Nuovo capitolo della saga che promette di essere più lunga (e meno noiosa) di quella di Star Wars. Molte notizie sul beniamino dell’Osservatorio Musk sono giunte alle nostre orecchie e allora eccole raggruppate per voi affezionati lettori.
Twitter paragona la radio pubblica degli USA a un media di regime
Continuano le polemiche tra Elon Musk e qualsiasi cosa non sia Elon Musk. A farne le spese, questa volta, è la NPR (National Public Radio), l’azienda dietro al servizio di radio pubblica degli Stati Uniti. Improvvisamente e inaspettatamente, il suo profilo ufficiale è stato etichettato come “media affiliato ad un governo”, una tipologia di etichetta che Twitter affibbia ai media soggetti a un forte controllo da parte di stati autoritari o non perfettamente democratici (ad esempio “Russia Today”).
Non ci sarebbe nulla di male in questa definizione, tesa a garantire una certa trasparenza per gli utenti che si approcciano alle notizie. Il problema però riguarda proprio la NPR e le linee guida stesse di Twitter. Sì, perché c’è stata una misteriosa modifica a queste ultime, che indicavano come esempi “virtuosi” di media non appartenenti a questa malvagia categoria la BBC… e la NPR!
Trovandosi esclusa dai media democratici e finita nel calderone di quelli di regime, la NPR ha protestato vivacemente, ottenendo una rettifica da Twitter. Il problema però sta nel fatto che l’etichetta è diventata “media finanziato dal governo”, come se fosse una cosa di dubbia moralità che esistano degli organi di informazione che non sono proprietà di qualche miliardario.
Anche la BBC è finita nella stessa categoria e ha reagito dichiarando che non pubblicherà più nulla su Twitter fino alla rimozione dell’etichetta. Amaro il commento del CEO di NPR Bobby Allyn, che ha dichiarato come meno dell’1% del budget operativo annuale provenga da fondi governativi. In più, un’azienda come Tesla, con miliardi di dollari in sovvenzioni governative, non possiede etichette del genere. Una soluzione però ci sarebbe: far comprare a Elon Musk la NPR e farla diventare parte della sua “galassia democratica”…
La strategia di Elon Musk: far discutere per non far riflettere
Il nostro paladino dell’Osservatorio Musk ci ha abituato, negli anni, a ogni sorta di dichiarazione stramba e ondivaga. C’è però da fare i complimenti al nostro patron per la perseveranza con la quale porta avanti certe idee. Una di queste, che certo non verrà annoverata tra i grandi meriti dell’uomo, è la sparizione della “W” da Twitter.
Il 9 aprile 2022, poco prima di formulare la sua proposta di acquisto di 44 miliardi per Twitter, Musk aveva pubblicato, e in seguito cancellato, un sondaggio per chiedere ai follower se cancellare o meno la “W” di Twitter. Al netto dell’importanza di questa presa di posizione degna di Change.org, al magnate dev’essere rimasto il pallino, perché a distanza di molti mesi e con un Twitter in più nel portafoglio, l’ha fatto davvero. Il 10 aprile ha infatti pubblicato la foto del quartier generale di Twitter e dell’insegna all’esterno, con la “W” pitturata di bianco.
Se vi chiederete il perché di questa trovata, dovete sapere che a San Francisco la legge vieta di modificare i nomi delle insegne fuori dalle sedi di rappresentanza. Da qui la rozza scolorinata. Peccato che “Titter”, che in inglese significa qualcosa come “sghignazzare in maniera scomposta”, ha un’assonanza con due curve del corpo femminile che potete ben immaginare.
La cosa ha scatenato una ridda di commenti indignati, ma questo non ha fermato il buon Musk. A stretto giro di Tweet ha infatti cambiato improvvisamente il nome del suo profilo in “Harry Bolz”. Il personaggio è inventato ma, a detta della maggior parte degli utenti, ha un’assonanza fonetica con due parole simili che trattano dei sacri pendenti. La giustificazione di Musk è stata poi la ciliegina sulla torta. Il magnate ha spiegato di aver cambiato nome per dimostrare che con Twitter, acquistando la spunta blu, le aziende possono cambiare nome senza perdere la stessa spunta di verifica, cosa che a suo dire dissuaderebbe gli impostori dal compiere delle frodi.
Tutto questo e molto altro, a detta degli analisti meno twitterari ma più interessati ai conti aziendali, servirebbe a distrarre dalla difficile situazione dell’azienda. Tra tagli di personale, fuga dei capitali e degli inserzionisti, Twitter non sembrerebbe rifulgere di luce propria come si augurava Musk.
Sarà, ma visto il suo modo di dimostrare le cose, nel dubbio spero non compri mai un’azienda di pompe funebri.
Musk ha così paura dell’AI che ne vuole una sua
Della moratoria contro ChatGPT e lo sviluppo dell’AI ne abbiamo già parlato diffusamente. Aveva fatto scalpore il nome del paladino dell’Osservatorio Musk in cima alla lista dei firmatari. Erano anche sorti subito dei dubbi sulle reali intenzioni del magnate, tanto più che OpenAI, la proprietaria della celebre AI, era un suo acquisto decisamente andato a male. Ora però i dubbi sono scomparsi perché, a poche settimana dall’annuncio sulle “AI fine di mondo” (Peter Sellers si rivolterà nella tomba), Musk ha pensato bene di creare un’altra azienda.
E cosa farà questa azienda? Svilupperà un razzo spaziale ancora più grande e che magari deciderà pure di decollare? Forgerà un accendino della stessa forma di quel razzo in grado di flambare la tua crema catalana? Nient’affatto, il suo progetto sarà creare un’AI.
È stata infatti fondata la X.AI Corp, che avrà il compito di progettare quella che lo stesso Musk ha chiamato “TruthGPT”. La nuova AI avrà il compito di “ricercare la verità e aiutarci a capire la natura dell’universo”. Al netto di questo obiettivo alla Superquark, Musk ha anche detto la sua sull’ovvia considerazione che si può fare di uno che grida al lupo e poi ne crea un allevamento.
Secondo il buon Elon, infatti, la sua AI non dovrebbe essere un problema per la sicurezza dell’umanità. Dato il suo nobile scopo, “è improbabile che decida di annientare gli esseri umani, perché siamo una parte interessante dell’universo”. Queste considerazioni profonde, un misto tra esoterismo e frasi che trovate nei biscotti cinesi, nascondono il solo e vero scopo del protagonista dell’Osservatorio Musk: investimento. Il treno AI corre per tutti e per uno che ci ha creduto fin dall’inizio, ma ha mollato sul più bello, rimanere indietro definitivamente potrebbe essere un gran problema. Persino per l’uomo che si porta il lavandino da casa.