Coltivare l’incertezza per fottere l’Intelligenza Artificiale generativa

25 Marzo 2023
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Sotto queste immagini, pubblicate sul proprio profilo da Frankie Forzoni, Direttore di The Black Butterfly Studio, con il titolo Ai For Women in Sport, i commenti si collocano tra il metafisico incanto e l’Apocalisse Digitale.

È normale che un simile risultato faccia effetto: queste reazioni seguono il classico modello stupore/terrore di qualsiasi innovazione tecnologica appena nata. E ora è il momento dell’Intelligenza Artificiale, qualcosa di cui si parla da anni ma che soltanto adesso si può toccare con mano. E accanto agli entusiasti incontriamo quelli che strillano che la fine è vicina, forse non per tutti, ma per giornalisti, fotografi e videomaker (ma anche influencer, blogger e tiktoker), l’Armageddon è dietro l’angolo, la Bestia digitale li inghiottirà senza masticare in un nanosecondo.

Stupore e terrore davanti all’innovazione: anche l’Intelligenza Artificiale Generativa ci spaventa

Anche io, ultimamente mi trovo a giocherellare con le chat e le app fotografiche di intelligenza artificiale. Per quanto riguarda l’Intelligenza Artificiale generativa di testi, onestamente però non ho scoperto niente di nuovo, nulla di veramente innovativo rispetto a prodotti come Jasper.ai, che si usano da anni. Certo fa effetto, a persone che non hanno dimestichezza con la scrittura, vedere che bastano poche parole chiave per condire un discorso, freddo quanto si vuole, ma che toglie dall’imbarazzo di mandare una mail con un senso logico. Ma devo dire che, per ora, mi fa più paura attraversare la superstrada Milano Meda a piedi.

Anzi, mi sono convinto che questi strumenti saranno particolarmente utili a chi scrive, perché consentiranno di mettere le mani su un prodotto semilavorato sul quale cesellare poi la propria unicità stilistica. Mi conforta la scienza, e non una scienza qualunque, no no, proprio la matematica, che ha messo a punto una teoria, quella dell’Entropia del testo. Una parola difficile che vuol dire una cosa semplice: l’alfabeto di ogni popolo sulla terra mette insieme parole e frasi con un differente grado di prevedibilità.

Ma in tutti i casi, anche nel più basico dei linguaggi come per esempio l’hawaiano, le variazioni applicate dal nostro cervello sono troppe e imprevedibili, dunque non è possibile per una macchina individuare la forma che prenderà una frase. Fine della questione, almeno per chi ha davanti un orizzonte di vita e lavoro che non supera i prossimi 50 anni. Quindi credo che anche la Generazione Alpha non vivrà questo shock. Potrei sbagliarmi, in tal caso prometto di attraversare la Milano-Meda a piedi.

Eppure, le macchine senza occhi umani…

L’Ai applicata alle immagini, invece, mi fa nascere qualche dubbio in più. Guardo queste immagini e devo confessare che vacillo. Penso ai tanti amici fotografi con i quali ho lavorato e tremo all’idea che «tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia», tanto per citare un androide, Roy Batty di Blade Runner.

Eppure qualcosa mi dice che anche in questo caso non succederà, la macchina senza occhi umani non vincerà. Perché ho visto il lavoro dei fotografi e ho imparato a notarne l’imprinting unico anche nel fotografare lo stesso soggetto con le stesse condizioni e sullo stesso set.

Benedetta incertezza

In fin dei conti ognuno di noi è portatore sano di incertezza, e forse non ci crederete ma è proprio questa la caratteristica che salverà la creatività umana.

Non sono certo io a dirlo, ma Claude Shannon, l’inventore di questa teoria nel 1948: «La mia più grande preoccupazione era come chiamarla. Pensavo di chiamarla informazione, ma la parola era fin troppo usata, così decisi di chiamarla incertezza. Quando discussi della cosa con John Von Neumann, lui ebbe un’idea migliore. Mi disse che avrei dovuto chiamarla entropia, per due motivi: innanzitutto, la funzione d’incertezza è già nota nella meccanica statistica con quel nome. In secondo luogo, e più significativamente, nessuno sa cosa sia con certezza l’entropia, così in una discussione sarai sempre in vantaggio».

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