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Osservatorio Musk: episodio 1

22 Febbraio 2023
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Pronti a partire con l’osservatorio Musk? Iniziamo questa nuova rubrica dedicata al nostro eroe egomaniaco con una bella sfilza di notizie.

1. COME MODIFICARE L’ALGORITMO PERCHÉ TI DIA SEMPRE RAGIONE

Ok, questa notizia ha ormai fatto scalpore in lungo e in largo, ma se siete Boomer che ascoltate le imbarazzanti sezioni tecnologia dei TG, o Millennial squattrinati che leggono solo le cinque righe degli articoli non riservate agli abbonati, questo approfondimento fa per voi.

Piccolo antefatto, apparentemente senza collegamenti con questa notizia. Il 13 febbraio è andato in scena il grande evento del Super Bowl americano. Per chi non lo conosce, si tratta della summa di muscolosi statunitensi che si scontrano l’uno contro l’altro. E con una palla che capita di tanto in tanto. Questo seguitissimo e quasi santificato appuntamento sportivo americano è ovviamente terreno d’oro per i social, con personaggi più o meno famosi che ci tengono a segnalare per chi tiferanno.

A quanto pare, secondo la ricostruzione dei due giornalisti Casey Newton e Zoe Schiffer, la colpa sarebbe nientepopodimeno che del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Un Biden “colpevole” di aver twittato a favore dei Philadelphia Eagles e aver raggiunto ben 29 milioni di utenti. Il buon Elon, che sicuramente si sente superiore a codeste limitate personalità pubbliche, ha raggiunto con un tweet simile appena 9,1 milioni di utenti. E questa cosa deve averlo mandato fuori di testa.

Ora, una persona normale, anche se miliardaria, se ne farebbe una ragione. A parte il fatto che arrivare dietro il Presidente degli Stati Uniti non è proprio un secondo posto alla gara della salsiccia, in una piattaforma dove l’engagement viene determinato da un algoritmo che tiene conto di molteplici fattori, è un fatto piuttosto normale. Ma a Elon Musk questo non deve essere sembrato giusto. La piattaforma è sua e quindi le regole devono valere solo per i comuni utenti, presidenti o meno che siano. Poche ore dopo, un cuggino di Musk che lo aiuta a gestire l’azienda (non sto scherzando) ha cercato di reclutare all’interno della chat dei dipendenti di Twitter tutti quelli che avessero dimestichezza con dashboard e scrittura di codice, per un lavoro urgente. Tutti gli interessati avrebbero dovuto mettere il pollicione su e sarebbero stati assoldati per questo misterioso compito (continuate a non ridere).

In poche parole, la soluzione prospettata e messa in atto dagli ingegneri di Twitter è stata, semplificando, quella di togliere i filtri a tutti i contenuti postati da Musk. Questo gli ha permesso di aggirare l’algoritmo che mostra contenuti correlati e di interesse all’utente. Diventando di conseguenza un dirigibile Goodyear digitale che appare sui nostri schermi. Sì, perché la cosa è saltata fuori dopo le migliaia di segnalazioni di utenti che, il giorno dopo, si sono ritrovati gli sproloqui del buon Elon sul Feed. Utenti che, tra l’altro, non lo seguono nemmeno. Musk stesso ha ammesso tranquillamente la cosa, pubblicando la sua versione umoristica di quello che si aspetta dalla sua piattaforma in un Tweet apposito (che potete vedere in fondo al paragrafo).

Insomma, dopo aver acquistato con grandi fatiche l’uccellino cinguettante, aver parlato di manipolazione e fine della dittatura delle informazioni, aver rilasciato dalla galera digitale Donald Trump e messo cuggini e lavandini in tutti gli uffici, il buon Elon ci è cascato e ha deciso di virare verso un software modello Kim Jong-Un. Da più parti si sono levate proteste per l’uso potenzialmente manipolatorio che il magnate può fare della piattaforma e le conseguenze non sono ancora ben chiare. Quello che rimane chiaro è che l’osservatorio Musk, di questo passo, continuerà a produrre episodi a iosa.

2. RICAVI PUBBLICITARI IN CALO PER TWITTER, NONOSTANTE LA RIABILITAZIONE DEI MESSAGGI DI ODIO

Anche dal punto di vista economico Twitter non se la passa proprio benissimo. Secondo i dati, la piattaforma ha chiuso l’ultimo trimestre del 2022 con una perdita dei ricavi del 35%. Naturalmente non sono dati pubblici, dato che la piattaforma musk style non pubblica più i dati dei suoi ricavi, ma le informazioni estrapolate non mentono. Da quando il magnate ha preso possesso di Twitter, i soldi hanno cominciato a calare. A cosa è dovuto questo caso? Alle mancate entrate pubblicitarie. Oltre 500 inserzionisti di Twitter hanno smesso di investire sulla piattaforma dal cambio di proprietà.

Inoltre, secondo l’American Press Institute, il 67% di 50 testate giornalistiche americane non intende pagare la mitica spunta di account verificato a Twitter. E il 20,5% di queste testate ha dichiarato che lo utilizzerà di meno come strumento. Da questo deriverebbe anche la decisione controversa di Musk di riabilitare diversi account che la precedente amministrazione aveva chiuso per hate speech. 

Secondo la ricerca del Center for Countering Digital Hate, infatti, Musk avrebbe riabilitato una decina tra i più remunerativi account prima disabilitati, essenzialmente violenti e complottisti, ma saturi di entrate pubblicitarie grazie agli adv campeggianti sui loro contenuti (tra cui Amazon, NFL e Apple TV). L’odio genera odio, ma soprattutto soldi e quindi si può chiaramente soprassedere sulle questioni etiche… basterà?

3. “COME TI SOLARIZZO IL SAHARA” SECONDO ELON MUSK

L’ultima chicca non c’entra con Twitter, ma dimostra l’amore del buon Elon per i progetti enormi (e poco realizzabili). Il magnate ha infatti ritwittato il contenuto dell’account @Rainmaker1973, famoso profilo dedicato alle curiosità scientifiche, in merito al deserto del Sahara. Il tweet dichiarava come con l’1% della superficie del deserto coperta da pannelli solari si potesse soddisfare l’intera domanda globale di energia. Musk ha pensato bene di aggiungere il suo brillante commento affermando che: “La quantità di energia solare ricevuta dalla Terra potrebbe alimentare una civiltà oltre cento volte più grande della nostra!”

Lasciando perdere cosa intende il buon Elon con “civiltà più grande”, la questione è abbastanza sul tono della propaganda. Senza entrare troppo nei dettagli sull’infallibilità dell’impresa, elencati in questo articolo a cura della Commissione Europea e che includono cosucce come “guerre, spostamenti di popolazione, instabilità politiche, problema delle tempeste di sabbia, manutenzione e migliaia e migliaia di chilometri di infrastrutture”, la cosa sa molto di utilitarismo. Quale azienda possiede Musk che “casualmente” produce auto elettriche ma, anche e soprattutto, batterie e accumulatori? Ecco, diciamo che la puzza del conflitto di interessi si può sentire anche senza essere nel deserto del Sahara. In più si rischia di ribadire due tristi verità. Da una parte che siamo ben lungi dal risolvere i nostri problemi energetici, e questo lo sappiamo. Dall’altra che un mondo fatto di Tesla potrebbe persino essere peggio di un mondo fatto di Panda… e questo lo temiamo.

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