Alla vigilia del 2024 tutte le domande sul futuro si riassumono in una sola: l’AI cambierà davvero il mondo?
Il confine tra reale e digitale sta diventando minimo. In gioco ci sono: il valore dell’autenticità, posti di lavoro (che nascono e che muoiono) e l’esigenza di regole globali
Articolo di Marco Pennacchi per La Gazzetta del pubblicitario. AI (Artificial Intelligence) è stata dichiarata parola dell’anno dal Collins Dictionary, segno di come il 2023 sia stato fortemente influenzato da questa nuova tecnologia. La parola più “googlata” di questi 12 mesi è stata, guardacaso, “ChatGPT”. Oggi chiunque sa cosa sia un chatbot AI, anche se qualcuno è ancora scettico al riguardo.
Era un uggioso mercoledì di novembre quando OpenAI annunciò il rilascio di ChatGPT, il chatbot che avrebbe presto rivoluzionato il nostro modo di pensare (e fare) le cose. Dopo un anno il dibattito è ancora acceso tra chi lo reputa uno strumento (ancora) non adeguato per un concreto supporto e chi invece si dice soddisfatto di quanto riesce a fare tramite l’intelligenza artificiale. Intanto i chatbot si sono evoluti, accanto a ChatGPT (arrivato alla versione 4) sono stati rilasciati da Google Bard prima e Gemini poi, sono arrivati nuovi strumenti che permettono la generazione di immagini, foto e video editing e molto altro ancora.
Qualche giorno fa il chatbot di OpenAI ha fatto un ulteriore passo avanti. La società guidata da Sam Altman e il gruppo tedesco Axel Springer (editore a cui fanno capo realtà come Politico, Business Insider e i quotidiani Bild e Welt) hanno annunciato un accordo per la fornitura di alcuni riassunti dei propri contenuti proprietari da mostrare in risposta ad alcune domande degli utenti. In modo particolare, i riassunti forniti faranno riferimento ad articoli accessibili solo dietro il pagamento di un abbonamento. Inoltre ChatGPT indicherà le fonti da cui sono tratti i contenuti, inclusi i link agli articoli originali. L’accordo non è esclusivo per nessuna delle due parti. La partnership è “La prima nel suo genere e porterà qualità, rilevanza sociale e eleverà il modello di business del giornalismo a un livello superiore“, ha dichiarato Mathias Döpfner, presidente del consiglio di amministrazione di Axel Springer.
L’accordo apre un nuovo scenario nel campo dei Chatbot AI. ChatGPT diventerà di fatto più autorevole, riportando notizie e contenuti originali realizzati da editori professionisti e riducendo il fenomeno delle “allucinazioni” che si presenta con l’attuale algoritmo predittivo, con cui i chatbot riescono a elaborare frasi e discorsi. Di fatto i Chatbot potranno diventare una tecnologia “ibrida”, tra un tool di intelligenza artificiale e un motore di ricerca, riuscendo a conversare con l’utente ma allo stesso tempo fornire le giuste informazioni in risposta alle varie richiesta, senza il rischio di presentare nozioni fuorvianti o addirittura inventate.
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