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Facebook e i vecchietti, tra amorazzi e logorrea

30 Novembre 2018
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È ufficiale: Facebook è un paese per vecchi. Gli adolescenti e i giovani adulti stanno abbandonando il social di Mark Zuckerberg, In crescita gli iscritti over 55

Facebook e gli anziani: amore e logorrea. La società statistica inglese eMarketer fa sapere che nel 2018 a usare Facebook con regolarità sono stati 2,2 milioni di ragazzini di età compresa tra 12 e 17 anni e 4,5 milioni di età compresa tra 18 e 24 anni. Ovvero 700mila in meno rispetto al 2017.

L’interpretazione dei dati punta il dito sugli utenti più giovani, inclini a usare reti sociali più fresche e leggere (anche in termini di consumo di dati) come Snapchat o Musica.ly.

È così ormai assodato che gli over 55 sono diventati la seconda più grande fascia anagrafica degli utenti di Facebook.

Il rapporto spiega che se Facebook ha avuto, fino a qualche tempo fa, un certo successo nell’attrarre i giovani utenti dirottandoli su Instagram, il numero di “disertori” che vanno su Snapchat o sui canali di chat come Telegram o Wechat è in costante aumento. È infatti prevedibile che Instagram, acquistato da Facebook nel 2012 per 1 milardo di dollari, arriverà nel giro di qualche anno al punto di saturazione, senza nuove idee da proporre ai suoi follower.

Del resto il declino è tipico delle aziende che hanno il monopolio in un settore. Tant’è che lo stesso fondatore di Amazon, Jeff Bezos, ha recentemente stupito tutti con una dichiarazione: «Sì, è chiaro che prima o poi anche Amazon fallirà».

Al di là dei ragionamenti macroeconomici da Silicon Valley, però, il problema è sentito anche qui da noi. In Italia la percezione dell’invecchiamento degli iscritti a Facebook si sviscera nei dibattiti che talvolta diventano litigi o risse. Sono circa 1200 gli amministratori di pagine ufficiali Fb italiane che per “ripulire” la propria base di fan stanno lanciando appelli a seguire il brand che rappresentano (o l’ente, l’azienda, il partito politico) su Instagram.

Strategia chiara, secondo Stefano Burnacchio, un millennial 35enne che amministra una decina di pagine ufficiali tra brand di moda, trasmissioni televisive e di contenuti virali d’evasione: «Lo scopo è togliere dalle fan base chi, ossessivamente, si cimenta in commenti dettati una grande frustrazione, invidia e scarso di senso dell’umorismo. In genere, sì, si tratta di 50-60enni, persone che hanno vissuto la maggior parte della loro vita senza questa magica possibilità di dire finalmente la loro opinione al mondo. Ora ce l’hanno e recuperano il tempo perduto. Però il prezzo da pagare è una diffusione malsana di ignoranza e risentimento».

Lo aveva previsto una delle menti più lucide del Novecento, Umberto Eco che pochi anni prima di morire disse: «Facebook ha dato la parola a legioni di imbecilli». Legioni che non rappresentano ovviamente l’intero popolo degli over 55 su Facebook, ma la cui azione, determinata e continua, incide molto sull’umore di tutta la rete.

I teenager, tuttavia, stanno elaborando un netto rifiuto di Facebook e altri social tradizionali anche per un altro motivo. Ovvero il controllo che, attraverso questi mezzi, i genitori possono esercitare sui figli. Una spiegazione banale ma sotto i nostri occhi tutti i giorni, che spesso termina con soluzioni drastiche come la creazione di due account paralleli, uno per eludere la sorveglianza dei genitori e uno per gli amici. O addirittura, con il blocco degli account dei genitori stalker.

Del resto, cari mamme e papà, provate a fare un esercizio: quando sbirciate le stories o i live dei vostri figli in discoteca, pensate a che cosa avreste fatto voi se un genitore vi avesse seguito passo passo nelle vostre scorribande giovanili.

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