcuni dei quali hanno riservato al giovane ideatore dell’account un posto in front row durante le ultime fashion week. Peccato che tra essi non ci siano state Donatella Versace e Miuccia Prada, idoli indiscussi delle sciure.
Probabilmente unico nel suo genere, il fenomeno social di @sciuragram non ha generato commenti negativi e fuori posto, nessuna traccia di hater o insulti, solo complimenti e ammirazione per queste signore che dimostrano come l’avanzare degli anni non implichi l’affievolirsi dello spirito e il perdersi della propria identità, né tanto meno l’arrendersi ad una routine giornaliera monotona e grigia. Io, d’altronde, ammetto di sperare di aver ereditato almeno i geni di Nonna Pina e mi auguro di invecchiare sciura e contenta.
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