Alla vigilia del 2024 tutte le domande sul futuro si riassumono in una sola: l’AI cambierà davvero il mondo?

17 Dicembre 2023
973 Visualizzazioni

Il confine tra reale e digitale sta diventando minimo. In gioco ci sono: il valore dell’autenticità, posti di lavoro (che nascono e che muoiono) e l’esigenza di regole globali 

Articolo di Marco Pennacchi per La Gazzetta del pubblicitario. AI (Artificial Intelligence) è stata dichiarata parola dell’anno dal Collins Dictionary, segno di come il 2023 sia stato fortemente influenzato da questa nuova tecnologia. La parola più “googlata” di questi 12 mesi è stata, guardacaso, “ChatGPT”. Oggi chiunque sa cosa sia un chatbot AI, anche se qualcuno è ancora scettico al riguardo.

Era un  uggioso mercoledì di novembre quando OpenAI annunciò il rilascio di ChatGPT, il chatbot che avrebbe presto rivoluzionato il nostro modo di pensare (e fare) le cose. Dopo un anno il dibattito è ancora acceso tra chi lo reputa uno strumento (ancora) non adeguato per un concreto supporto e chi invece si dice soddisfatto di quanto riesce a fare tramite l’intelligenza artificiale. Intanto i chatbot si sono evoluti, accanto a ChatGPT (arrivato alla versione 4) sono stati rilasciati da Google Bard prima e Gemini poi, sono arrivati nuovi strumenti che permettono la generazione di immagini, foto e video editing e molto altro ancora. 

Qualche giorno fa il chatbot di OpenAI ha fatto un ulteriore passo avanti. La società guidata da Sam Altman e il gruppo tedesco Axel Springer (editore a cui fanno capo realtà come Politico, Business Insider e i quotidiani Bild e Welt) hanno annunciato un accordo per la fornitura di alcuni riassunti dei propri contenuti proprietari da mostrare in risposta ad alcune domande degli utenti. In modo particolare, i riassunti forniti faranno riferimento ad articoli accessibili solo dietro il pagamento di un abbonamento. Inoltre ChatGPT indicherà le fonti da cui sono tratti i contenuti, inclusi i link agli articoli originali. L’accordo non è esclusivo per nessuna delle due parti. La partnership è “La prima nel suo genere e porterà qualità, rilevanza sociale e eleverà il modello di business del giornalismo a un livello superiore“, ha dichiarato Mathias Döpfner, presidente del consiglio di amministrazione di Axel Springer.

L’accordo apre un nuovo scenario nel campo dei Chatbot AI. ChatGPT diventerà di fatto più autorevole, riportando notizie e contenuti originali realizzati da editori professionisti e riducendo il fenomeno delle “allucinazioni” che si presenta con l’attuale algoritmo predittivo, con cui i chatbot riescono a elaborare frasi e discorsi. Di fatto i Chatbot potranno diventare una tecnologia “ibrida”, tra un tool di intelligenza artificiale e un motore di ricerca, riuscendo a conversare con l’utente ma allo stesso tempo fornire le giuste informazioni in risposta alle varie richiesta, senza il rischio di presentare nozioni fuorvianti o addirittura inventate.

Lato editori invece, si potrebbe aprire un nuovo mercato a cui poter accedere per monetizzare dai propri contenuti. In un momento storico di difficile dialogo tra le varie case editoriali e i social network (in alcuni stati è stata contestata la pubblicazione dei contenuti editoriali in portali come Google e Facebook perché fatta a titolo gratuito), lo storico accordo farebbe da apripista a un mondo oltre i social network e oltre i motori di ricerca, un mondo privo di fake news. Questo tipo di partnership rappresenta una collaborazione win-win: se da un lato i chatbot diventeranno più affidabili, andando progressivamente a sostituire i motori di ricerca, dall’altro gli editori avranno un canale in cui poter diffondere i propri contenuti, altrimenti visibili solo agli iscritti alle proprie piattaforme.
 
Se state pensando che l’impatto possa essere marginale, pensate a quante visite riceva oggi il sito di OpenAI (solo nella parte di ChatGPT): secondo i dati di similarweb sono state 1,7 miliardi le sessioni svolte solo nel mese di novembre, con una media di 7 minuti per ognuna (facendo un rapido calcolo, in appena 30 giorni OpenAI ha ricevuto l’equivalente di 22.600 anni in tempo speso sulla piattaforma da 1 sola persona). Praticamente un intero ecosistema capace di coinvolgere la maggior parte degli utenti che abitualmente accede a internet. 
 
Dal loro ingresso nel panorama socio-economico i Chatbot AI hanno progressivamente conquistato persone e imprese, sorprese ed entusiaste delle potenzialità di questi nuovi strumenti. Al di là del proprio pensiero e delle proprie impressioni, dovremo imparare a convivere con questa nuova tecnologia, che entrerà sempre di più nella nostra quotidianità, crescendo in termini di efficienza e affidabilità e adattandosi agli utilizzi più disparati.
 

LEGGI ANCHE

L’AI e i problemi del Pianeta

Come avere successo lavorando con l’AI

L’algoritmo di Intelligenza Artificiale di Tik Tok è stato messo in vendita nel 2021

Exit mobile version