«Vuoi guadagnare velocemente? Chiedimi come». No, non lo fare. È money mule

19 Dicembre 2020
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In questo periodo di crisi conseguente alla pandemia da coronavirus, tra persone che hanno perso il lavoro, quelle che non sono più riuscite a trovarne uno e coloro che non lo hanno mai avuto, le organizzazioni criminali hanno incrementato la ricerca di muli.

No, non hanno dirottato il business sull’allevamento di equini, parlo del cosiddetto “money muling”, fenomeno che esiste da tempo, ma di cui la rete e in particolare i social network hanno reso più semplice la fase di reclutamento, anche fra persone giovanissime.

Di money muling si occupano l’Europol, i Servizi segreti americani e l’FBI, nel mondo anglosassone se ne parla da tempo e la BBC ha dedicato al tema numerosi servizi di denuncia e informativi. Anche in Italia esiste e i muli vengono chiamati comunemente spalloni. È della scorsa estate la notizia di una mega inchiesta della Polizia postale ligure che ha sgominato un gruppo criminale italo-romeno con un volume d’affari di circa 20 milioni di euro annui.

Cosa sono i money mule?

Sono praticamente certa che almeno una volta nella vita vi siate imbattuti in annunci del tipo: «Vuoi guadagnare velocemente? Chiedimi come!».

Se non si tratta di marketing multilivello, potrebbe trattarsi verosimilmente di qualcuno che cerca money mule. In sostanza si tratta di una persona che con più o meno consapevolezza si presta a ricevere denaro sul proprio conto e trasferirlo ad altri, dietro indicazioni di terzi.

«Le transazioni sono di importi limitati per non destare sospetti. È possibile accorgersene solo andando a vedere la movimentazione dei clienti implicati e l’origine dei bonifici ma, purtroppo, se si tratta di bonifici italiani, difficilmente i software di monitoraggio producono degli alert, ecco perché è così complicato rintracciare le persone coinvolte», come mi spiega Andrea Danielli, ex Banca d’Italia, ora a capo di una società che sviluppa software per l’antiriciclaggio.

La maggior parte del denaro trasferito dai money mule è associata ad attività criminali come il furto, il commercio di droga, la criminalità informatica, l’appropriazione indebita, il riciclaggio di denaro, il rapimento, fino al finanziamento di atti terroristici.

In ambito criminale vengono definite muli tutte le persone che si prestano a fare trasbordi – che siano di soldi (se si parla di droga, il termine utilizzato per identificarle è corrieri) – riconducibili alle organizzazioni criminali solo per il servizio che svolgono, e perciò facilmente sacrificabili.

I recruiter, noti come “herder” (pastori), offrono un generoso e rapido ritorno per quello che sembra essere un processo semplice e – non a caso – si orientano verso bersagli facili come persone disoccupate, studenti (sia delle scuole superiori che universitari), lavoratori migranti, e in generale chi si trova in difficoltà economiche, a cui vengono promesse “commissioni” molto alte per avere messo a disposizione i propri conti correnti per il trasferimenti di denaro.

 

Money mule, non facciamoci fregare!

Nessun lavoro permette di guadagnare legalmente tantissimo denaro in pochissimo tempo, soprattutto quelli dove non sono richieste competenza ed esperienza. Il denaro facile è sempre uno specchietto per le allodole e deve farci sorgere il dubbio che si tratti di una fregatura, che potrebbe avere ripercussioni molto pesanti sulla nostra vita (chiusura del conto corrente, impossibilità di stipulare nuovi contratti, sanzioni pecuniarie, carcere con accusa di complicità in reato di riciclaggio): non bisogna dare credito ad annunci sui social, né tantomeno a chi ci contatta tramite messaggistica privata.

Gli herder utilizzano tattiche di convincimento per indurre il/la potenziale money mule a collaborare: «Spesso mascherano i trasferimenti con la scusa che dall’estero i bonifici sono più cari e che il ruolo del “dipendente” consiste nel corrispondere le buste paga. Gli herder inviano un unico bonifico che il mulo divide tra più beneficiari», mi spiega ancora Danielli.

Un ulteriore problema di tracciamento di tali operazioni è che adesso si usano app per la movimentazione di denaro come per esempio Cash App, Venmo, Zelle e PayPal.

Oltre a ciò, mai prendere in considerazione le email provenienti da account sospetti e scritte in una lingua sgrammaticata nelle quali ci vengono chiesti dati personali come gli estremi della carta di credito e/o del conto corrente.

Forse col coronavirus quest’ultima opzione è più rara e in generale il contatto di persona è meno frequente per evitare rapporti diretti, ma ci sono anche adescamenti per strada, quindi bisogna prestare la massima attenzione sia online che offline.

 

Diamo retta a Emma

Arrivata alla sua quinta edizione nel 2019, Emma è la European Money Mules Action, ossia una campagna di sensibilizzazione e prevenzione volta a evitare che nuove persone vengano coinvolte in crimini di questo tipo.

Lo scorso anno – tra settembre e novembre – come si legge sul sito dell’Ufficio Europeo di Polizia, Europol, che la coordina – è servita «a identificare 3.833 money mule insieme a 386 herder, di cui 228 sono stati arrestati. Sono state avviate 1025 indagini penali, molte delle quali sono ancora in corso. Più di 650 banche, 17 associazioni bancarie e altre istituzioni finanziarie hanno contribuito a segnalare 7.520 transazioni fraudolente di cambiavalute, evitando una perdita totale di 12,9 milioni di euro.»

Secondo Europol l’ignoranza non è una scusa: il denaro facile è denaro a rischio.

 

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