Smart city: i millennial ferraresi si faranno il loro Google come a Glasgow

24 Maggio 2019
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Nella città degli Este si fanno le pratiche per diventare smart city. I millennial e la Gen Z saranno i veri protagonisti

Ferrara nel 2029 sarà una vera smart city, con i droni che saranno i nuovi taxi, la statua di Savonarola che si animerà all’improvviso per condurre i turisti alla scoperta della città, mentre a scuola si impareranno 110 mestieri che oggi non esistono.

Quando si parla di futuro a volte si fa spesso la famosa supercazzola prematurata del film Amici miei, però sognare è sempre bello. E, se si sogna a occhi aperti nel bel palazzo della Camera di Commercio di Ferrara, proprio di fronte al castello estense, alla fine si finisce per crederci davvero.

Così se anche se tutto quello che avete appena letto non si realizzerà, il convegno Ferrara Città del Futuro realizzato il 23 maggio con il patrocinio del Consorzio Ferrara Smart City, ha aperto molte finestre sul domani delle città intelligenti.

La pratica è nelle mani dei trentenni di oggi. Che non solo devono prendere in mano questioni ambientali, di welfare, e di contrasto al capitalismo predatorio dei Big tech (Facebook, Amazon, Google ecc) ma devono anche coinvolgere e farsi coinvolgere dal pensiero dei più giovani.

«A Glasgow, dove sono appena stato a studiare, Google non lo usano più», dice Giovanni, 19 anni, che sale su questo palco. «C’è un portale cittadino molto più utile perché fatto da quelli che conoscono la città. Un portale che ti accoglie in stazione e ti porta dentro il tessuto cittadino, ai suoi servizi, ai suoi divertimenti alle sue tradizioni».

A chiamare Giovanni sul palco è uno degli organizzatori di questo viaggio che parte dall’heritage estense e arriva al distretto tecnologico della Reno Valley. È Gianluca Busi, di 22hbg ed Elenos, presìdi hi tech che prosperano tra il Po e il Reno.

Busi è riuscito a chiamare a raccolta 122 partecipanti e 65 aziende e 16 relatori. Tra i quali c’erano dirigenti di Bosch, politici, avvocati esperti in privacy, capi delle compagnie di Taxi e rappresentanti dei media che studiano le smart city. Oltre al thinkfluencer Rudy Bandiera che ha dato dimostrazione, ridendoci sopra, di quanto la realtà della popolazione smart stia seriamente superando la fantasia.

La sfida è complessa ma non è opzionale. Il messaggio è: che i millennial imprenditori si mettano subito al lavoro. Possibilmente prima che arrivino loro, i Big tech a dirci che cosa fare, come mangiare, dove dormire e come divertirci nelle nostre città. Un esempio: vi sembra giusto che da qualcuno da Mountain View, in California ci dica che strade dobbiamo percorrere nelle nostre città?

Riappropriarsi del territorio, riprendere il controllo dei propri dati perché siano usati dalla città e non solo dal marketing web che da anni specula sul concetto di smart city con lo scopo di disegnare il nostro profilo e venderci qualsiasi cosa e qualsiasi servizio. Senza però pagare le tasse in Italia. Eddai, su, facciamo qualcosa!

Dalla smart city allo smart dress: una visita alla mostra Boldini e la Moda, giunta ai suoi ultimi giorni (termine: 2 giugno 2019) ha chiuso una “smart giornata” tra il passato glorioso e il futuro radioso (si spera) di una delle città più charmant d’Italia.

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