“Alexa, metti drim os californicaiscion dei red ot”.
Ci sono cascato anch’io. A parlare con la ‘famigerata’ assistente vocale di Amazon è mio figlio di 4 anni. E il suo rapporto con la vocina di Echo Show 5 è già un must a casa nostra. Le scenette tra i due sono da piegarsi dalle risate. Non tanto per le risposte di Alexa, ma per il suo modo di interagire con ‘lei’. Per lui è come se fosse una persona, magari una baby sitter a cui chiedere una canzoncina piuttosto che una storia. Pensate che l’altro giorno per sbaglio la chiamava ‘Elena’, come la sua maestra.
Ma facciamo un passo indietro. Come ci è finita Alexa nel mio salotto? Dopo mesi, forse anni, di ripromesse tra me e me stesso sull’acquisto di Alexa, finalmente nell’anno domini 2020 ho cliccato su Amazon. Il problema delle tempistiche non è solo mio, è una questione generazionale, anche se adoro cavalcare quell’onda. La mia non è certo una giustificazione ma è una presa di coscienza.
Siamo fatti così. Impazienti per alcune cose, quasi al limite dei kamikaze giapponesi durante la Seconda guerra mondiale, e lenti per altre, come i processori bradipi dei computer negli anni ’90. Colpa – anche se forse è un’accezione un po’ eccessiva – del fatto che ci accomodiamo a tutto. E il tempo a nostra disposizione è solo di 24 ore al giorno. Già! Vorremmo averne almeno 25 di ore ma poi comunque non basterebbero. Quindi il punto non è l’orologio di per sé, il punto è ciò che ci circonda: spesso interessante e spesso troppo.
Prima di comprare il mio assistente vocale però, da buon vecchio millennial, volevo paragonare le caratteristiche tecniche del maggior numero di dispositivi possibile. L’idea di vivere lontano dal delicato equilibrio che comunemente definiamo «qualità – prezzo» non mi garba tanto.
E anche qui non è questione di quattrini, sempre troppo pochi comunque, né di spilorceria. È che noi della net generation pretendiamo – anche se alla fine poi accettiamo tutto e ci adattiamo a quello che arriva – performance elevate, innovative, rispettose dell’ambiente, ma a costi contenuti. Siamo quelli che prima di comprare studiano, possibilmente chiedono pareri e cercano conforto nelle valutazioni in rete. Nelle stelle assegnate ai prodotti dagli utenti.
Dedichiamo decine di minuti a leggere le recensioni sotto ogni prodotto. Domande e risposte che ci portano via tempo. Chissà quante ore complessivamente in un anno? Forse giornate intere, se sommassimo minuto per minuto quei momenti. E così è stato anche per l’acquisto del mio apparecchietto per Alexa.
Echo Studio, Echo Show, 5, 8, 10, Echo Dot, ma di quale generazione? Insomma, dopo tanto valutare alla fine la decisione è stata guidata dalla disponibilità del prodotto. Echo Show 5 perché rispetto all’8, con Prime arrivava parecchio prima. Stando alle recensioni, tra i due c’è un bel balzo di qualità, ma complice gli sconti del Black friday, l’8 non arrivava prima di Natale, e forse anche per il 2021.
Così, ora c’è lei, Alexa, nel mio salotto. Voglio scoprire quali saranno i benefici e le soluzioni che offrirà all’interno di una casa abitata da due genitori millennial con i loro due figli piccoli. E, chiaramente, l’altra faccia della medaglia. Vi terrò aggiornati sull’evoluzioni di questa nuova presenza accanto al mio televisore in sala. Passerà inosservata? O con il passare del tempo diventerà indispensabile come lo smartphone che adesso ho in tasca? Staremo a vedere.
Alla prossima!
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