Facebook è morto, ucciso da vecchi che perfino nei bar erano disprezzati

6 Dicembre 2018
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A me hanno sempre fatto ridere quelli che scrivono “caXXo” mettendoci le X. Come se, nel 2018, la volgarità consistesse nello scrivere “cazzo”. Volgare è picchiare una donna, rubare o, se proprio proprio, scaccolarsi in pubblico. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di fare il punto sulla guerra generazionale – e culturale – che silenziosamente viene combattuta sui social. E che di certo almeno una vittima l’ha già fatta: Facebook è morto.

 

Il 1963 fu un anno straordinario per l’advertising. Per la prima volta nella storia, Pepsi scalzava dall’assoluto primato globale Coca-Cola. Come fece? Impostando tutta la sua comunicazione su un solo principio: la Coca-Cola è roba da vecchi, noi siamo il futuro, i giovani, la speranza!
BOOOM! Pepsi mette la freccia e sorpassa quei vecchi rincoglioniti dei cocacolari!

Al ’68 mancavano ancora 5 anni e qualcosa mi suggerisce che (anche) questa campagna contribuì a creare quel bordello socio-culturale che si attivò di lì a un lustro.

Poi Coca-Cola (con grande calma) reagirà, ma intanto la storia era stata fatta. Tutto ciò accadeva 55 anni fa e sono convinto che ad avere tempo e un po’ di palle, potremmo reperire infiniti casi come questo, nel corso dell’intera storia umana.

Ma noi, che non abbiamo ne’ tempo ne’ forza testicolare, ci limiteremo a registrare un fatto: oggi sui social esiste una guerra generazionale che io trovo corretto appoggiare e fomentare. Se Facebook è morto solo una guerriglia di esseri veramente vivi può resuscitarlo. Auspico quindi una “pulizia kontatti” universale che porti ad un modo migliore e più utile di stare sui social.

 

La questione è molto semplice: oggi l’internet è manicheamente diviso in due: il Facebook è morto perché sempre più appannaggio degli ultra cinquantenni. Si sono trovati per le mani uno strumento molto potente e, non essendo assolutamente in grado di gestirlo e capirlo, hanno iniziato a distruggerlo. Inconsapevolmente e inesorabilmente.
E l’Instagram, che invece è il regno dei teenager e di chi meglio capisce come funziona il social-web.

A ben vedere tale suddivisione risulta pure comoda. Per chi ha necessità di profilare e pubblicizzare – ad esempio – è perfetta! Se devi vendere le dentiere vai su FB, se devi vendere i monopattini apri IG! Ma la guerra? Esistono vari scenari in cui va in scena, ma il mio preferito è il gruppo FB Amicizie tra i nati negli anni ’50.

Gruppo nato e fondato da 60enni gaudenti e buongiornissimi, coloro ai quali piace augurare il buongiorno a tutti, taggando centinaia di persone in schifose immagini di cuccioli, prati in fiore e tazze di caffè…fondato da costoro per creare un’oasi di istupidita socialità, da qualche tempo è invaso da giovani di ogni ordine e grado, che si recano su questo gruppo solo per sfottere, irridere e anche offendere gli ingenui, originari iscritti.

Gli anziani vanno sicuramente rispettati, ma io non riesco a farlo quando li vedo invadere i social, impestandoli con i loro pareri noiosi, con la loro morale da catechismo anni ’60 e con la loro visione della vita merdosamente e pericolosamente naif.

Gli sberleffi vanno dal classico “Vecchi, oggi chi si è rotto il femore?” a richiami costanti al “cuggino nella polizia postale”. Si può assistere a esilaranti infamate sul viscidume maschile diffuso, oppure contro una pratica oggi molto popolare soprattutto su Fb (e che, ahimè, è strettamente correlata alle fake news). Detta pratica prevede che si prenda la foto di una persona molto famosa (ma, se tanto mi dà tanto, non per tutti…) e la si accompagni a una didascalia palesemente falsa. Il divertimento sta poi nell’andarsi a leggere i commenti dei tardoni, che del tutto avulsi dalla realtà, discutono, si indignano e ripostano notizie inesistenti.

 

Se nel suo complesso Facebook è morto, la vita di questo gruppo è garantita soltanto dai continui post di giovani che ivi si recano giusto per sfottere i paladini della social-gerontocrazia. Manco a dirlo, in assoluta e ottusa coerenza col nostro discorso, una larga parte dei nostri amici tardoni lotta e combatte tali giovani a colpi di post e insulti sgraziati e improponibili (anche l’insulto necessita di un suo stile e di una sua estetica, che credete!), non facendo altro che comprovare ulteriormente l’incapacità di comprendere le realtà social. Sarebbero bastate una pernacchia e un po’ di autoironia, quando all’inizio sono apparsi i primi giovani insultanti, e tutto si sarebbe risolto in nulla, ma gli ottuagenari hanno orgoglio e scuole della vita da esibire e far valere, quindi è iniziato il delirio.

 

 

Gli anziani vanno rispettati. Ma come qualsiasi altro gruppo umano a questo mondo, vanno rispettati fino a che non iniziano a diventare invasivi e cacacarote.

Finché guardavano i cantieri io li rispettavo, da quando si sono auto-convinti che FB è lo strumento che, per la prima volta nella loro vita, dà loro una voce, e che questo è IMPORTANTE (?), li vedo sempre più come un esercito di zombie, che piano piano, ma inesorabilmente, avanza e che, avanzando, devasta tutto ciò che incontra sul proprio cammino.

L’Umberto Eco ci era andato vicino, ma mancò il punto: Facebook ha dato voce a plotoni di idioti che una volta restavano confinati ai bar, indubbiamente. Ma io vorrei spingermi un poco oltre: ha dato voce anche a quella sconfinata umanità – talmente emarginata e repressa – che manco nei bar è mai stata accettata.
Oggi si ritrovano tutti qui, gli inascoltati dalla vita, i falliti seriali, quelli che da sempre sono stati confinati nelle quattro mura di pareti o uffici e a cui mai nessuno ha prestato orecchio. Oggi sono TUTTI sui social e s’illudono di essere ascoltati. Per la prima volta in vita loro, fb li ha convinti che il loro discutibilissimo pensiero possa essere visto, letto, considerato.

In questa rubrica analizzeremo tutte le situazioni in cui quelle persone attempate che piantonano il Facebook…finiscono per guastarne le potenzialità originarie.

Facebook è morto e voi avete rotto il caXXo.

 

E ora che sai che Facebook è morto, sprofonda in un decoroso lutto e LEGGI ANCHE:

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