Internet ci spia? Sicuramente sa molte cose su di noi. C’è un articolo molto interessante che vale la pena leggere, l’ha scritto Dave Bryant, e si intitola: “Amazon ha 1,28 GB di informazioni personali su di me”. Il giornalista ha fatto un esperimento, ha richiesto ad Amazon tutti i dati che la compagnia aveva raccolto su di lui; il risultato è stata una mail piena di informazioni dettagliate su tutti i prodotti acquistati o su quelli per cui aveva mostrato interesse.
“A causa di una serie di leggi sulla privacy che sono state emanate negli ultimi anni, la maggior parte delle società Big Tech, come Amazon, sono legalmente obbligate a inviarti tutte le informazioni personali che hanno memorizzato su di te – scrive Bryant – Ho richiesto tutti i dati personali che Amazon aveva su di me e si è rivelato essere un enorme quantitativo di informazioni”.
Le questioni sono però due: perché internet, le grandi compagnie e i social ci spiano? C’è un modo per evitare di disseminare i dati come pollicino nella foresta? E soprattutto, come lo spiego ai miei genitori che devono stare attenti? (Okay, forse erano tre).
Internet ci spia?
Le grandi società ci spiano per rivendere informazioni sulle nostre abitudini, sui nostri acquisti e sulle nostre preferenze. Scaricando i dati su sé stesso Bryant ha capito che la preoccupazione principale riguardava “il modo in cui si possono utilizzare i gigabyte di informazioni che Amazon detiene per vendere più prodotti”.
Dalle newsletter alla localizzazione, i siti e le piattaforme di e-commerce sono progettate per raccogliere dati, per questo è importante compilare solo i dati strettamente necessari, e per farlo bastano pochi semplici accorgimenti (una piccola guida a prova di boomer). Secondo Reader’s Digest meglio usare il browser Firefox, disattivare sugli smartphone gli altoparlanti intelligenti quando non servono (idem per il gps) e lasciare l’indirizzo di casa e indirizzo email sono se strettamente necessario. Se invece si vuole mantenere un low profile sui social media, si è sempre in tempo per attivare l’account in modalità privata.
Facciamo il possibile per coprire la webcam dei nostri portatili, ma non ci preoccupiamo minimamente dei microfoni, spegnere il computer e non lasciarlo in standby è un passo fondamentale. Bryant si è accorto che la maggior parte delle informazioni che Amazon deteneva su di lui proveniva da Alexa: “Vedere migliaia di registrazioni audio di mia moglie e mia figlia è stato inquietante, anche per qualcuno come me, che normalmente non mi preoccupo delle informazioni che le aziende hanno su di me”.
Dite alla mamma di guardare Netflix
Ve lo ricordate The Social Dilemma, il documentario targato Netflix uscito nel 2020? Il film fornisce ottimi spunti per aiutare i boomer a capire come funzionano davvero i social. Come tutti i prodotti Netflix lo sceneggiato include colpi di scena e sensazionalismo, ma ciò che rende The Social Dilemma davvero originale è il fatto che, per la prima volta, a raccontare la natura e i meccanismi dei social non sono youtuber complottisti, bensì i grandi del tech provenienti dalla Silicon Valley, come Tim Kendall, ex dirigente Facebook e Pinterest.
Il documentario spiega come le grandi società di social media manipolano gli utenti, utilizzando algoritmi che incoraggiano la dipendenza dalle loro piattaforme. Ma cosa più importante mostra, in modo abbastanza accurato, come le piattaforme raccolgono dati personali per indirizzare gli utenti con annunci pubblicitari.
Non ci saranno spoiler, ma tutto il messaggio di The Social Dilemma è contenuto nella frase di Tristan Harris, ex di Google e co-fondatore del Center for Humane Technology, che vale la pena citare: “se non stai pagando per il prodotto, allora il prodotto sei tu .”