Se l’epidemia di Covid-19 ha dato un segnale forte al mondo della comunicazione, è che i canali audio sono più vivi e forti che mai. L’utilizzo di podcast, radio, visual radio e assistenti vocali è letteralmente esploso durante il lockdown e si è rinnovata l’attenzione per un mondo che è troppo spesso poco valutato dai marketing manager.
Eppure per un brand, sempre più in lotta per l’attenzione degli utenti e dei pubblici, l’audio rappresenta una risorsa importante che va sfruttata con piena consapevolezza.
Per farlo è necessario impostare una strategia audio digitale (o digital audio strategy) capace di integrarsi con le strategie più generali e creare attenzione, attrazione e fidelizzazione dei pubblici.
Parlare di digital audio strategy significa porsi obiettivi concreti e misurabili, ragionare sui canali (radio, web radio, radio app, skill Alexa, Podcast sulle piattaforme da Spotify e iTunes in giù) capire come i contenuti già in possesso del brand siano declinabili su questi media e quali contenuti proporre e produrre in formato originale.
Si è fatto, per esempio, un gran parlare di podcast in questi mesi: uno degli strumenti più noti della prima internet che ora trova il suo compimento. Ma creare un podcast è una operazione che richiede attenzione, esperienza e capacità di integrazione nelle strategie: in questo 22HBG, grazie alla sua esperienza con brand quali Giuffré Editore, Goodfellas di Antonio Gerardi, Il Sole 24 Ore, Widom e la tecnologia radiofonica (con partner del calibro di RDS, RTL, Elenos) è il partner ideale per qualificare una strategia audio digitale capace di essere efficiente in termini di costo ed efficace in termini di performance.
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